Nonostante gli appelli dell'ONU e ancor prima di Papa Francesco perché durante la solennità della Pasqua ortodossa (che si celebra questa domenica) potesse essere un momento di tregua dai combattimenti, si continuerà a sparare. A dirlo è il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha fatto sapere che "la Russia ha respinto la proposta di stabilire una tregua per la Pasqua".
Una Russia sempre meno credibile come "cristiana"?
Mentre la Russia ha conquistato Mariupol (la città di Maria) grazie alle milizie cecene islamiche - famigerate per la ferocia - e si combatte ormai da cinquantotto giorni le speranze di almeno un breve cessate il fuoco si affievoliscono sempre di più.
Nel frattempo il presidente Zelensky sostiene che a ben 120mila civili sia stato impedito di evacuare la città mentre a detta del sindaco di Mariupol, Vadym Boichenko, "solo il presidente russo può decidere il destino dei residenti" (Avvenire).
Si allarga la distanza tra ortodossi russi e cattolici
Questa speranza disattesa si aggiunge al peso complessivo della situazione e al momento più basso nei rapporti tra Patriarcato Russo e Chiesa di Roma, specialmente dopo che Kirill aveva benedetto solennemente le truppe russe in una cerimonia poche settimane fa, dando una parvenza di "guerra santa" e dunque moralmente giusta, all'aggressione russa in Ucraina. Anche per questo lo spazio di un incontro - voluto opportunisticamente da Kirill - tra il Patriarca di Mosca e il Papa si è ristretto fino a sostanzialmente sparire.