Non sono state sufficienti sinora la lettera del sindaco di Kiev, le due telefonate con il presidente Volodymyr Zelensky, e ultimo, l’appello dell’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andriy Yurash per convincere il Papa a recarsi in Ucraina come richiesto da loro.
I viaggi all’ordine del giorno
Fonti del Vaticano hanno confermato ad Aleteia che non cambia la linea su un possibile viaggio lampo di Papa Francesco nella Nazione martoriata dalla guerra con la Russia. Per ora non è in agenda. Restano in programma, invece, i viaggi apostolici a Malta, Congo e Sud Sudan.
La linea del Papa
La Sala Stampa Vaticana ha ribadito che il Papa è vicino alle sofferenze della città di Kiev, alla sua gente, al popolo ucraino. Prega il Signore perché tutti loro siano protetti dalla violenza. E rilancia l’appello fatto con la Preghiera dell’Angelus: "Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri”.
Trasferta complicata ma non impossibile
Sia da un punto di vista logistico, che da un punto di vista religioso (la presenza cattolica è minoritaria e non si sa come reagirebbero le anime del mondo ortodosso), una trasferta ucraina per lanciare un segnale fortissimo contro la guerra, è molto complicata. Ma non impossibile.
Anche per questo, Il Papa ha inviato i suoi più stretti collaboratori, i cardinali Krajewski e Czerny, a sondare il terreno e aprire canali diplomatici preferenziali con le istituzioni del Paese ormai molto provato dalla guerra.
L’appello del sindaco
Al ritorno dei due diplomatici in Italia, è iniziato il pressing delle istituzioni ucraine sul Papa. Il sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, gli ha scritto una lettera in cui ha detto che «la presenza di persona dei leader religiosi mondiali a Kiev sia la chiave per salvare vite umane e aprire la strada alla pace nella nostra città, nel nostro Paese e oltre».
«Se un viaggio a Kiev non è possibile – ha aggiunto Klitschko -, chiediamo gentilmente una videoconferenza congiunta, da registrare o trasmettere in diretta» (Aleteia, 15 marzo).
La telefonata del presidente
Poi è sopraggiunta la seconda telefonata tra il Papa e Zelensky, in cui il presidente ucraino gli ha rinnovato l’invito a venire a Kiev.
Attraverso il suo account ufficiale Twitter, Zelensky ha informato del colloquio telefonico con Francesco: «Ho parlato con @Pontifex. Ho riferito a Sua Santità la difficile situazione umanitaria e il blocco dei corridoi di soccorso da parte delle forze russe. Sarebbe accolto con favore il ruolo di mediazione della Santa Sede nel porre fine alla sofferenza umana. Ho ringraziato per le preghiere per la pace e per l’Ucraina» (Aleteia, 22 marzo).
Il messaggio dell’ambasciatore
Infine l’ambasciatore in pectore dell’Ucraina presso la Santa Sede, Yurash, ha rilanciato l’ipotesi del viaggio-lampo: «So che i tempi sono difficili ma, se il Papa poggiasse i piedi sulla terra ucraina, sarebbe ciò che il Paese desidera maggiormente. Nei giorni scorsi i premier di Slovenia, Polonia e Repubblica Ceca hanno visitato Kiev e hanno mostrato che ciò è possibile. La società ucraina ritiene che, se il Papa venisse in Ucraina, la guerra si fermerebbe. È un sentimento collettivo e sincero. Voglia il Signore che questo sogno possa realizzarsi...» (Avvenire, 22 marzo): .
“Faremo il possibile”
Yurash, intervistato da Sky (23 marzo), aggiunge: «Noi faremo il possibile per organizzare la visita di Papa Francesco a Kiev ma non tutto dipende da noi, bisogna organizzare la sicurezza, noi faremo il possibile».
Lo Spirito del Signore
Tutto questo mentre nell’udienza generale di mercoledì 23 marzo, il pontefice ha ricordato che «con la guerra tutto si perde, tutto, non c'è vittoria in una guerra, tutto è sconfitto. Che il Signore invii il suo Spirito perché ci faccia capire che la guerra è una sconfitta dell'umanità». E «ci liberi da questo bisogno di autodistruzione».