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Suor Paola e la vocazione burrascosa: venne a prendermi la polizia

SISTER PAOLA D'AURIA
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 20/04/22
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Era minorenne e sua madre era totalmente contraria

Una vocazione a dir poco tempestosa, con tanto di intervento della polizia: è quella di Suor Paola D’Auria, la suora tifosissima della Lazio, diventata famosa grazie alla trasmissione “Quelli che il calcio”.

La religiosa, che oggi si dedica a bambini bisognosi e detenuti, è intervenuta in qualità di ospite ai microfoni di “Oggi è un altro giorno”, trasmissione di Rai Uno condotta da Serena Bortone.

La corsa delle suore

Suor Paola ha ripercorso le tappe della sua vita che l’hanno portata a diventare suora: «Mia mamma mi mandò a studiare a Roma. A un certe punto mi prese questo desiderio perché studiavo dalle suore. Un giorno le vidi correre sopra e sotto le scale, agitatissime perché arrivava la generale. Era una donna piccola, curva, che aveva lasciato il suo Paese, la Slovenia, perché i comunisti avevano chiuso tutte le case delle suore». 

I sassi sulle finestre

«Quando vidi questo e vidi la sua umiltà, mi decisi a farmi suora. Mia madre corse dalla polizia, tirò i sassi sulle finestre: arrivarono i poliziotti a prendermi, perché avevo 20 anni ed ero minorenne a quell’epoca».

La madre, che si opponeva alla mia vocazione e non la vedeva adatta alla vita religiosa, denunciò le suore e le accusò di tenerla con loro contro la sua volontà. «Con le consorelle sono andata in tribunale per i relativi processi. In quei corridoi ho incontrato alcuni ragazzi che dovevano essere interrogati dal giudice e mi additavano, chiedendomi cosa avessi combinato per essere lì. Io, ancora novizia, ho avuto paura di coloro che avrei dovuto aiutare. Questo fatto - ha affermato suor Paola D'Auria - mi ha messa in crisi e, dopo la professione dei voti, ho cercato subito di andare a trovare i detenuti nel carcere di Regina Coeli, a Roma».

Vestita da sposa

Quando divenne suora, al momento della professione dei voti, Suor Paola visse un’altra esperienza complicata: «Mi vestii come una sposa, c’erano i parenti di tutti i ragazzi che si facevano suore, io non avevo nessuno con me. Ero tristissima. Entrai in chiesa e dopo che c’è stata tutta la cerimonia - ha concluso suor Paola D'Auria, parlando della sua vocazione - mi arrivò la chiamata dal tribunale dei Minori. Convocarono me e la madre superiora» (Il Sussidiario, 19 aprile).

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