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Un bambino vestito di rosa: era l’angelo custode della beata Carboni

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 28/04/22
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Al processo di beatificazione la sorella Paolina testimoniò che “ella era ricreata dalla beatificante visione degli angeli che le portavano la Santa comunione"

La beata Edvige Carboni, una mistica sarda nata a Pozzomaggiore, in provincia di Sassari, il 2 maggio del 1880 ed  in seguito trasferitasi a Roma e là deceduta nel 1952 all’età di settantadue anni, fin da giovanissima rinunziò alla scelta della vita religiosa per dedicarsi con eroismo, al servizio della mamma, della nonna e di altri familiari provati dalla malattia. 

I doni soprannaturali di Edvige

Fu arricchita di doni soprannaturali fino ad essere configurata, nella sua carne, a Gesù crocifisso. Le numerose grazie, seguite alla sua morte, indussero i Passionisti, nel 1968, ad iniziare i processi informativi sulla fama di santità per avviare la serva di Dio alla gloria degli altari. I contatti di Edvige con l’angelo iniziarono fin dalla prima fanciullezza. 

“Non avere paura, sono io vicino”

Dal suo diario apprendiamo infatti: “Gesù è tanto buono, specialmente verso i tribolati! La povera mamma tante volte mi mandava a fare la spesa di sera tardi; avevo paura di camminare specialmente in vie isolate. Ero piccola, ma ubbidivo alla mamma ed ero pronta ad ogni comando dei miei genitori. Paurosa, svelta, camminavo e, ad un tratto, mi vidi vicino il mio angelo custode che tutto affettuoso mi diceva: “Non avere paura! Sono io vicino e ti sto facendo buona compagnia!” Discorrevamo e mi esortava ad essere sempre buona verso il prossimo. Io entravo nella casa per comprare ricotta e formaggio e Lui rimaneva fuori, poi di nuovo mi accompagnava fino alla porta della mia casa e spariva, lasciandomi tutta contenta della buona compagnia” (Diario p. 24). 

“Mi trovavo ammalata”

Sempre nel diario della beata Carboni leggiamo: “Mi trovavo ammalata. La mattina mia sorella era andata a scuola, mentre io ero rimasta sola con la febbre; quando vidi un bambino vestito di rosa, coi capelli biondi e gli occhi celesti; io lo guardavo e lui mi rifece il letto di mia sorella, mi pulì bene la camera, poi mi si avvicinò e mi disse: “sempre buone, sempre più buone”, e sparì. Quanto è buono Gesù, quanto è buono”. 

Il processo 

Al processo di beatificazione la sorella Paolina così testimoniò: “Ella era ricreata dalla beatificante visione degli angeli che le portavano la Santa comunione, le apparecchiavano persino l’altarino che serviva per comunicarla”. 

Il fanciulletto 

E ancora: “Essa stessa mi ha raccontato che durante una sua lieve indisposizione e mentre io stavo in chiesa, era venuto in casa nostra un fanciulletto, il quale aveva riassettato il mio letto e aveva messo in ordine in maniera meravigliosa”. “Più volte Paolina rimproverava Edvige di essersi affaticata inutilmente per le faccende domestiche – depose la teste Vitalia Scodina al processo – ed Edvige ad insistere nel dire che lei non aveva faticato per niente, che al suo posto c’era stato l’angelo custode”. 

La testimonianza del biografo

Il professor Ernesto Madau, il massimo biografo della Carboni, a questo proposito rileva: “Sembrerebbe, da tante e concordanti testimonianze, che l’angelo custode della serva di Dio oltre che consigliarla nell’amare sempre di più il Signore, le desse un efficace aiuto in casa. Non dimentichiamo, d’altronde, che la beata Edvige Carboni trascorreva gran parte della sua giornata a casa, a pulire e ad assistere i suoi familiari. Era anche il suo angelo che prendeva il suo aspetto quando, in spirito, veniva trasportata fuori Pozzomaggiore o fuori Roma: erano, insomma, gli spiriti angelici che le facevano compagnia ovunque si trovasse”

Il canto del Sanctus

Quando Edvige si recava dalle amiche che vivevano a Calangianus, in provincia di Sassari, ed insieme andavano a messa, al momento del canto del Sanctus ella vedeva due spiriti celesti porsi al fianco del sacerdote.

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