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Giovedì Santo, il giorno in cui Dio ci consegna la Sua misericordia

MANI, CIELO, MISERICORDIA
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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 14/04/22
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Una meditazione sul senso della liturgia del Giovedì della Settimana Santa.

Meditazione per il Giovedì Santo

La liturgia del crisma il mattino del giovedì santo, e il vino dell’ultima cena della messa vespertina ci riportano alla mente i due medicamenti che usa il buon Samaritano nel racconto che ne fa Gesù nel Vangelo di Luca.

È l’olio della consolazione e il vino della gioia. È bello pensare che il giovedì santo sia l’esplicitazione della misericordia.

Gesù istituisce il sacerdozio perché venga prolungata nella storia la misericordia del buon Samaritano che a differenza degli altri vede, si ferma, si fa prossimo, prende in braccio, conduce alla locanda, paga di persona.

Ma il vero miracolo è l’eucarestia. Essa non è solo la Sua presenza reale, è anche ciò che più di ogni altro sacramento ci fa diventare Egli stesso.

Se il sacerdozio è continuare a versare l’olio e il vino sulle ferite dell’umanità, l’eucarestia invece trasforma chiunque la celebri e la mangi in Cristo stesso.

Ed è così che misteriosamente la Sua presenza reale si prolunga anche in chi prende parte di quel pane e di quel vino, di quel corpo e di quel sangue. Ma non è un gesto magico.

Anche Giuda infatti si accosta a quel mistero, ma la postura del suo cuore è completamente rivolta al male, così quell’intimità pazzesca con Gesù toglie il velo della sua malizia e il buio lo acceca completamente.

È importante allora domandarci con che cuore vogliamo vivere la liturgia di questo giovedì santo. In che modo vogliamo stare alla sua tavola, e poi in quel giardino di ulivi tanto caro a Lui.

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