Dopo il silenzio a Borodianka, a nord di Kiev, con la preghiera di fronte alle fosse comuni, l’inviato del Papa in Ucraina, il cardinale Konrad Krajewski, nella messa di Pasqua nella cattedrale di Kiev, ha lanciato un messaggio di forte riscossa al popolo ucraino (cattolico e non). “Dio ha vinto contro il male, risorgeremo anche noi come ha fatto Lui”, questo il senso delle parole del cardinale Krajewski ai fedeli presenti in cattedrale.
La via d’uscita c’è
La celebrazione è stata presieduta dall’inviato del Papa insieme a monsignor Vitalii Kryvytskyi, vescovo della diocesi di Kyiv-Zhytomyr e al nunzio in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas. Krajewski ha ricordato che la Risurrezione di Gesù è segno di pace. «Lui doveva risorgere – ha spiegato Krajewski - perché altrimenti saremmo dovuti rimanere nel Venerdì santo, fermarci soltanto alla sofferenza e al peccato e umanamente non ci sarebbe stata alcuna via d’uscita da quella situazione».
La Risurrezione e il male
«Grazie a Dio, c’è la Risurrezione, quando Cristo viene allontana tutto il male, c’è la speranza che lui ci benedice», ha proseguito il cardinale, ricordando poi il messaggio Urbi et Orbi del Papa con l’invito a pregare per l’Ucraina. «Vi porto la benedizione del Santo Padre. Che regni la pace, perché Dio ha vinto tutto il male, Lui è risorto e anche noi risorgeremo. Христос воскрес! (Cristo è risorto!)» (Vatican News, 19 aprile).
La foto che ha fatto il giro del mondo
Nel giorno del Venerdì Santo, un’immagine di Krajewski ha fatto il giro del mondo. E’ quella in ginocchio, davanti alla fossa comune nella cittadina di Borodiankai. Lì si è fermato a pregare davanti alle decine di corpi ritrovati, come in una Via Crucis (Agensir, 15 aprile).
“Non ho più lacrime”
Basta uscire poco lontano da Kiev, aveva detto il cardinale inviato del Papa, «per imbattersi nelle scene più crude. Siamo andati a Irpin, a Bucha. Dappertutto il panorama è sempre uguale: devastazioni, carcasse di mezzi da combattimento, case e interi palazzi sventrati. E poi a terra corpi, corpi, corpi, persone uccise restate senza sepoltura. Uno scenario di desolazione e di crudezza impietosa di fronte al quale non ci sono parole».
«Non ho più lacrime - aveva concluso il cardinale Krajewskj in una drammatica testimonianza a La Stampa (16 aprile) - perché non ne ho più. Le ho versate tutte lungo questa giornata di immagini apocalittiche e disumane».