Evacuata ma separata dalla mamma
Alice ha 4 anni e adesso si trova a Zaporizhzhia con una famiglia ucraina. Sta abbastanza bene, di sicuro meglio di quando viveva sottoterra senza vedere né mai poter stare al sole, per mesi.
Solo che quella famiglia non è la sua e soprattutto sua madre, medico militare che fino all'8 maggio era anche lei nascosta nei sotterranei della mastodontica acciaieria di Mariupol, non è con lei.
Dov'è? questo interrogativo che possiamo immaginare come martelli il cuoricino di Alisa, rimbalza anche sui media internazionali, partito dai social ucraini.
Nei bunker per sfuggire alle bombe e salvare i feriti
Prima di questo drammatico e speriamo provvisorio epilogo, Alisia e Victoria Obidina, la mamma ma anche il medico militare che curava i soldati feriti, affamati, disidratati asserraglianti nell'impianto siderurgico, erano insieme. Per questo la piccola poteva desiderare di rivedere la nonna Sveta e dire quasi scocciata "Dove, dove...sono nei bunker!" in un video diventato virale (dove vuoi che sia? Sembra intendere).
Appelli social, disperazione reale
In una guerra che si combatte anche con le informazioni, l'appello per il ricongiungimento di Victoria con la figlia corre da un profilo all'altro con l'hahtag #returnAlissimamà.
Purtroppo, la risposta alla domanda su dove si trovi ora Victoria Obidina, probabilmente è quella segnalata dal reggimento Azov
Mariupol città martire
La città di Mariupol, con le parole del suo sindaco, era stata la prima a lanciare l'appello mostrando il video e paventando il grave rischio per entrambe se fossero finite in mani russe. Ora la piccola è al sicuro ma per la mamma si teme proprio la destinazione dei campi di filtrazione.
"Il mondo russo vuole uccidere Alice, di quattro anni. Lei è a Mariupol. Per un mese e mezzo la sua casa è stata un rifugio antiaereo nello stabilimento di Azovstal. La madre è un medico militare. Lei salva i feriti. Se lei e sua figlia vengono fatti prigionieri, non c'è possibilità di trattamento umano. E cosa vuole Alice? Casa! Tutti i bambini sono uguali. Chiediamo alla comunità mondiale di fermare il genocidio e salvare le persone".
I campi di filtraggio
Sono luoghi allestiti dai russi per trattenere soldati e prigionieri ucraini; le condizioni igieniche sono pessime e non si escludono maltrattamenti e torture. Chi finisce in uno di questi campi viene privato di documenti e telefono e non ha modo di comunicare con i familiari.
Le moglie dei soldati del reggimento Azov
Lo stesso timore hanno anche le mogli dei soldati che ancora resistono a Mariupol nei bunker dell'acciaieria; proprio oggi hanno incontrato Papa Francesco in Piazza San Pietro all'Udienza generale del mercoledì. Hanno chiesto aiuto al pontefice, loro ultima speranza, hanno commentato, perché le aiuti a portare in salvo i loro mariti.
Le richieste di aiuto per i mariti
Così hanno detto al termine le giovani donne, una di Kiev e una di Leopoli, ora dirette in Germania.
Hanno potuto descrivere in inglese al Papa la situazione nelle acciaierie con morti in putrefazione che non possono essere sepolti cristianamente, feriti con arti in cancrena e la quasi totale assenza di acqua. Un inferno.
Anche loro temono che, se si arrendessero ai russi, i loro mariti e tutti i soldati ucraini ancora presenti verrebbero deportati e torturati.
Il Papa ha assicurato loro la sua preghiera. E, come chiede da tempo, ha chiesto a tutti i fedeli di pregare per la pace.