I giovani di Odessa
4 giorni fa Odessa è stata oggetto un intenso bombardamento da parte delle milizie russe. La città portuale resta un centro nevralgico nelle operazioni militari della guerra in corso. Le vittime e i feriti si contano soprattutto tra i civili e quest'attacco, in particolare, è stato tragicamente micidiale verso i più giovani. Ansa riferisce di una ragazza di 18 anni in procinto di sposarsi che è rimasta ferita. Dall'arcivescovo di Kiev, S.B. Sviatoslav Shevchuk, si apprende della morte di un ragazzo di appena 14 anni:
La notizia è stata poi ricostruita in modo più dettagliato, confermando il gesto coraggioso del ragazzo.
Allerte tecnologiche, anziani soli
Secondo quanto ricostruito dal Dailymail, Vyacheslav non si sarebbe mosso per allertare i vicini sentendo la sirena antiaerea, ma prima. Noi diciamo, quasi soprappensiero, "c'è un'app per tutto". È vero al punto che il popolo ucraino può usufrire di alcune app per ricevere l'allerta sui bombardamenti imminenti.
Un 14enne usa questi strumenti con facilità. Ricevuta un'allerta sullo smartphone, Vyacheslav ha pensato che i suoi vicini di casa anziani probabilmente non avevano a disposizione quella tecnologia, o non sapevano usarla. Il timore era che non ricevessero l'allarme e si muovessero troppo tardi per andare nei rifugi.
La scelta del giovane è stata quella di fare le cose al vecchio modo, avvisarli di persona. Ha corso il rischio di non andare subito a mettersi al riparo. E ha perso la vita.
Lo piangono suo padre Yevhen Yalyshev, membro dell'aviazione ucraina, e un popolo intero che offre postuma la medaglia di 'eroe' a chi si è trovato a vivere l'adolescenza in mezzo a una guerra.
Un bravo ragazzo
Vyacheslav è un eroe per il suo paese. Vivendo a molta distanza dall'Ucraina quest'etichetta ci arriva con una strana patina. L'avremmo preferito vivo e meno eroico. Si fa davvero fatica a immedesimarsi con chi vive sotto attacco.
Si fa anche fatica a credere che in un contesto di guerra si riesca a preservare una normalità come quella dello studio scolastico. Oggi i conoscenti e gli amici di Vyacheslav Yalyshev lo descrivono come un vero bravo ragazzo, alle prese con gli impegni e i divertimenti tipici della sua età.
Nascosto a fare i compiti, con i missili che piovono sulla testa. Già questo è un atto di enorme maturità, rendersi conto che in mezzo alla distruzione si continua a fare il proprio dovere. Quante volte lo ripetiamo ai nostri figli, come un loop noioso. E con la stessa voce da genitore, verrebbe da dire: resta nascosto, Vyacheslav, stai buono sottoterra a fare i compiti.
Invece è uscito, fuori nel finimondo.
Non mettersi al riparo
Prima le donne e i bambini, è quello che si ripete in mezzo a una calamità o quando esplode un conflitto. Forse non tanto e solo perché siano la parte debole del popolo, ma perché custodiscono la speranza in mezzo alla distruzione. Si tenta di preservare chi dà la vita e la vita nel fiore degli anni.
Secondo una certa lettura cinica dei fatti, e ne abbiamo sentito l'eco anche a proposito della pandemia, l'anziano è sacrificabile. Ha avuto una vita lunga, ora altri meritano la loro opportunità.
Un giovane di 14 anni che muore per salvare degli anziani sembra un controsenso, addirittura uno spreco. Ma il vero controsenso è la guerra, quella che fa saltare in aria gli assi cartesiani dell'umano e precipita la vita nell'abisso del sopruso, della violenza.
Possiamo limitarci a commentare questa notizia usando la bilancia, una vita giovane da una parte e le vite degli anziani dall'altra. E poi vedere i due piatti terribilmente sbilanciati. E poi cadere nella tentazione di fare ragionamenti e paragoni sul valore della vita in erba e della vita molto matura. Resteremmo nel cinico campo della guerra, quella che vorrebbe farci credere che homo homini lupus.
Vyacheslav batte Hobbes. Il gesto vince sulla speculazione.
Per questo oserei uno sguardo che non ci costringa a separere in cassetti di diversa dignità le vite umane. Possiamo guardare questa storia tragica come un sacrificio, non premeditato ma che a posteriori contempliamo come tale. Un ragazzo di 14 anni, per i vertiginosi e misteriosi casi del suo destino, si è trovato a fare una scelta rischiosa in nome di un motivo che riteneva valido.
Sacrificio è una parola che in contesti tiepidi non salta mai fuori, fiorisce invece - e lo scrivo con tremore - quando la realtà si fa urgente, quando la fibra del temperamento personale è messa alla prova. Quella tecnologia a cui noi imputiamo tante colpe, perché isola e aliena i nostri figli, in questo caso è stata lo spunto che ha portato Vyacheslav verso il soccorso, a muoversi verso gli altri. Uno strumento, usato come tale in un contesto dove l'intrattenimento non è più un'opzione, ha portato a un'azione coraggiosa nella realtà. Ma - probabilmente - quello che ha davvero spinto questo ragazzo a non mettersi subito al riparo, a fare la sentinella, è l'aver conosciuto sulla sua pelle la paura, la fragilità della vita. Forse questo sfondo nero gli ha messo in petto lo slancio a fare qualcosa per non sentirsi ridotto a bersaglio inerte.