Lunedì, 23 maggio 2022
1 – Un mese decisivo per il pontificato di Papa Francesco
2 – Il rifiuto del Papa di condannare Putin suscita un dibattito nella Chiesa cattolica
3 – La catastrofe alimentare imminente
4 – Il disagio post-Covid tra gli studenti
5 – L'arcivescovo Ulrich dovrebbe preoccuparsi? Breve storia della sua nuova arcidiocesi
1 – Un mese decisivo per il pontificato di Papa Francesco
“Le prossime settimane saranno decisive per il pontificato di papa Francesco”, scrive Francesco Boezi sul quotidiano Il Giornale, notando che il Pontefice dovrà affrontare “due dossier centrali”. Uno riguarda l'Ucraina, per la quale dovrà decidere cosa fare. Visto che la porta verso un viaggio in Russia sembra essere chiusa, una visita in Ucraina potrebbe essere complicata. Nel frattempo, ha inviato l'arcivescovo Gallagher, il suo “Ministro degli Esteri”, ma il giornalista si chiede “qual è la strada che il Vaticano preferirebbe per il raggiungimento della pace”. In Italia, è all'ordine del giorno la questione della successione del cardinal Bassetti. La Conferenza Episcopale si riunirà presto per designare il suo nuovo leader, e per farlo dovrà sottoporre al Pontefice una lista di tre nominativi. Non è un scelta di poco conto, visto che la Chiesa italiana “è ventilata quale possibile protagonista del futuro Conclave”. Se “l'ipotesi che il ministero petrino possa essere di nuovo svolto da un ecclesiastico italiano continua a circolare”, la scelta del nuovo presidente della CEI potrebbe implicare “la visione per il futuro della Chiesa italiana, ma anche inevitabilmente un percorso che può essere intrapreso non solo dal Vaticano, ma da tutta la Chiesa universale”.
Il Giornale, italiano
2 – Il rifiuto del Papa di condannare Putin suscita un dibattito nella Chiesa cattolica
Se Papa Francesco non ha smesso di evocare la sofferenza degli Ucraini, ha “vistosamente” evitato di condannare Vladimir Putin, sottolineano i giornalisti Chico Harlan e Stefano Pitrelli sul Washington Post. Il Pontefice ha perfino preso le difese della Russia in un'intervista recente rilasciata al Corriere della Sera, riferendosi all'“abbaiare della NATO alle porte di Mosca”. L'equilibrio che sta perseguendo ha “suscitato un dibattito” all'interno della Chiesa su come dovrebbe agire di fronte al conflitto. Thomas Bremer, dell'Università di Münster, crede ad esempio che quello che il Papa sta facendo “non sia abbastanza”, e che considerando la gravità della situazione non dovrebbe agire come ha fatto “sei mesi fa”. L'ex guida de L'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, non esita a paragonarlo a Papa Pio XII e ricorda che anche il suo predecessore è stato criticato per aver mantenuto il silenzio. “Non sta agendo né come Putin, chiamando nazisti gli altri, né come Biden, dicendo che Putin dovrebbe andarsene”, afferma il biografo di Francesco, Marco Politi. John Allen di Crux sottolinea che dal punto di vista del Vaticano poche cose contano più della “ricerca dell'unità” tra la Chiese cattolica e quella ortodossa da parte del Pontefice.
Washington Post, inglese
3 – La catastrofe alimentare imminente
Negli ultimi mesi, Papa Francesco ha spesso messo in guardia sul rischio di una grave crisi alimentare. La guerra in Ucraina potrebbe andare ben oltre il territorio di quel Paese, afferma un articolo di The Economist, che ricorda come Ucraina e Russia insieme forniscano il 12% delle calorie commerciate sui mercati internazionali. La siccità in India e nel Corno d'Africa e il ritardo delle piogge in Cina, Francia e Stati Uniti suggeriscono il peggio. Le Nazioni Unite stanno già lanciando l'allarme per cui 1,9 miliardi di persone sono a rischio di malnutrizione, e 250 milioni di carestia. Paesi che contano sul pane come principale risorsa alimentare potrebbero risentire enormemente della situazione. Mentre le colture ucraine marciscono nei silos, molti Paesi, come Kazakistan e Kuwait, hanno già annunciato restrizioni alimentari. Secondo il quotidiano britannnico, bisogna porre fine urgentemente al blocco del Mar Nero. “Sfamare un mondo fragile è una cosa che riguarda tutti”, conclude l'articolo.
The Economist, inglese
4 – Il disagio post-Covid tra gli studenti
Jonathan Malesic, docente in due università statunitensi, è allarmato per le conseguenze del periodo della pandemia, che sembra stia arrivando alla fine, sui suoi studenti, e cita assenteismo di massa e mancanza di coinvolgimento. Non è l'unico a rilevare questa situazione, spiega in un articolo di opinione sul The New York Times. Molti studenti, sostiene, si sono abituati all'allentamento in termini di partecipazione alle lezioni, e, cosa più seria, hanno perso buona parte della capacità di apprendimento. Il livello osservato sembrerebbe particolarmente basso, e l'autore ritiene che questa situazione sia legata alla perdita del contesto scolastico, che sarebbe educativo in sé per lo studente. A suo avviso, bisogna riscoprire i luoghi di incontro funzionali, perché l'istruzione è sempre una questione di rapporti. Da questo punto di vista, nota che all'Università di Dallas, ritenuta un'istituzione cattolica conservatrice, gli studenti non hanno mostrato lo stesso disagio post-Covid perché hanno riaperto le proprie strutture piuttosto presto.
The New York Times, inglese
5 – L'arcivescovo Ulrich dovrebbe preoccuparsi? Breve storia della sua nuova arcidiocesi
Il 23 maggio, l'arcivescovo Laurent Ulrich diventerà arcivescovo di Parigi, ponendo fine a vari mesi di instabilità iniziati con la rinuncia dell'arcivescovo Aupetit. È comunque tutta la storia dell'arcidiocesi, ricorda Katholisch.de, ad essere movimentata, visto che il primo vescovo e santo patrono, San Dionigi, morì a seguito di una persecuzione. Secondo la leggenda, dovette portare la sua testa dal monte dei martiri – Montmartre – alla basilica che oggi porta il suo nome. Venne poi San Marcello (morto nel 436), che durante il suo ministero venne costretto a domare un drago. Anni dopo, monsignor Le Clerc de Juigne dovette lasciare la Savoia durante la Rivoluzione Francese. Il vescovo de Belloy venne nominato da Napoleone e morì nell'esercizio delle sue funzioni nel 1808 a 98 anni, il che lo ha reso fino a tempi recenti il cardinale più anziano della storia. L'arcivescovo Denis Affre è stato un rivoluzionario, ha partecipato alla rivoluzione del 1848 ed è morto tra le barricate. Nel 1871, l'arcivescovo Georges Darboy venne martirizzato dai membri della Comune, che lo consideravano nemico del popolo. Da allora nessun arcivescovo è stato ucciso, e l'arcivescovo Ulrich “non deve più temere per la sua testa”, dice il sito tedesco. Dall'altro lato del Reno, tuttavia, si nota che l'arcivescovo di Parigi è destinato ad “essere il pastore di un gregge molto speciale”.
Katholisch.de, tedesco