Vangelo di Lunedì 2 Maggio
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato».
(Giovanni 6,22-29)
Il Vangelo di oggi ci rivolge una domanda molto seria: per quale motivo cerchiamo Gesù? Sono certo che, presi alla sprovvista, risponderemmo nella maniera più edificante possibile, ma Gesù sembra voler smascherare ogni parvenza devozionale in chi lo segue e dice ad alta voce la verità:
Era trascorso poco tempo dal miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, e le folle si mettono a cercare Gesù ovunque. Egli però è convinto che finché il legame che lo unisce alla folla è di pancia, allora è destinato a finire e a non salvare.
C’è però un luogo altro che deve caratterizzare il rapporto con Lui, ed è il cuore. Infatti è lì che riceviamo un “pane” che salva e che dura.
Sembra così semplice la questione, ma in realtà dare credito a Gesù in quanto figlio di Dio è davvero un dono. Essere ammiratori ed essere credenti non è la stessa cosa. Accontentarsi di un miracolo o prendere sul serio ciò che esso indica non è la stessa cosa.