Il 19 aprile è stato l'anniversario dell'elezione del cardinale Joseph Ratzinger come Successore di Pietro, quando è uscito dal balcone della Loggia della basilica vaticana e si è presentato come un “semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”.
Quello che oggi è il Papa emerito ha detto che la sua elezione è stata “incredibile”, uno “shock”. “Ero convinto che ce ne fossero altri migliori e più giovani. Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre!”, ha affermato nel libro Luce del Mondo, una conversazione con Peter Seewald.
Papa Ratzinger ha manifestato la sua fiducia in Dio fin dal giorno in cui si è presentato ai fedeli che gremivano Piazza San Pietro: “Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre starà dalla nostra parte”.
Il 26° vescovo di Roma è uscito da un conclave particolarmente breve, di 23 ore. Il Pontefice ha deciso di chiamarsi Benedetto, basandosi sul fondatore dei Benedettini, Benedetto da Norcia, e su Benedetto XV, il Papa della pace, che ha affrontato la I Guerra Mondiale.
Su questa linea ha affrontato anche lui una guerra, una guerra culturale, in una società liquida, come si può vedere dal primo discorso del Pontefice nella Cappella Sistina, sul relativismo.
Otto anni di pontificato, in cui Benedetto XVI ha visitato 24 Paesi, di quattro continenti. Ha pubblicato il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, la sua prima enciclica Deus Caritas est, e poi Caritas in veritate e Spe Salvi, e nei suoi messaggi avvicinava la Chiesa a una visione cristocentrica.
Benedetto XVI ha concesso, per la prima volta nella storia del papato, un'intervista televisiva al canale polacco TVP. Francesco segue senz'altro questa linea, anche usando il canale di Twitter aperto da Benedetto XVI, @Pontifex.
Ha portato avanti il dialogo con i Luterani, ed è stato il primo Pontefice a visitare un tempio ebraico in Germania (19.08.2005), ha esortato e promosso il dialogo tra Palestinesi e Israeliani e ha avviato la riforma della Curia che oggi porta avanti il suo successore latinoamericano insieme al consiglio di cardinali che lo coadiuva.
Benedetto XVI ha abbandonato il titolo di “Patriarca d'Occidente”, un ostacolo per il dialogo con le Chiese ortodosse d'Oriente (18.02.2005). Ha incontrato il Metropolita Kirill per costruire un legame, e poi questi è stato nominato Patriarca della sua Chiesa. Un'altra porta aperta che ha trovato Papa Francesco.
Il Papa tedesco ha dimostrato mitezza e coerenza nel suo gesto di visitare il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau (28.05.2005). Nel febbraio 2008 ha modificato la liturgia del Venerdì Santo per togliere la formula vista con rancore nel dialogo interreligioso “per gli ebrei” nel contesto della Messa tridentina. Si è anche espresso contro l'antisemitismo e la discriminazione (9.11.2008).
Nel suo viaggio in Turchia, ha visitato per la seconda volta nella storia un tempio islamico, la moschea del Sultano Ahmed. Dopo una prima crisi comunicativa con il mondo islamico per via del discorso di Ratisbona, ha recuperato promuovendo l'avvicinamento ai musulmani favorendo una cultura della pace, perché la fede e la ragione respingano la violenza nell'islam.
Ha chiesto al vertice del G8 la cancellazione del debito estero dei Paesi più poveri in una lettera indirizzata ad Angela Merkel, cancelliere tedesco che presiedeva l'organizzazione. Il grido per i poveri si ascoltava già prima di Francesco.
Benedetto XVI è stato il Primo papa a designare ufficialmente l'America Latina “il continente della speranza”, e ha detto che da lì veniva una nuova ondata di fede e di forza evangelizzatrice che la stanca Europa avrebbe potuto canalizzare.
Nel suo viaggio negli Stati Uniti, nel ciclone degli scandali per la pedofilia perpetrata dai chierici, il 17 aprile 2008 il Papa ha incontrato per la prima volta uomini e donne vittime di abusi e ha chiesto loro perdono.
Circa gli abusi, la spina del pontificato di Giovanni Paolo II e di conseguenza del successivo, Benedetto ha assunto posizioni chiare e di discontinuità rispetto al passato. Il 19 luglio 2008, ad esempio, nel suo viaggio a Sydney per la Giornata Mondiale della Gioventù, ha chiesto nuovamente scusa e ha riconosciuto la vergogna per gli abusi sui minori in Australia.
Il 19 maggio 2006 ha voluto che Marcial Maciel, fondatore della congregazione dei Legionari di Cristo, rinunciasse per essere indagato per abusi sessuali sui seminaristi. Ratzinger si è proposto di “ripulire la sporcizia” nella Chiesa.
Anche se non ha visitato l'Asia, è stato il Papa che ha saltato il filtro del controllo ufficiale per rivolgersi con una lettera al popolo cattolico sofferente della Cina, esortando i 12 milioni di fedeli, divisi in due parti, a seguire Pietro nell'unione, e ha esortato la diplomazia vaticana e cinese a costruire un ponte (27.05.2006).
Dopo quasi otto anni di mandato e sul punto di compiere 86 anni, Benedetto XVI ha rinunciato, sei secoli dopo il precedente di quella decisione storica, e ha posto fine al suo pontificato il 28 febbraio 2013.
Ha motivato la sua decisione adducendo i problemi dell'età, e ha ammesso sinceramente di non avere la forza. Di recente, i suoi collaboratori hanno rivelato in un documentario per RomeReports che i medici gli avevano consigliato di non andare in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù, e per questo ha deciso di ritirarsi e di dedicarsi alla preghiera e allo studio nel monastero Mater Ecclesiae del Vaticano.
Benedetto XVI e Francesco si sono incontrati molte volte, come nella canonizzazione di San Giovanni Paolo II e San Giovanni XXIII (2014).
Entrambi hanno poi partecipato all'apertura della Porta Santa del Giubileo della Misericordia nella basilica di San Pietro nel 2015.