Quando chiedi a Dio un “favore”, una grazia, quando fai un qualsiasi tipo di richiesta al Signore attraverso la preghiera, Lui ti pone sempre una domanda interiore alla quale devi rispondere. Solo, successivamente, Dio agisce rispetto alla richiesta che gli fai con la preghiera.
Qual è la domanda che pone Dio, lo spiega lo scrittore Robert Cheaib nel libro i “Volti della preghiera” (Tau editrice), un “saggio sulle forme della preghiera e sulla lettura spirituale”.
“Si, Signore”
A proposito di fede e fiducia nella preghiera, il santo russo, Ivan di Kronstadt, esorta ad avere una fiducia filiale assoluta nella preghiera: «Ricordati che, quando preghi, Dio aspetta che tu risponda affermativamente alla domanda che ti pone interiormente: “Credi tu che io possa fare questo?” (Mt 9,28). A questa domanda devi rispondere dal profondo del cuore: “Sì, Signore!”».
La fiducia e l’obiezione
Questa fiducia filiale, sostiene Robert Cheaib, smonta l’obiezione di chi si pone il problema: «Ma se chiedessi a Dio qualcosa che penso sia un bene, ma che in realtà non è un bene». Un bambino, quando chiede, non si preoccupa troppo di discernere a priori la propria richiesta e di affinarla. Anzi, i bambini chiedono e insistono senza attardarsi molto a pensare e fare cernita tra le loro richieste!
Ritorniamo bambini!
Ritorniamo anche noi bambini con il Signore - esorta l'autore del libro "Volti della preghiera" - e, con una fiducia filiale, esprimiamo il nostro bisogno «in ogni circostanza», presentando il nostro desiderio a lui. Apriamo il cuore in libertà e lasciamo al Signore la libertà di decidere cosa darci. Non si tratta di trattare il Signore come il genio di Aladino. Si tratta semplicemente di riconoscerlo come Padre e di trattarlo come tale.
“Ti darà qualcosa di migliore”
Un saggio una volta disse: «Chiedi comunque a Dio! O ti darà ciò che chiedi o ti darà qualcosa di migliore». Si potrebbe aggiungere, dice Cheaib, prega il Signore con fede e fiducia. Anche se non ti darà il bene richiesto, proprio questo non esaudimento ti farà del bene, ti darà qualcosa di più profondo, di più spirituale. Tu chiederai la terra, lui ti darà il Cielo. Tu chiederai una cosa finita, lui ti darà il suo infinito.
Una legge di gradualità
«Ciò che si può desiderare, si può anche domandare nella. Qualcuno potrebbe disprezzare questa licenza a domandare tutto a Dio, sottolineando il primato dei beni spirituali. Non è questo l’atteggiamento dei grandi maestri che sanno che la vita spirituale comporta una legge di gradualità. Non si può mangiare cibo solido alla nascita. Ci vuole tempo».
Il tempo delle richieste materiali
Arriverà il tempo in cui non si faranno più richieste materiali, soprattutto non per se stessi. Ma finché non si è in quello stadio, non bisogna guardare a Dio come un perfezionista che disprezza le nostre imperfezioni e le nostre piccolezze.