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Dopo genocidi e massacri, ha senso dire che l’uomo è a immagine e somiglianza di Dio? 

Mariupol, città completamente distrutta durante la guerra in Ucraina. Al suo interno sono morte sotto le bombe centinaia di persone.

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 06/04/22
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Certo che si! Attenti a fraintendere la Genesi: secondo una corretta teologia della creazione la figura umana, nella sua duplice identità maschile e femminile, ha un compito regale

La lettura della Genesi può generare, sopratutto in tempi come questi segnati da guerre e atrocità, delle ambiguità. Il primo libro della Bibbia sostiene che l’uomo sia stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Ma se è stato creato a queste condizioni, come si pone Dio di fronte al male assurdo che genera l’uomo su altri uomini? Attenti. Questa domanda - che è più che giusta - rischia di avere risposte sbagliate.  

Ricadute concrete nella vita di ogni uomo

Un buon chiarimento si può avere leggente il nuovo saggio del biblista Santi Grasso:Ma Dio interviene nella storia?” (Città Nuova). Tale domanda, che potrebbe risultare intellettualistica e anche un po’ presuntuosa, quasi una speculazione sulla relazione tra Dio e il mondo. In real­tà ha ricadute esistenziali molto concrete, quando di fronte a certi avvenimenti e a determinate situazioni ci si interroga sul perché siano accaduti.

Le parole utilizzate dalla Genesi 

Nella Genesi (1, 27-28) c’è scritto così: 

Cosa significa ad “Immagine e somiglianza di Dio”?

Dopo Hitler e Stalin, dopo i genocidi nel mondo e la terribile guerra in Ucraina, si può ancora dire che l’uomo è a immagine e somiglianza di Dio? I due termini sono sinonimi. Il primo (selem, immagine) allude a un’immagine plastica come una scultura, un ritratto, una rappresentazione (1Sam 6,5; 2Re 11,18). 

Il secondo (demôt, somiglianza) deriva da un verbo che significa “essere come, somigliare” e indica l’apparenza, la forma analoga o corrispondente (Ez 1,26; 2Cr 4,3). 

Questa duplice caratteristica dell’umanità non è relativa a qualsiasi aspetto umano. Ma soltanto in rapporto al dono della vita e all’esercizio del dominio sul creato, tutti e due indicati nella benedizione divina. Non è più Dio che concede la vita, ma gli esseri umani, i quali ne sono anche responsabili. 

Un altro possibile fraintendimento 

I verbi “soggiogare” e “dominare” sono soggetti a fraintendimento e possono legittimare grandi scempi nei confronti della natura, sui quali Dio non è certamente d’accordo. L’uomo non può abusare del creato, violentandolo.

In realtà il verbo rdh (tradotto con soggiogare) che significa “calpestare, schiacciare”, indica l’azione del “signoreggiare”, appartenendo al campo semantico dell’esercizio della regalità (1Re 5,4; Sal 110,1). Mentre kbš (dominare), ripreso dal vocabolario bellico, evoca la sottomissione della terra, dei vinti, degli schiavi (Nm 32,29; 2Sam 8,11).

Questi due termini indicano un’azione forte, simile a quella che Dio ha usato per organizzare il cosmo.

Un compito regale 

Secondo la teologia della creazione la figura umana, nella sua duplice identità maschile e femminile, ha un compito regale. È una prospettiva democratica e veramente emancipata se la si confronta con la concezione del privilegio nell’antichità. 

Il ruolo degli essere umani 

Gli esseri umani hanno il ruolo, la funzione di regnare sulla propria vita e sul cosmo mantenendo ed estendendo quell’armonia che Dio ha conferito all’inizio. La benedizione che era già stata impartita agli animali adesso viene rivolta anche agli esseri umani.

Una visione ancestrale di benedizione 

Nella nostra concezione della benedizione si è infiltrata una visione ancestrale, per cui ora essa è percepita come atto che ha il potere di cambiare la realtà. La benedizione invece non è una parola magica, e in questo specifico caso ha la funzione di ricordare il compito o richiamare la vocazione degli umani.

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