Lo scorso 16 febbraio, due giovani si erano filmati mentre ballavano nella cappella del calvario della chiesa di Saint-Paul, e avevano diffuso il video su Tik-Tok.
Il video ha raggiunto 300 milioni di visualizzazioni suscitando numerose reazioni indignate, in particolare da parte di giovani di ogni confessione, ma gli stessi sentimenti sono stati espressi in passaggi della trasmissione “Touche pas à mon poste” di Cyril Hanouna e da articoli della stampa. Uno dei due giovani aveva ritirato il video dal proprio account già l’indomani, aggiungendo le proprie scuse. L’altro aveva insistito, girato un nuovo video nella medesima cappella e pubblicato numerosi video a tema religioso girati in casa propria e per strada. Ha pure ricevuto numerose minacce e insulti (che posso solo deplorare e condannare, perché l’insulto e la violenza non risolvono mai niente).
Molte inesattezze sono state dette e scritte, fra trasmissioni televisive e social network. Molti hanno scritto che «era suo pieno diritto fare quelle cose», e che la questione era più morale che legale. Alcuni parlavano di bestemmia mentre non esiste alcun “diritto alla bestemmia” nell’ordinamento francese.
Il problema non è stato che fosse vestito con un crop-top, né che ballasse: il problema è che il luogo in cui lo faceva non era adatto a ciò, e che ha diffuso quel video senza l’autorizzazione del responsabile del luogo di culto.
Un provvedimento d’urgenza
Davanti alla persistenza del giovane nel pubblicare online quei video, al suo negarsi al dialogo e alla conciliazione (più volte propostigli), ho dunque preso la decisione di portare il caso d’urgenza davanti al Tribunale giudiziario di Parigi. Un’ordinanza d’urgenza è stata dunque emessa venerdì 22 aprile. Basandosi fondamentalmente sulla legge del 1905 sulla separazione fra Stato e chiese, essa si esprime in questi termini:
Ne conseguono le condanne giudiziarie.
Noi auspichiamo una società pacifica nella quale ciascuno rispetta il proprio prossimo. La legge c’è appunto per definire l’oggetto e il quadri di questo rispetto e delle libertà di ciascuno: libertà di espressione, libertà di culto, libertà di credere e di non credere, libertà di esprimere la propria fede o assenza di fede.
Questa situazione ci permette di ricordare che i luoghi di culto in Francia – tutti i luoghi di culto – sono dei santuari che dipendono unicamente dai responsabili di questi luoghi di culto (e vale anche per le chiese anteriori al 1905, di proprietà dei comuni): niente può esservi organizzato senza l’accorto previo ed esplicito dei responsabili, nella fattispecie di una parrocchia cattolica del parroco.
In quanto tali, spetta a noi vegliare sull’integrità di questi luoghi, interamente ed esclusivamente destinati alla preghiera individuale e alle celebrazioni comunitarie dei fedeli. Questi luoghi fanno parte delle meraviglie del nostro Paese. Sono luoghi di pace, di contemplazione e di prezioso ristoro per tutti. Rispettiamo questi luoghi e questa pace, che ci sono offerti e di cui il nostro Paese e i suoi abitanti hanno tanto bisogno.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]