Vangelo di Mercoledì 4 Maggio
Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno».
(Giovanni 6,35-40)
C’è un latente filo conduttore nella vita di ognuno: un senso di inquietudine che ci accompagna per tutta la nostra vita. Esse a volte può diventare anche molto evidente e in alcuni casi impedire la vita stessa.
Alcuni riescono a piegarla ai loro talenti e ne nascono grandi artisti, grandi uomini e donne che lasciano il segno. Una grande scrittrice un giorno disse “se fossi felice non scriverei nulla, non avrei bisogno di scrivere nulla, vivrei e basta”.
La vera domanda però è questa: troverà mai veramente un appagamento radicale questa nostra fame e sete di senso, di amore, di vita?
Gesù sembra rispondere nel Vangelo di oggi:
Nella relazione con Lui la nostra inquietudine è come se trovasse una direzione, un orizzonte più ampio.
Credere non è vedersi spegnere nelle proprie domande, ma è potersele fare senza nessuna disperazione o paura.
L’incontro con Cristo non ferma la vita, ma la salva dall’autodistruzione, dalla paranoia, dalla dittatura della paura e delle preoccupazioni. Paradossalmente solo un credente può dubitare, perché un non credente cerca di starsene ben lontano dal dubbio per non essere schiacciato dall’assenza di una risposta.