La prima parrocchia in un bunker. Quando la guerra in Ucraina è scoppiata, il 24 febbraio scorso, Roman Hrydkovets, prete greco-cattolico di Černihiv, a nord di Kiev, ha indossato il proprio abito da prete, ha preso la Bibbia e si è seduto in mezzo agli abitanti terrificati, pregando silenziosamente per loro.
«Non potevo che stare con loro», confida il prete sopravvissuto all’armata russa durante i quaranta giorni di assedio. Mentre le truppe russe si sono ritirate, gli abitanti sono di ritorno e ciascuno cerca di curare come può le piaghe della guerra, padre Roman Hrydkovets racconta ad Aleteia la storia di quella che è diventata la sua prima parrocchia.
Era arrivato a Černihiv nel dicembre 2021, con sua moglie e suo figlio, dopo essere stato ordinato prete, aver ottenuto il diploma in un seminario di Kiev ed essersi specializzato in missiologia a Roma. La sua missione? Creare una nuova comunità in questa città prossima alla frontiera con la Bielorussia.
Eppure, quando il 24 febbraio scorso la guerra è scoppiata lui non ha esitato un istante: ha deciso di restare tra quelli a cui doveva annunciare Gesù. La moglie e il figlio sono partiti con gli altri rifugiati verso zone più sicure: «Ho realizzato che la mia missione, in quel preciso momento, era semplicemente stare con gli abitanti rimasti in città».
All’inizio pregava in silenzio, restava seduto al riparo e piano piano imparava a conoscere quanti erano rimasti a Černihiv, la maggior parte dei quali non aveva particolare inclinazione religiosa. Poco a poco, il prete propose loro di pregare insieme per la pace, per le famiglie, con parole semplici e quotidiane.
Nel bunker aveva anche dei bambini, come testimoniano i disegni colorati lasciati sulle pareti. Ogni sera padre Roman Hrydkovets, coi suoi occhi sorridenti, è riuscito a radunare piccoli e grandi per raccontare la storia di Gesù e i suoi numerosi miracoli.
Quando lo si sente raccontare quel che è stato il mese di assedio a Černihiv, la calma delle sue parole contrasta con i contenuti infuocati del racconto. Gli abitanti non hanno potuto lasciare il loro rifugio temendo attacchi da parte dell’esercito russo.
Annunciare Cristo in tempo di pace e di guerra
Oggi i rifugi e i bunker della città si sono vuotati, e ognuno è rientrato a casa propria. Numerose abitazioni, però, sono state distrutte dalle bombe, e allora uno dei bunker è diventato un rifugio. A immagine delle catacombe per i primi cristiani, è in questo bunker che è nata la prima comunità, la prima “parrocchia” di padre Roman Hrydkovet:
Il prete non calca molto l’enfasi sul proprio ministero, e parla semplicemente di “presenza”:
E poi aggiunge, pieno di speranza:
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]