Convivere tre giorni con “l’uomo vestito di bianco” nella sua residenza di Santa Marta. È quello che hanno vissuto alcuni ex senzatetto, che hanno intervistato papa Francesco a nome delle persone emarginate di tutto il mondo. i.Media ha interrogato una delle partecipanti a questi incontri, Sibylle de Malet, dell’associazione Lazare, che spiega cosa è avvenuto nelle conversazioni pubblicate nel libro Des pauvres au pape. Du pape au monde (Éditions du Seuil) , in uscita (in francese) a partire dal 1º aprile 2022 [e in italiano esce addirittura il giorno prima, il 31 marzo, col titolo In dialogo con il mondo. Il Papa risponde (per i tipi del Corbaccio)].
«La mattina mi svegliavo e dicevo: “Dormo nella camera di un cardinale, è allucinante! Perché io?”». È una donna che si descrive come «una cristiana lambda, proprio la persona più ordinaria del mondo», una trentenne nubile che ama la vita… e che pure ha vissuto un’esperienza fuori dal comune.
Tutto è cominciato con la pandemia da Covid, che ha di fatto causato l’annullamento di un’udienza papale con l’associazione Lazare, che organizzava una convivenza fra senzatetto e giovani attivi. Ad ogni modo, il Pontefice ha deciso di incontrare quelle persone in videoconferenza. Per un’ora e mezza ha risposto liberamente alle loro domande. Dopo il successo di questo incontro, il gruppetto ha proposto al papa argentino di allargare il dialogo ai poveri di tutto il mondo per farne un libro.
Avendo il Papa dato il suo consenso, le ONG implicate nel progetto hanno raccolto più di mille domande in più di 80 paesi, formulate da persone in stato di precarietà, famiglie che vivono in favelas, prostitute, carcerati, rifugiati, bambini di strada. Un centinaio di domande sono state selezionate e un manipolo di «persone in galera» che parlano il francese e lo spagnolo si è recato in Vaticano per farsene portavoce col delegato generale di Lazare, Loïc Luisetto.
A piedi nudi in Vaticano
Era allora la primavera del 2021: il pianeta era ancora duramente toccato dalle ondate della pandemia e numerosi paesi vivevano il lockdown. Otto “vaticanisti improvvisati” sono andati a vivere a Santa Marta. In mezzo a prelati, guardie svizzere e gendarmi, le loro felpe variopinte stonavano con il contesto abituale della resistenza. Vi sono rimasti tre giorni, il tempo di incrociare il pontefice per i corridoi, di farsi inaspettatamente degli amici e di festeggiare un compleanno nella cucina di Santa Marta.
«Non avevamo certo lo stile di quelle persone», dice divertita Sibylle, che si occupa oggi dello sviluppo di Lazare sul piano internazionale.
Però poi tutti li hanno adottati:
Siccome l’appuntamento di un’ora e mezza non ha esaurito tutte le domande, papa Francesco ha proposto un secondo incontro. «Alla fine – racconta Sibylle – il Papa ci ha detto che voleva rivederci una mattina per terminare il lavoro». È cosa rara che il Romano Pontefice riservi una mezza giornata della sua agenda, ma la decisione di Francesco è stata confermata, e gli ospiti sarebbero tornati a Santa Marta per altre quattro ore con lui.
Il Papa ama le persone franche
Si sentiva che era lì per noi – dice Sibylle –: era a suo agio con noi, come in famiglia. La seconda volta è arrivato senza mantellina, aveva una mise molto semplice. Non aveva nulla di formale. Avevamo un pulsante sonoro sul quale il Papa poteva premere quando voleva saltare una domanda, ma non l’ha usato mai. C’è stata molta spontaneità, molto sorriso. Il Papa ci ha poi detto di amare le persone senza maschere.
Venuti dalla Spagna, dalla Colombia, dalla Francia, gli amici della strada prendono da parte loro molto sul serio il ruolo di portavoce. «Leggevano le domande, che erano molto belle, talvolta dure», riporta Sibylle: «È stata un’esperienza incredibile», dicevano tutti rientrando dal soggiorno nello Stato più piccolo del mondo.
Per Ricardo, ad esempio, c’è un Ricardo di prima e uno di dopo: «È indimenticabile nella mia vita!», esclama lo spagnolo Manoli senza dissimulare il proprio entusiasmo:
Sono previsti altri progetti, col capo visibile della Chiesa cattolica?
Quanto al resto, «vi terremo al corrente» – conclude sorridendo Sibylle.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]