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Poter fare ciò che si vuole non è vera libertà

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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 08/05/22
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Troppe volte nella vita pensiamo che la libertà consista nell’esercizio infinito del verbo "potere", ma la vera libertà è capire che il "potere" senza il bene può anche distruggerci.

Vangelo di lunedì 9 maggio 2022

«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

(Giovanni 10,1-10)

Il Vangelo di oggi mi fa tornare in mente un pensiero di San Paolo che provo a parafrasare in questo modo: “posso fare tutto, ma non tutto mi fa bene”.

Troppe volte nella vita pensiamo che la libertà consista nell’esercizio infinito del verbo “potere”, ma la vera libertà è capire che il “potere” senza il bene può anche distruggermi.

Ecco perché Gesù dice che si può entrare nel recinto delle pecore da molte parti, ma è lecito farlo solo dalla porta, e arriva ad affermare che in fondo è egli stesso quella porta

Entrare ed uscire è il movimento che fanno le pecore per stare al sicuro da una parte, e per trovare cibo dall’altra. Tutti nella vita cerchiamo un’appartenenza e uno slancio.

La felicità consiste nel sentirsi di qualcuno e proprio per questo nel trovare il coraggio di rischiare per qualcosa di grande.

Voler essere felici eludendo questa dinamica è ciò che molto spesso ci propina il mondo che ha bisogno della nostra infelicità per continuare a comandare su di noi.

Ecco perché perdere un’appartenenza, non sentirsi di nessuno, sapersi soli, ci scaraventa in una tremenda infelicità.

Ed è proprio in questo tipo di dinamica che smettiamo di avere il coraggio di essere liberi, di rischiare, di osare la vita.

La relazione con Cristo è riconoscibile perché è liberante, e ogni volta che proviamo qualcosa di liberante nella vita stiamo sperimentando Cristo anche se non lo sappiamo.

Tutto il resto è da scartare, senza tentennamenti e sensi di colpa. 

#dalvangelodioggi

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