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«Io sono il pane della vita». Solo in Lui la nostra fame si sazia

MANI, PANE
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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 03/05/22
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Non c'è forse segno più tipico della nostra natura umana che questa fame insaziabile, questo desiderio di pienezza che mai ci abbandona. Solo in Cristo trova risposta senza spegnersi, ma trasformando la vita in un cammino.

Vangelo di Mercoledì 4 Maggio

Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno». 

(Giovanni 6,35-40)

C’è un latente filo conduttore nella vita di ognuno: un senso di inquietudine che ci accompagna per tutta la nostra vita. Esse a volte può diventare anche molto evidente e in alcuni casi impedire la vita stessa.

Alcuni riescono a piegarla ai loro talenti e ne nascono grandi artisti, grandi uomini e donne che lasciano il segno. Una grande scrittrice un giorno disse “se fossi felice non scriverei nulla, non avrei bisogno di scrivere nulla, vivrei e basta”.

La vera domanda però è questa: troverà mai veramente un appagamento radicale questa nostra fame e sete di senso, di amore, di vita?

Gesù sembra rispondere nel Vangelo di oggi:

Nella relazione con Lui la nostra inquietudine è come se trovasse una direzione, un orizzonte più ampio.

Credere non è vedersi spegnere nelle proprie domande, ma è potersele fare senza nessuna disperazione o paura.

L’incontro con Cristo non ferma la vita, ma la salva dall’autodistruzione, dalla paranoia, dalla dittatura della paura e delle preoccupazioni. Paradossalmente solo un credente può dubitare, perché un non credente cerca di starsene ben lontano dal dubbio per non essere schiacciato dall’assenza di una risposta. 

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