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Il vescovo di Gozo (Malta): «Questo viaggio del Papa deve trasformarci» 

Malta; Shrine of Our Lady of Ta’ Pinu, Gozo
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i.Media per Aleteia - pubblicato il 30/03/22
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Viaggio Apostolico di Francesco nell'isola mediterranea i giorni 2-3 aprile 2022. Il Pontefice visiterà il santuario mariano di Ta’Pinu.

Papa Francesco visiterà Malta i prossimi 2 e 3 aprile. Si recherà in catamarano sull’isoletta di Gozo, dove pregherà nel santuario mariano di Ta’Pinu. Il vescovo della diocesi, mons. Anton Teuma, ci parla di questa visita storica per l’isola. 

Può descriverci la sua diocesi di Gozo? 

È una diocesi piccolissima, indubbiamente una delle più piccole della Chiesa cattolica. Però è molto attiva. Gozo ha 40mila abitanti. Ci sono molti migranti, dall’Europa e da altre regioni. Possiamo vivere insieme perché gli abitanti sono generosi e permettono a tutti di vivere con loro in tutta serenità. Abbiamo 15 parrocchie e siamo benedetti dall’avere 120 preti (certo c’è da notare che un terzo di loro ha più di 65-70 anni). 

La frequentazione della messa domenicale è ancora buona. Le nostre parrocchie sono attive, in particolare per le feste celebrate in tutte le parrocchie di Gozo. Abbiamo molti movimenti cattolici e una buona attività pastorale con i giovani e con le coppie. 

C’è anche un santuario mariano, Ta’Pinu, dove il Papa verrà a pregare sabato. Questo luogo risale al XV secolo. Allora c’era solo una cappellina costruita in campagna, con un quadro raffigurante l’Assunzione della Vergine. Nel XIX secolo una contadina sentì una voce che la invitava a pregare tre Ave Maria, una per ogni giorno che la Vergine passò nel sepolcro prima di essere assunta in Cielo. 

Dopo i miracoli, il santuario è diventato un grande centro di pellegrinaggio. Le persone affluiscono copiose per chiedere l’intercessione della Vergine per delle guarigioni. Il Papa ha tenuto a inserire questa tappa nel viaggio perché ama particolarmente i santuari mariani. 

Si sente dire che l’isola è toccata da una crescente secolarizzazione, che i giovani frequentano sempre meno le chiese… Lei che dice? 

I giovani non vengono più in chiesa come prima. In passato c’era indubbiamente una pratica più culturale e tradizionale. Forse non era basata su una volontà cosciente, sull’ascolto della Parola di Dio. 

Ora ci sono molte persone che vivono il loro cammino di fede in maniera più profonda, e hanno il desiderio di trasmetterlo agli altri. Per noi, dunque, c’è speranza. Ci sono certamente meno praticanti, in quantità, ma abbiamo guadagnato in qualità. 

Come tutti, anche noi siamo interpellati dal consumismo, dal materialismo, dall’egocentrismo. Non è facile, oggi, trasmettere la Parola di Dio, basata sulla carità e sulla generosità. La logica predominante è quella dell’egocentrismo. È dunque una sfida che fronteggiamo. 

Come si sente, a poche ore dall’arrivo del Papa nella sua diocesi? 

Non lo so, non ho avuto tempo di soffermarmi a riflettere. Come tutti, mi sento eccitato all’idea di accoglierlo. Vogliamo celebrare questo momento di preghiera. Vorrei vedere non soltanto il fervore, la partecipazione del gregge, ma vorrei – e lo chiedo a Dio attraverso l’intercessione di Nostra Signora – che questo evento potesse rinnovarci come cristiani. Bisogna che tutto questo ci trasformi. Sennò sarà una celebrazione col Papa, che viene e se ne va, senza che nulla cambi. Io sono sicuro che non è questa l’intenzione di papa Francesco: lui vorrebbe lasciare l’odore della presenza del pastore, dell’Evangelo e dell’Eucaristia. 

Secondo lei quali sono le sfide principali di questo viaggio? 

Invitarci ad aprire di nuovo i nostri cuori e le nostre case per accogliere i poveri, in particolare i migranti. Attualmente vediamo che molti rifugiati fuggono dai paesi in guerra, come l’Ucraina. Questo ci invita ad essere generosi come lo sono stati i nostri antenati con l’apostolo Paolo, quando è passato di qua nel 60 d.C. 

È un elemento importante di questo viaggio. Ma il Papa dovrebbe parlare anche del materialismo e del secolarismo: rappresentano enormi ostacoli per l’uomo moderno e per il cristiano. Il Papa ci inviterà a fare più attenzione a questi ostacoli, che non aiutano chi vuole essere un vero discepolo di Gesù ad avanzare. 

La situazione geografica di Malta fa sì che l’isola sia soggetta a una migrazione dall’Africa molto importante. La popolazione come vive questo nel quotidiano? 

I Maltesi sono generalmente molto generosi e gentili, ma l’egoismo non ci permette di aprire sempre pienamente le nostre case e i nostri cuori a quanti vengono dall’estero. Mettiamo limiti alla nostra generosità, anche nel modo in cui trattiamo i migranti che vengono a lavorare sulla nostra isola. 

Dobbiamo trattarli in modo più umano. Talvolta tendiamo a utilizzarli come forza lavoro, ma senza trattarli come trattiamo gli altri Europei. 

Il suo predecessore a Gozo, il cardinale Mario Grech, è ormai segretario generale del Sinodo dei Vescovi: da Roma pilota il Sinodo sulla sinodalità lanciato in tutta la Chiesa nello scorso ottobre. Voi come state interpretando questo sinodo? 

Fin dall’inizio del Sinodo, siamo riusciti a consultare tutti i nostri gruppi e le nostre comunità. Abbiamo lavorato con loro facendo un esame di coscienza della nostra realtà a Gozo. Abbiamo consacrato tutto l’anno pastorale appena trascorso a questo esame di coscienza, e ora aspettiamo il rapporto dei gruppi. Ne trarremo un programma per l’anno pastorale venturo, nonché un piano pastorale che non sarà calato dall’alto, bensì indotto dall’interno. È così che viviamo oggi la chiamata della Chiesa universale. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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