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Che ne è stato della coppia che il Papa ha sposato su un aereo in Cile?

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Ingrid T. Saavedra - pubblicato il 31/03/22
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A quattro anni dal giorno in cui Papa Francesco ha sposato due membri dell'equipaggio di un aereo mentre terminava il suo viaggio in Cile, Aleteia ha contattato i protagonisti, Carlos e Paula. È stato lui a ricordare quel momento decisivo e offrire dettagli inediti di una notizia che ha fatto il giro del mondo

Carlos Ciuffardi, “El Bendito” o “El Bendecido”, come è diventato noto tra amici e familiari, è uno dei protagonisti della storia che ha avuto un impatto mondiale il 18 gennaio 2018, giorni in cui lui e la moglie Paula Podest hanno ricevuto il sacramento del matrimonio durante il volo che rappresentava l'ultimo atto del viaggio che Papa Francesco compiva in Cile. A Iquique avrebbe infatti terminato la sua visita per poi dirigersi in Perù.

“C'è stata una premiazione interna con i migliori commissari di bordo della LAN, e mia moglie è stata eletta come responsabile del volo del Papa. Quando me lo ha raccontato quella sera sono stato molto felice, ma quando mi ha detto che anch'io avrei fatto parte dell'equipaggio la mia emozione è raddoppiata”, ha confessato Carlos ad Aleteia.

Sono stati mesi di preparazione insieme al personale vaticano, per seguire un protocollo che doveva rispettare i massimo standard di sicurezza. Dopo tutto, si trattava del volo più importante per l'impresa in 30 anni.

Il Papa amico

Nel volo di ritorno da Temuco a Santiago, Carlos era stato incaricato di assistere la zona A dell'aereo, quella in cui si trovava il Papa.

“Era un volo tranquillo, il Papa insisteva per sedersi vicino al finestrino per poter guardare il panorama. 'Mi piace il Cile', diceva. Mi sentivo in un sogno, l'aereo era silenzioso, guardavo dietro la tendina e vedevo il Papa, le nuvole e i vescovi che leggevano la loro Bibbia”.

Il sistema di sicurezza che circondava il viaggio era qualcosa di mai visto prima, sia negli aeroporti che durante i voli.

“Il Vaticano ci aveva dato tre istruzioni precise: 'Non gli si rivolge la parola, non lo si guarda e men che meno lo si interrompe'. Stavamo per atterrare quando ho visto che non si era allacciato la cintura di sicurezza, allora gli ho chiesto di farlo... saltando la prima istruzione. Poi mi è stato detto che la destinazione era stata modificata, il che avrebbe ritardato l'arrivo di circa 15 minuti”, ha riferito Carlos.

“Allora sono rimasto al mio posto, e poi all'improvviso, dal nulla, avevo accanto il Papa che mi chiedeva quanto mancava all'arrivo. Mi sono alzato in piedi con un balzo per spiegargli che doveva tornare al suo posto quando mi ha detto che aveva bisogno di stendere le gambe. Poi ha guardato la mia targhetta di identificazione e mi ha chiesto da che parte dell'Italia venivo. Ho risposto che i miei nonni erano della Liguria, e allora mi ha detto che eravamo come cugini”.

Una benedizione ai piloti

“Abbiamo continuato a parlare di calcio, di aerei, di vari temi in modo molto disteso, l'ho sentito molto vicino. Sentivo che stavo commettendo una mancanza grave, ma dovevo essere un bravo ospite. E poi mi ha detto che voleva salutare i piloti, cosa che era più che proibita. Ho tuttavia chiesto al capitano di poter entrare e ho lasciato entrare il Papa”.

“Ho questa immagine incisa nella mente: il Papa fermo mentre i tre piloti guardavano davanti nella luce del tramonto, un'immagine divina. Quando alla fine l'aereo si è fermato e il capitano si è girato, è quasi svenuto. È stato un momento molto emozionante, soprattutto quando ha impartito loro la benedizione. In quel momento, credevo che fosse l'episodio della mia vita che avrei raccontato in futuro – che avevo parlato con il Papa e che lui si era congedato dicendo che eravamo amici”, ha proseguito Carlos.

“All'arrivo, la prima cosa che ho visto è stata mia moglie che mi si è avvicinata e mi ha detto: 'Che hai fatto? Come ti è venuto in mente? Poi ne parliamo!' In quel momento ho pensato che la mia carriera alla LAN fosse giunta al termine”, ha confessato.

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Il soffio dello Spirito Santo

Quella è stata una notte insonne, in cui Carlos ha ripercorso continuamente quello che aveva vissuto, sentendo di aver commesso un terribile errore. Il mattino dopo, iniziando il lavoro nell'ultima giornata del viaggio papale, il proprietario della LAN, Ignacio Cueto, si è avvicinato per dirgli che il Papa era rimasto molto contento e voleva che lui si incaricasse di quel tragitto. Non è stato possibile perché per diritto spettava a un'altra collega.

“A un certo punto ci hanno detto che come equipaggio potevamo scattarci una foto con il Papa, e mi è venuto subito mente se potevo andare insieme a mia moglie. 'Hai portato tua moglie sull'aereo?', mi ha chiesto Sua Santità. E ci ha invitati a sederci accanto a lui per chiacchierare”.

“Allora gli ho chiesto se poteva darci la sua benedizione, ma quando ha saputo che non eravamo sposati per la Chiesa ha detto che non poteva, perché ci mancava il sacramento. È stato allora che gli ho raccontato la nostra storia, che avremmo dovuto sposarci il 27 febbraio, giorno del terremoto in Cile, e che la chiesa era crollata, rimanendo chiusa per un anno. Gli ho raccontato tutto quello che aveva significato per noi a mo' di sfogo... poi sono arrivate le nostre figlie, e alla fine non avevamo concretizzato la cosa”.

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Matrimonio in aria

La conversazione si protraeva da qualche minuto, e sull'aereo iniziavano a diventare nervosi perché non capivano cosa stessa accadendo a Carlos e Paula.

“Allora il Papa mi ha detto: 'Io sono il custode dello Spirito Santo sulla Terra, e se ti ha portato davanti a me e tu mi racconti questo, devo metterci un punto. Volete sposarvi? Paula, tu ami Carlos, e tu Carlos, ami Paula? Allora non c'è nient'altro da dire, vi sposo qui e ora. Volete o no?”

“Mi ha mandato a cercare un testimone, e ho chiesto al nostro capo, Ignacio. 'Prendiamoci la mano, da questo momento siamo una famiglia', ci ha detto il Papa. E io vedevo quell'immagine e non riuscivo a credere a quello che stavo vivendo. Alla fine, dopo una breve cerimonia in cui ci ha dato alcuni consigli e c'è stato anche il tempo per il buonumore, ha sottolineato che il sacramento del matrimonio è quello che manca di più nella Chiesa, e che se questo avesse motivato più coppie avevamo fatto il nostro dovere”.

La notizia ha avuto una ripercussione internazionale. I giornalisti presenti nel volo hanno iniziato a dire che era un fatto inedito. Quando hanno aperto le porte per scendere a Iquique, tutti sapevano che il Papa aveva celebrato un matrimonio in volo, e nell'arco di pochi minuti Paula e Carlos sono stati al centro della notizia.

“Molta gente mi ha scritto da tutto il mondo su Facebook dicendo che dava loro speranza, che avevano ripreso in mano l'idea di sposarsi. Ho ricevuto molte manifestazioni d'affetto, è stato veramente molto bello”.

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“Un paio di mesi dopo mi ha chiamato il Nunzio Apostolico, Ivo Scapolo, per chiedermi dei documenti che richiedevano da Roma per registrare il mio matrimonio. Ci ha poi invitati una domenica mattina alla Nunziatura. Lì c'era padre Carlos Cano, che era colui che avrebbe dovuto sposarci quel 27 febbraio”.

“Siamo andati con le nostre due figlie, Rafaela e Isabela, e abbiamo concordato di realizzare una cerimonia quando fosse stato possibile”.

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Una cena pendente

“Quando ci siamo congedati dal Papa, immensamente grati ed emozionati, gli ho detto che l'aereo era come la nostra casa e che speravamo che si fosse sentito a suo agio e ben assistito, al che ha risposto: 'Spero un giorno di potervi ospitare nella mia'”, ha riferito ancora Carlos.

“E quindi abbiamo una cena pendente a Roma, che purtroppo è stata rimandata per l'arrivo della pandemia, ma che speriamo si possa concretizzare. Per ora vorremmo solo dirgli che abbiamo rispettato il mandato che ci ha dato il giorno in cui ci ha sposati. Continuiamo a vivere e a lavorare per mantenere una famiglia unita, nell'amore e nella cura dell'altro e con una storia straordinaria da raccontare, che spero di scrivere un giorno quando sarà possibile”.

Oggi solo Paula continua a lavorare alla compagnia aerea LATAM (il nome che ha sostituito LAN, n.d.t.). Carlos lavora invece in modo autonomo realizzando mobili fatti a mano nel laboratorio di casa sua, cosa che gli permette di prendersi cura delle figlie quando la moglie è in viaggio.

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