Vangelo di martedì 17 maggio
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui».
(Giovanni 14,21-26)
La pace che ci viene da Gesù non ha nulla a che vedere con la pace che può dare il mondo. Noi molto spesso confondiamo la pace con un vago senso di benessere. La pace che invece ci dà Cristo è completamente diversa: consiste nel sentirci talmente amati da poter accettare anche tutta la mancanza di benessere che viene dalla vita stessa.
In questo senso il dono della pace in realtà è l’incontro con Gesù stesso. È infatti Lui la nostra pace. È un po’ come poter dire “se tu sei con me posso affrontare tutto”. Ecco perché dovremmo sempre domandarci se di Gesù ci prendiamo solo i suoi insegnamenti o invece la Sua persona. E la prima maniera di incontrarlo personalmente è desiderare questo incontro personale con Lui.
Accontentarsi di qualche discorso, o di qualche parola scritta o pronunciata bene anche da altri che stimiamo, significa capire cos’è la pace ma non essere mai veramente nella pace. Ma capire cos’è l’acqua senza poter bere non è proprio un affare.
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