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Si ritrovano in mezzo alla guerra, due sorelle separate dalla povertà

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Annalisa Teggi - pubblicato il 12/05/22
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Ucraina: sono state separate per 20 anni, una adottata in Spagna e una rimasta in un orfanotrofio. Paradossalmente, proprio l'irruenza della guerra ha creato l'occasione perché si riabbracciassero.

Il paradosso di una guerra che unisce

Tatyana e Angelika sono due sorelle ucraine che sono state lontane 20 anni l'una dall'altra. Si sono ritrovate da poco, in Spagna, grazie alla guerra in corso. Verrebbe da scrivere così, se non fosse che grazie e guerra non possono coesistere in una medesima frase. Si può allora sciogliere il senso di questa notizia dicendo che la storia umana è una scena eclatante che ci trova testimoni di fatti rispetto a cui è riduttivo cadere nella dicotomia "buoni e cattivi".

La povertà della loro famiglia d'origine ha separato queste due sorelle quando erano molto piccole, paradossalmente l'irruenza della guerra in corso ha precipitato gli eventi in modo tale da farle ritrovare e riunire.

Separate

La storia di queste due sorelle comincia poco più di vent'anni fa nel villaggio di Nikolaev, Ucraina del Sud. Una famiglia povera e una madre assente. La lama della separazione si pianta come ferita non rimarginabile quando i genitori prendono la decisione di affidare le figlie a due diversi parenti. Non c'erano più i mezzi e le condizioni per mantenerle.

UKRAINE WAR

Tatyana, allora, va a vivere con una nonna, che però non la tiene per molto tempo. Finisce in un orfanotrofio e, fortunatamente, a 8 anni viene adottata da una famiglia spagnola di Girona.

Su cosa si basa la sopravvivenza? Certo, il livello base riguarda i bisogni essenziali. Nel momento più critico della loro storia Tatyana e Angelika avevano bisogno di un tetto sulla testa e qualcuno che si curasse di loro. E questo è andato a scapito della loro unione. Lo si comprende , ma si capisce altrettanto bene quel loro implorare di stare unite. Perché il legame non è una questione solo sentimentale. Penso a tanti gemelli nati prematuri che stando abbracciati superano le criticità di una nascita in salita.

E infatti quel bisogno di stare insieme è rimasto come esigenza di queste due ragazze che, intanto, hanno vissuto vite separate e molto lontane. Sono cresciute in paesi diversi, la Spagna e l'Ucraina. Da una domesticità condivisa quotidianamente sono arrivate a parlare lingue diverse, un ostacolo quasi insormontabile all'incontro. Quasi.

Ritrovate su Facebook

Questo è l'esatto opposto, virtuoso, del Metaverso. Il social diventa occasione di un grande passo per l'umanità nella realtà. Non abbiamo bisogno di perderci dentro occasioni moltiplicate di virtuale, ma ben venga quando la grande potenzialità di uno strumento virtuale diventa trampolino, occasione, innesco di un'esperienza aumentata di realtà.

Nel vivo del mondo, dove i legami sono costantemente messi alla prova, abbiamo bisogno di incontrarci di più, di disinnescare la tentazione dell'isolamento. Il caso di Angelika e Tatyana è clamoroso, ma attendibile. I social network possono essere strumento non autoreferenziale - che aumenta occasioni di sconnessione dalla realtà - ma di rilancio nella vita vera. La differenza la fa chi usa lo strumento.

E quando è scoppiata la guerra, la tecnologia è stata di nuovo l'elemento chiave per aiutare Angelika a scappare dall'Ucraina e trovare ospitalità in Spagna da Tatyana.

RAGAZZA, UCRAINA, PROFUGA

Distanze da percorrere

Le due sorelle avevano cominciato a conoscersi virtualmente, ma quando l'Ucraina è stata invasa e la guerra si è tradotta in bombardamenti a tappeto, l'ipotesi di far fuggire in Spagna Angelika si è concretizzata. L'incontro reale è stato come un parto precipitoso indotto dal un conflitto tremendo.

Da un mese le due sorelle vivono insieme a Girona, la distanza fisica si è annullata. Ci sono 20 anni di lontanza da ricostruire che si traducono anche in una grande distanza ancora presente, la lingua.

Ora sono vicine, a sudarsi la riconquista di quel territorio strano che è una frontiera esistente pur avendo lo stesso sangue. No, non si può certo dire grazie alla guerra. Ma si può ribadire che proprio quando tutto precipita nella vertiginosa paura di perdere e di morire, allora la vista si fa più tersa e la coscienza più chiara riguardo a ciò che c'è da salvare, o cercare di custodire.

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