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La preghiera non è solo opera di Dio. Così l’uomo co-opera con lui

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 05/05/22
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“Da quando ha creato l’essere umano, Dio non fa nulla senza l’uomo”

La preghiera è solo opera di Dio? Oppure c’è anche lo “zampino” dell’uomo? Per alcuni potrà sembrare strano. Ma la risposta esatta è la seconda. Nel libro i “Volti della preghiera” (Tau editrice), un “saggio sulle forme della preghiera e sulla lettura spirituale”, lo scrittore Robert Cheaib spiega perché nella preghiera co-operano umano e divino. 

“Dio non fa nulla senza l’uomo”

Osserva acutamente uno dei monaci del monte Athos, contemplando la prima pagina di Genesi, che «da quando ha creato l’essere umano, Dio non fa nulla senza l’uomo». L’opera della grazia è completamente di Dio e completamente dell’uomo. Tutte le parabole del regno di Dio convergono su questa “co-opera” e co-operazione di Dio e dell’uomo. 

Il gradino più alto

Guardando alla preghiera come dono immenso e come miracolo continuo, possiamo descriverne la tensione e la convergenza tra opera di Dio e opera dell’uomo in questi termini: 

UOMO PREGA SOLO

In intimità con Dio

Dio fa dono della preghiera, fa dono dell’intimità con lui, e attende assetato che rispondiamo a questo dono accogliendolo e entrando in questa stanza nuziale con lui. Lo Spirito che dimora in noi brama renderci partecipi di quest’intimità, ma per entrare in quest’intimità, siamo chiamati a fare la nostra parte, a non spegnere lo Spirito, a non rendere vana la sua opera in noi. 

Accorgimenti umani

La preghiera è dono e compito. È chiamata ma anche missione. È cooperazione divino-umana e quindi opera di Dio e opera dell’uomo. Per questo, gli accorgimenti umani – anche quelli apparentemente “banali” – sono fondamentali per permetterci di rispondere adeguatamente a questa chiamata all’intimità divina. 

Far circolare l’amore

Pertanto, Dio prende l’iniziativa riversando il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato Ma noi dobbiamo permettere a quest’amore di circolare, dobbiamo acconsentire entrando – anima, corpo e spirito – nella danza d’amore trinitaria. Il Cristo risorto alita il suo Spirito su di noi, ma tocca a noi accogliere questo respiro e non rimanere in apnea. 

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