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Muore Ángela Hernández, simbolo della lotta al cancro e della difesa della vita

ANGELA HERNANDEZ
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Lucía Chamat - pubblicato il 10/05/22
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La carismatica donna colombiana di 31 anni, madre di un bambino di tre, è morta dopo aver lottato contro due tipi di cancro, sempre mano nella mano con Dio

“Si impara più nel dolore e nella sofferenza che nella prosperità”. Ecco il messaggio pubblicato sul suo account Twitter il 13 aprile da Ángela Hernández, una giovane madre che ha conosciuto il dolore della malattia per quasi tre anni ed è diventata un simbolo dei valori cristiani e della lotta contro il cancro.

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“Ammirazione per questa Donna coraggiosa e intraprendente, grande difensore dei bambini Non Nati, della Donna, del diritto all'Educazione dei figli da parte dei Genitori, della Famiglia!”, ha scritto Amada Rosa Pérez, ex modella e difensore della vita, lamentando la sua morte, il 1° maggio.

Ángela ha saputo di avere un tumore al seno nel 2019: “Quel giorno mi sono guardata allo specchio e mi sono detta 'Ce la puoi fare'. La vita è un dono bellissimo, e bisogna lottare per lei”.

Da allora non ha smesso di intraprendere azioni e di rivolgere appelli costanti sulle sue reti sociali perché le donne praticassero l'autopalpazione, raccontando al contempo i progressi delle sue cure, sempre accompagnata e sostenuta dal marito, Jefferson Vega.

Tutto posso in Cristo che mi dà forza”

In un'intervista a un canale televisivo locale, alla fine del 2020, Ángela ha condiviso il principio che regolava la sua vita:

“Dio si prende cura di me. Ho la certezza che l'amore di Dio mi tutela, mi dà la pace e la forza”.

Questa convinzione e la vita di preghiera le hanno dato la forza per affrontare il secondo tumore, al midollo osseo, diagnosticato a metà del 2021 e da cui non si è ripresa totalmente.

Nonostante la sua grande fede, Ángela era preoccupata per il suo bambino, Óscar David, a cui ha lasciato scritte le memorie della sua vita perché crescesse circondato da loro:

“La vita è effimera. È silenziosa e rapida. Non so per quanto tempo avrò la possibilità di stare qui. Posso solo dirti che ti voglio bene. Lascio questo libro, la memoria fisica del mio amore, al mio amato figlio Óscar David. Tutto posso in Cristo che mi dà forza”.

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Insieme al marito e alla famiglia, Ángela ha vissuto con ottimismo gli ultimi anni della sua vita, gran parte dei quali ricoverata, e quando la salute glielo permetteva concedeva interviste in cui si mostrava “felice di questo nuovo giorno che Dio ci dona, vivendolo, godendolo con amore, con gioia”.

Anche nei momenti peggiori non le mancava la buona disposizione, come si vedeva nei video che pubblicava, ballando col marito dalla sedia della sua stanza, raccontando l'evoluzione delle sue cure sempre con un sorriso o promuovendo La Gira Rosa, la sua campagna di prevenzione.

Jefferson, il suo angelo custode e il sostegno nella malattia, ha sempre manifestato il suo amore, e di recente lei gli ha dedicato un tweet che ha ricevuto centinaia di commenti: “Ho chiesto a Dio un marito che mi amasse, e che fosse il mio sostegno per realizzare i miei sogni. Dio mi ha dato di più, mi ha dato un angelo di nome Jefferson”.

Il marito, a sua volta, non perdeva occasione per esprimere la sua ammirazione per lei, una donna forte e coraggiosa, che chiamava “la bambina, la regina”, e raccontava con orgoglio che ha sostenuto dall'ospedale la tesi del corso post-lauream in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, laureandosi a marzo.           

Jefferson ricorda i dubbi quando si sono fidanzati, che ha riferito al quotidiano Vanguardia di Bucaramanga:

“Eravamo molto diversi, lei una cittadina, avvocato, politica, io un veterinario, contadino, che volevo vivere accanto a mucche e cavalli. Sapevo che mi voleva bene, che mi amava, ma non volevo bloccare il suo percorso”.

Ángela, però, si è innamorata di lui e della campagna, e ha portato comunque avanti la sua carriera politica, essendo deputata e candidata al governo del dipartimento di Santander.

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Difesa della vita

Un'altra delle sue crociate è stata la difesa della vita dei bambini non nati. Ha attaccato direttamente l'aborto, ritenendo si trattasse di “una questione di buonsenso, né di sinistra né di destra. Non è una questione religiosa, né filosofica, ma un tema che riguarda tutti come società”.

“Il valore di una vita non si misura in settimane, la vita è un continuum, e quando la 'interrompono' la uccidono”, scriveva mentre in Colombia si svolgevano i dibattiti alla Corte Costituzionale, organismo che l'anno scorso ha depenalizzato l'aborto fino alla 24ma settimana di gestazione.

“Che tipo di Paese permette che ci siano leggi che approvano l'assassinio dei bambini? I bambini sono la cosa più sacra che abbiamo. Questo Paese, che ha valori, timor di Dio e amore per l'infanzia, deve pronunciarsi in modo deciso”, ha affermato in un video tornato a circolare sulle piattaforme digitali.

La morte di Ángela Hernández ha provocato grande dispiacere. La sua famiglia ripone la propria fiducia in Dio, a cui lei ha affidato la sua vita:

“La mia vita non dipende da una malattia, dipende da chi l'ha creata, Dio. In questa pace spirituale si trova la forza per rialzarsi”.

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