In rappresentanza di 500 mogli di soldati, Kateryna (27 anni, moglie del comandante del Reggimento Azov Denis Prokopenko) e Yulya (29 anni, moglie di Arseniy Fedosiuk) si fanno avvocate dei soldati in Europa. Questa mattina è stato in piazza San Pietro, dal Vescovo di Roma, che sono venute a chiedere aiuto.
«Abbiamo detto al papa che ci sono 700 soldati feriti», hanno riportato alla stampa dopo l’incontro. Alcuni sono amputati, altri soffrono gravi infezioni e non hanno modo di curarsi. «Molti sono morti e non abbiamo potuto offrire loro cristiana sepoltura», hanno aggiunto le donne, che hanno chiesto al papa di andare in Ucraina e di «parlare a Putin perché lasci andare via i soldati». In risposta, il pontefice ha dichiarato che avrebbe pregato e fatto «tutto il possibile per questo».
Gli Ucraini chiedono che i soldati assediati, i quali ancora resistono all’armata russa, siano evacuati con urgenza mediante corridoi umanitari sicuri verso un paese terzo. La Turchia e la Svizzera avevano proposto la loro mediazione, rifiutata da Vladimir Putin. Eppure questa è l’unica possibilità di salvezza per i soldati del reggimento Azov, che – se cadessero in mano ai Russi – sarebbero torturati e uccisi (così temono Kateryna e Yulya).
Le giovani donne attendono le azioni del Vaticano per i loro compatrioti, che scarseggiano di acqua e cibo e che «muoiono tutti i giorni» – deplorano con uno scoramento percettibile nella voce.
Esse auspicano «una coalizione diplomatica forte che spinga Putin a lasciarli andare». «Faremo tutto quanto ci è possibile per salvarli», affermano le due donne, che proseguono oggi il loro periplo andando in Germania. E concludono con un appello per l’Ucraina:
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]