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Nella sera della vita Gesù sale sulla nostra piccola barca

RAGAZZA, PANCHINA, TRAMONTO
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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 29/04/22
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Di sera, quando si fa buio, la tentazione di vedere la nostra vita come una barca in un mare in tempesta è più forte. Ecco perché, proprio la sera, bisogna pregare di più.

Vangelo di sabato 30 aprile

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non temete». Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

(Giovanni, 6, 16-21)

La descrizione dettagliata che Giovanni fa nell’episodio del Vangelo di oggi è piena di suggestioni:

Capita anche nella nostra vita di sperimentare la sera. È quel tempo in cui sembra calare il sipario sui grandi entusiasmi, le grandi imprese e si ha la sensazione di essere da soli, mentre è buio e si sperimenta una strana stanchezza che ci fa combattere senza successo contro le onde contrarie. Sembra tutto finito ma è proprio al limitare di crisi simili che Gesù si fa presente:

Se siamo convinti che Dio esiste solo quando la nostra vita è al top non abbiamo invece capito che il Signore resta con noi soprattutto quando si fa sera e sperimentiamo scoraggiamento e debolezza. In simili momenti basta accoglierlo sulla nostra barca e immediatamente ritroviamo la terra ferma, ritroviamo cioè un punto affidabile su cui ricominciare e andare avanti. Ecco perché un buon modo di affrontare le crisi non è chiudersi, ma pregare con più intensità. 

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