Slalom tra missili e bombe per consegnare aiuti umanitari: è quanto stanno facendo decine di preti con i loro collaboratori in tutta l’Ucraina, sopratutto nella zona orientale del Paese, quella più colpita dalla guerra. Il vescovo cattolico e frate minore Leon Dubravskiy lo racconta ad Avvenire (29 marzo).
Una immensa diocesi
Mons. Dubravskiy guida la diocesi (grande due volte la Lombardia) delle regioni di Khmelnytskyi e Vinnycja, nell’ovest dell’Ucraina, Una Chiesa che, come tutte quelle cattoliche del Paese, si è unita venerdì scorso all’atto di consacrazione dell’Ucraina e della Russia al Cuore Immacolato di Maria voluto da papa Francesco.
200mila sfollati “ufficiali”
La Chiesa, spiega il vescovo ucraino, è in prima linea dell’accoglienza degli sfollati. «Facciamo tutto il possibile. Nelle due regioni che formano la diocesi se ne contano circa 200mila. E si tratta di quelli certificati in modo ufficiale».
Chiese aperte 24 ore al giorno
Prosegue mons. Dubravskiy: «Abbiamo aperto le chiese e i monasteri per offrire ospitalità. Ci concentriamo in particolare sui più bisognosi perché una parte dei rifugiati può contare su risorse proprie. E cerchiamo di dare un tetto a chi sceglie di rimanere nel Paese o non ha la possibilità di andare all’estero. Abbiamo una proficua collaborazione con le istituzioni locali».
Come si smistano gli aiuti
La diocesi di mons. Dubravskiy è diventata anche un hub per distribuire gli aiuti che entrano in Ucraina dagli Stati confinanti. «Non è certo il nostro territorio uno di quelli che ha maggiori necessità. Facciamo da punto di smistamento per il Nord e l’Est dove la situazione è ben più drammatica. Recapitare i carichi non è facile. Tra l’altro ci sono timori comprensibili da parte di molti nel portare gli aiuti umanitari nelle zone di guerra».
L’auto medica
«Allora - aggiunge il vescovo - tanti nostri sacerdoti sono diventati autisti rischiando anche la vita per raggiungere le aree più critiche con un’auto o un furgoncino stipato di beni d’emergenza. Inoltre come Chiesa latina abbiamo donato un’auto medica che viene usata nelle diocesi dove i combattimenti hanno maggiore intensità (Avvenire, 29 marzo).
6000 religiosi
Sono più di 6.000 i preti, frati e suore cattolici rimasti in Ucraina per fornire riparo, cibo, curare i feriti, fornire sostegno spirituale e amministrare i sacramenti. «Alcune persone - scrive su Facebook Fra Giancarlo Fano in un post diventato virale - si sono confessate per la prima volta, per prepararsi alla morte. Vogliono anche confessarsi al telefono; ma il prete non può farlo. Alcuni sono andati a battezzarsi prima di andare in guerra e fare la prima Comunione».
Il vescovo che carica i camion con i viveri
Prosegue Fra Giancarlo:
Collegi cattolici diventati dormitori
Conclude il frate francescano:
La Chiesa greco-cattolica in Ucraina ha aiutato 175mila persone
La Caritas-Spes – organismo della chiesa greco-cattolica ucraina – ha stilato un report su quanto, ad un mese dall’inizio del conflitto, i centri, le strutture e le parrocchie stanno facendo, sul territorio, per le persone colpite dalla guerra che non sono fuggite dal Paese.
Sono 175.741 i beneficiari che hanno ricevuto assistenza dall’inizio del conflitto. 64.607 le persone che hanno beneficiato di ricovero e alloggio e 219.719 le persone che hanno ricevuto cibo e beni di prima necessità. Sono stati distribuiti 17.320 confezioni di alimentari. 8.095 persone hanno ricevuto vestiti caldi e scarpe e 79.568 prodotti per l’igiene. Ci sono poi prodotti per l’infanzia, vestiti per bambini ma anche medicinali.
La Chiesa cattolica latina ha aiutato 260mila persone
Ai numeri di Caritas-Spes, vanno aggiunti quelli di Caritas Ucraina, l’ente caritativo di riferimento della chiesa cattolica latina: più di 260 mila persone sono state assistite dall’inizio della guerra; quasi 100.000 gli alimenti distribuiti e più di 50.000 kit igienici. Nei centri di accoglienza della Caritas vivono 1.400 persone al giorno.
Quasi 4 milioni di rifugiati
Le due Caritas e la Chiesa sono tra le poche realtà rimaste a fianco della popolazione ucraina – sintetizza in un Report Caritas Internationalis – e la loro presenza permette di raggiungere anche le aree di conflitto più remote. E’ un lavoro capillare, quotidiano, di base che viaggia sul posto, a fianco delle persone, per sostenerle nell’ora più dura della prova.
Sono oltre 3,8 milioni i rifugiati ucraini usciti dal Paese e più di 1,8 milione i bimbi costretti a fuggire a causa della guerra. In tutto il Paese si contano oltre 6.6 milioni di sfollati interni e circa 12 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria (Agensir, 31 marzo).