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Perché Giuda Iscariota ha consegnato Gesù?

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Catholic Link - pubblicato il 13/04/22
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Una riflessione su come il male opera in noi

Mi sembra che solo pronunciare il nome di Giuda susciti nei cristiani una reazione istintiva di riprovazione e condanna. Lo troviamo sempre citato tra i dodici apostoli.

Si può anche identificare facilmente in ciascuno dei Vangeli, cosa che non si può dire di tutti i più stretti seguaci di Cristo, visto che alcuni non appaiono nei quattro libri o sono elencati in modo diverso.

Giuda viene chiamato in tutti i Vangeli “Iscariota”. Benedetto XVI ci ha raccontato il significato di questo soprannome, controverso: la spiegazione più comune dice che significa “uomo di Keriot”, alludendo al suo villaggio d'origine, situato vicino Hebron e menzionato un paio di volte nella Sacra Scrittura.

Altri lo interpretano come una variazione del termine “sicario”, e quindi si farebbe allusione a un guerriero armato di pugnale, chiamato in latino “sica”. Non sono poi pochi coloro che vedono in questo soprannome la semplice trascrizione di una radice ebraico-aramaica che significa “colui che lo avrebbe consegnato”.

Alcuni autori sostengono che sia Simone il Cananeo che Giuda Iscariota appartenevano al gruppo degli zeloti. Più che un partito organizzato, erano un movimento estremista di opposizione ai Romani. Il censo del legato della Siria provocò un'ondata di indignazione e di resistenza in Palestina.

Scoppiarono rivolte in vari luoghi.

Questi due apostoli devono essere stati attirati dalla figura del Messia, che veniva a realizzare le profezie, a liberare la patria, che avrebbe espulso gli invasori e restaurato il potere di Israele. 

L'inizio della slealtà

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Se leggiamo con attenzione, dà l'impressione che nella vita di Giuda le cose abbiano iniziato ad andare male e l'infedeltà stesse fiorendo già da tempo. Sembra che si sentisse in qualche modo defraudato. San Matteo fa riferimento in due occasione a “colui che lo tradiva”.

Il tradimento in quanto tale ha avuto luogo in due momenti: innanzitutto nella sua gestazione, quando Giuda si mette d'accordo con i nemici di Gesù per trenta monete d'argento, e poi nella sua esecuzione con il bacio che ha dato al Maestro nel Getsemani.

Ma perché ha tradito Gesù? Non possiamo saperlo con esattezza. Una teoria parla dell'avidità di denaro e della possibile invidia degli altri apostoli. Un'altra suggerisce una giustificazione di carattere messianico: sarebbe rimasto deluso vedendo che Gesù non includeva nel suo programma la liberazione politico-militare del suo Paese.

Il demonio al lavoro

Due evangelisti, Giovanni e Luca, sottolineano questo secondo aspetto. La delusione fa breccia nel suo cuore. San Giovanni annota: “quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo”; in modo simile, Luca scrive: “Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici”.

Sembrerebbe che il demonio si sia introdotto in Giuda attraverso qualche crepa della sua volontà, conducendolo alla mancanza di fede e al tradimento. Le cose devono essersi verificate a poco a poco, secondo l'astuzia di un essere intelligente e maligno, che sa che se mostra subito il suo volto spaventa, e che quando è dentro l'anima provoca la caduta della persona tentata.

Non possiamo smettere di pensare che ci sia sempre una responsabilità personale, che Giuda in qualche momento abbia ceduto alla tentazione, perché solo lì il demonio ha avuto campo d'azione.

La perversione del cuore

Non ha sempre agito male. Ricordiamo che Gesù stesso aveva dato a Giuda la capacità di espellere i demoni, di guarire i malati e di predicare. Lo ha chiamato amico, e nell'Ultima Cena gli ha dato varie opportunità di rettificare la sua condotta.

Potrebbe sembrare che si sia trattato di un tradimento repentino e inspiegabile, ma sembra che la grave mancanza di lealtà sia stata il culmine di piccoli tradimenti. Senza volerlo giudicare, può servirci per comprendere il pericolo di un progressivo raffreddamento dell'amore nei confronti di Dio.

Siamo tutti consapevoli del fatto che le possibilità di perversione del cuore umano sono numerose, ma in genere non è un processo violento, inizia lentamente. È cedere una volta dopo l'altra, e soprattutto lasciare che il cuore resti deluso, accetti un rancore o si insedi un risentimento, e così passiamo con facilità a permetterci di pensare male degli altri, a interpretare in modo errato le loro intenzioni, a vedere le cose con sospetto.

Per poter prevenire questo male, si deve evitare di sviluppare una visione individualista, autonoma.

Bisogna cercare di mettersi sempre dalla parte di Gesù, assumendo il Suo punto di vista. Dobbiamo assomigliare di più a Lui, pensare in positivo, salvare le intenzioni, saper scusare. Accettare i progetti di Dio, anche se portano a cammini diversi da quelli che sognavamo.

Dai grandi mali, beni maggiori

La terribile azione di Giuda ha portato Gesù alla morte. Solo Lui può trasformare questo tremendo supplizio in uno spazio di amore salvifico e in un'offerta di Sé al Padre. 

Analizzando l'etimologia, scopriamo che il verbo “tradire” deriva dalla parola greca che significa “offrire”. Nel suo misterioso progetto di salvezza, Dio assume il gesto ingiustificabile di Giuda come occasione dell'offerta totale del Figlio per la redenzione del mondo.

È qualcosa di simile a quello che vediamo nella liturgia pasquale. La Chiesa proclama “O felice colpa”. Canta con gioia il Popolo di Dio perché quando i nostri primi progenitori hanno peccato, il Verbo si è fatto carne e ha redento il genere umano con la Sua morte e resurrezione, e ci concede il dono dello Spirito.

Dal terribile peccato di Giuda, Dio trae il bene più grande per tutta l'umanità: la salvezza. È la nostra redenzione che si concretizza con il bacio dell'Iscariota nel Getsemani. Lo ha fatto di nuovo la Santissima Trinità, e così si compie fino all'ultima iota delle Sacre Scritture.

Benedetto XVI ci fa vedere l'aspetto più importante: “quando pensiamo al ruolo negativo svolto da Giuda dobbiamo inserirlo nella superiore conduzione degli eventi da parte di Dio”.

Insegnamento per noi

La tiepidezza, come dice il Catechismo, è l'esitazione o la negligenza nel rispondere all'amore divino, e ha vari sintomi. Li enumera San Josemaría: “Sei tiepido se fai in modo pigro e malvolentieri le cose che si riferiscono al Signore; se cerchi con calcolo o 'astuzia' il modo di sminuire i tuoi doveri; se non pensi che a te e alla tua comodità; se le tue conversazioni sono oziose e vane; se non respingi il peccato veniale; se agisci per motivi umani” (Cammino, n. 331).

Bisogna invece dare importanza alle piccole cose, perché è nei piccoli dettagli che si manifesta l'infiammarsi del nostro cuore. Nel Cantico dei Cantici si legge “Prendete le volpi, le piccole volpi che danneggiano le vigne”. I peccati veniali danneggiano molto l'anima.

Un buon modo di agire sarà un esame abituale, sincero e profondo, che ci porti a scoprire e ad addolorarci sinceramente per i peccati veniali e le mancanze di generosità.

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