Poiché Dio ha voluto e creato liberi i propri figli, niente ci viene mai imposto dall’Alto, anche se il Cielo sa orientare le nostre scelte (quelle buone come anche le cattive) a un fine di salvezza universale e, se lo accettiamo, anche particolare, nessuna costrizione si esercita su di noi da parte della Divinità nel corso della nostra esistenza.
Risulta anzi fonte di turbamento, per alcuni, constatare come nelle vite dei santi – a cominciare da quella di Nostra Signora – con quanta delicatezza viene sempre lasciata aperta una alternativa. L’anima può accettare l’offerta che le viene fatta, di solito quella di amare e di soffrire per salvare i peccatori e riparare le offese inferte all’Altissimo, in cambio di un’accresciuta gloria a venire… oppure può preferire una sorte più comune ma meno dolorosa a vista d’uomo.
Tutti incontriamo situazioni di questo tipo, anche se sul momento non sempre comprendiamo di trovarci a un crocevia maggiore e che la scelta da operare si rivelerà cruciale. È spesso solo a posteriori che lo si capisce.
Così nel 1885 Charles de Foucauld stava per impegnarsi in una vita tutta diversa da quella che poi sarebbe stata la sua, e chissà che cosa sarebbe stato di lui se non avesse deluso e scontentato la sua famiglia? A differenza di altri episodi della biografia del “fratello universale”, questo è poco conosciuto, forse perché Charles ne conservò un sentimento di vergogna e di tristezza.
Un uomo nuovo
Nella primavera del 1885, il visconte de Foucauld aveva 26 anni, l’età “di sistemarsi”, come si suol dire, cioè di sposarsi (il meglio possibile, preferibilmente, perché la fortuna famigliare aveva conosciuto dei rovesci, e dunque per vivere si sarebbe dovuto contare sulla dote della signorina, che i parenti speravano giungesse ricca e di buoni natali). Ora, al contrario di quanto avveniva per la sua famiglia, non era questa la considerazione che pulsava tra le tempie di Charles: i due anni passati sotto le mentite spoglie di un giudeo errante, durante i quali egli ha esplorato il Maghreb – tanto accanitamente chiuso agli Occidentali – lo avevano spogliato delle sue abitudini al comfort. Non era rimasto granché del giovane ufficiale gaudente e provocatore che le cronache – forse da lui stesso prodotte per poter lasciare l’esercito, che cominciava a stargli stretto – avrebbero allontanato per paura dello scandalo.
Era cambiato così tanto, fisicamente anzitutto, che nella caserma di Oran i suoi ex compagni di reggimento, sulle prime, neanche riuscirono a riconoscere nel ragazzo smagrito ed emaciato «il grosso padre Foucauld». E poi era cambiato moralmente: Charles avrebbe ritenuto più tardi che questo risultato fosse assai meno glorioso, ma non siamo obbligati a credergli perché, come tutti i santi, anche egli avrebbe avuto tendenza ad incupire il proprio passato descrivendovi colpe ben più gravi di quelle che poté commettere, fino a ritenersi uno dei peggiori peccatori della storia. Di fatto, anche qui, il pericolo, la solitudine, la povertà volontaria lo avevano già spogliato di una parte dell’“uomo vecchio” che era stato. Restava il suo tenace agnosticismo. Benché la fede dei musulmani frequentati nel corso della sua lunga avventura lo avesse toccato, al punto da avergli fatto pensare di convertirsi all’Islam, non aveva ritrovato il Dio della sua infanzia, quel Dio cristiano da cui si era allontanato in adolescenza. E questo lo dilaniava più di quanto sapesse dire. Quel che è sicuro, in ogni caso, è che Charles aveva intenzione di cambiare vita e di rinunciare alle sue maniere disimpegnate di un tempo. E quale mezzo migliore di emendarsi che convolare a giuste nozze?
Una donna molto pia
Già durante l’estate del 1884, di passaggio in Francia e soggiornando in famiglia, sembrava aver “prospettato” eventuali “partiti” passibili di considerazione, ma senza successo. Fu al suo ritorno ad Algeri, in ottobre, che fece la conoscenza di un ufficiale in pensione, il comandante Titre, appassionato di geografia, come Foucauld, e capo della sezione topografica. Vedovo e risposato, il comandante Titre viveva con la seconda moglie e la di lei figlia unica, nata dalla prima unione, Marie-Marguerite, di ventitré anni, molto fascinosa, colta, graziosa, dolce, intelligente e “artista”.
Forse quello voleva accasarla, e il visconte de Foucauld, titolato e reso celebre dal suo eroico periplo marocchino, gli pareva il genero ideale? Probabilmente, ma questi calcoli non interferirono col colpo di fulmine dei due giovani, i quali subito si innamorarono l’uno dell’altra. E tuttavia subito si espresse una differenza tra loro: nata in una famiglia protestante e cresciuta da un padre agnostico, Marie-Marguerite si era convertita al cattolicesimo. Era molto pia, fervente, e la sua fede aveva un posto considerevole nella sua vita quotidiana. Charles, da parte sua, non credeva più ed ebbe l’onestà di dirglielo quando, nel maggio 1885, le chiese la mano:
Si scatena un putiferio
La dichiarazione avrebbe segnato abbastanza Marie-Marguerite, al punto che questa se ne sarebbe ricordata ancora molti anni dopo. Non perché ne fosse rimasta sorpresa – de Foucauld non era certo l’unico uomo in quella condizione (molti uomini, nell’esercito come nella vita civile, avevano abbandonato ogni pratica religiosa, e alcuni maltrattavano le mogli praticanti, ridicolizzandole o denigrandole… e questo non sarebbe stato il caso della viscontina de Foucauld, Charles prese impegno in tal senso) –: come molte altre giovani dell’epoca, convinte di essere capaci con le preghiere, con l’esempio e coi sacrifici di ricondurre a Cristo il marito incredulo, Marie-Marguerite non si formalizzò. Al contrario, affermò con un tranquillo aplomb: «Sento che, mediante me, lei sarà convertito». Effettivamente le sue preghiere avrebbero giocato un ruolo, nella conversione di Charles, ma non per il destino che lei immaginava…
Con questa premessa e a tali condizioni, la ragazza disse sì e il comandante Titre si affrettò a esprimere la propria benedizione. Charles pensò dunque che questo matrimonio si sarebbe fatto, che fosse ormai questione di mesi e che bisognasse soltanto informare la propria famiglia – una semplice formalità. E su questo si sbagliava…
Quando, di ritorno in Francia alla fine dell’estate 1885, annunciò a casa il fidanzamento si scatenò un putiferio: i Titre sono protestanti, la famiglia è senza fortuna, la dote inesistente e, per colmo di abominio, il comandante ha sposato la propria amante in seconde nozze – tanto basta (e avanza) per squalificarli. Neanche una parola sulle reali qualità del cuore e dell’anima della giovane; non interessano a nessuno. L’importante è che non viene da una famiglia “frequentabile”, e che non abbia un soldo – ovvero che ne abbia pochi. Così nessuno avrebbe ricevuto i de Foucauld, i loro figli sarebbero cresciuti come dei paria e sarebbero diventati tanto meno collocabili, matrimonialmente, quanto più sarebbe stato difficile fornirli di dote; i figli maschi, poi, siccome i genitori non potranno mandarli in buone scuole cattoliche, dovranno essere tirati su al liceo pubblico, come dei repubblicani e dei laicisti.
Quattro anni più tardi
Charles giunse poi alla maggiore età. Avrebbe potuto lasciar passare la tempesta, lasciar cadere gli argomenti speciosi, tornare ad Algeri e sposare la sua promessa. Ma non lo avrebbe fatto. Gli amari rimproveri della sorella, Marie de Blic, e della cugina (e confidente), la cara Marie de Bondy, lo avevano sconvolto. Non volle contristarle e, con una semplice lettera, avvertì i Titre della rottura del fidanzamento.
Marie-Marguerite non si sarebbe mai sposata, tanto più che non avrebbe dimenticato il giovane di cui si era innamorata. Charles ne avrà voluto, sul momento, ai parenti che l’avevano indotto a spezzare il fidanzamento (in modo così inelegante, per giunta)? Indubbiamente, perché quattro anni dopo, dopo la sua conversione, quando avvertì la chiamata alla vita religiosa, avrebbe scritto a Madame de Bondy: «Avevo bisogno di essere salvato da quel matrimonio, e voi me ne avete salvato». Prova che ancora ci pensava, e non senza rimorso. Ma chi sarebbe stato Charles de Foucauld marito e padre di famiglia, ancorché tornato alla fede cattolica?
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]