A fronte della «necessità di una presa di coscienza più netta e più consistente dell’identità cattolica» in àmbito scolastico, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha pubblicato ieri, 29 marzo 2022, un’istruzione intitolata L’identità della scuola cattolica – Per una cultura del dialogo. Si presenta come uno strumento, e il documento (di 23 pagine) propone «criterî adatti alle sfide del nostro tempo», e insiste sull’importanza di sviluppare una «educazione in uscita».
Questa istruzione è una risposta ai “conflitti” provocati da «interpretazioni divergenti del concetto tradizionale di identità cattolica delle istituzioni scolastiche», spiega il Dicastero della Santa Sede. Per questo essa propone «orientamenti più approfonditi e attualizzati» sul punto.
Il documento – ritiene Philippe Delorme, segretario generale dell’insegnamento cattolico in Francia – è una sintesi dei precedenti documenti pontificî, i quali
In questo, è la sua dichiarazione ad i.Media, «porta il segno di papa Francesco», soprattutto nella linea del suo Patto educativo mondiale, presentato nell’ottobre 2020.
Secolarizzazione e multiculturalità
Il documento invita a prendere in considerazione la secolarizzazione e la dimensione «multiculturale e multireligiosa» delle società. Esso insiste sulla dimensione della Chiesa come «madre e maestra», e ricorda che la sua azione educativa non è «un’opera filantropica», ma «una parte essenziale» della sua identità.
«La Chiesa ha il dovere di educare», dichiara il testo, perché la promozione dello «sviluppo integrale» della persona mediante l’educazione e quella mediante l’evangelizzazione sono «strettamente legate». Tale promozione riguarda l’alunno, ma anche l’educatore, perché la scuola cattolica possa essere anche un luogo di evangelizzazione – così sottolinea Delorme, che lamenta come questa dimensione sia assente nel documento.
Contro le derive dell’identità cattolica
L’istruzione mette in guardia contro l’allestimento di un “modello chiuso”, proposto da alcuni istituti, e invita ad avere il «coraggio di testimoniare una cultura cattolica» senza «trincerarsi in un’isola». Essa scarta anche gli istituti che preferiscono dichiararsi di “spirito cattolico” o di “ispirazione cristiana”, ritenendo che riconoscerli come cattolici non avrebbe che un «valore simbolico».
«È importante dire chi si è e in nome di chi», sottolinea Delorme, spiegando che pertanto bisogna essere «chiari sul nostro programma educativo e su ciò che lo nutre, vale a dire l’Evangelo».
Per ricevere il bollino di “cattolico”, il documento spiega che un istituto deve essere definito tale da un vescovo diocesano o dalla Santa Sede, oppure essere diretto da una congregazione cattolica. Il documento insiste sul ruolo centrale del “discernimento”, che in caso di difficoltà deve guidare il vescovo a determinare l’identità cattolica o non cattolica di un istituto che si trova nella sua diocesi.
Una dichiarazione di missione
Richiamando la diversità dei carismi in materia di educazione cattolica, il documento insiste sull’importanza per l’istituto di chiarire il proprio posizionamento cattolico mediante una «dichiarazione di missione» o un «codice di condotta».
Nel caso in cui lo Stato imponga all’istituto scelte contrarie all’identità cattolica, riconosce poi l’istruzione,
L’istruzione sottolinea infine l’importanza della «protezione dei minori» nell’àmbito scolastico, evocando la necessità di mettere in opera «tutte le procedure necessarie» per difendere la dignità degli alunni. Un’osservazione – conclude Delorme – che è più un “aggiornamento” che una novità.
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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]