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Gesù tentato nel Getsemani: le visioni di suor Maria Cecilia Baij 

Gesù rappresentato nel Getsemani.

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don Marcello Stanzione - pubblicato il 18/03/22
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“Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice; non di meno non si faccia la mia volontà, ma la tua”

Le visioni e i dialoghi mistici tra Gesù e suor Maria Cecilia Baij si riferiscono al tempo di Quaresima. In queste visioni, la religiosa si sofferma sulla Passione spirituale di Gesù nell’orto degli Ulivi, che ha preceduto la sua crocifissione e morte in croce. Il Getsemani è un mare di indicibili dolori e di infinite amarezze per Gesù, sofferenze che non tramontano in quella notte di tormento, ma durano ancora oggi, nei secoli. E' il luogo delle visioni di Suor Maria Cecilia Baij.

Il sangue di Gesù

L'adorabile corpo di Gesù arriva a sudare sangue nel Getsemani, un podere sul monte degli Ulivi, poco distante da Gerusalemme, preso da atroci sofferenze che portano la Sua anima a sperimentare una terribile e spaventosa agonia la notte del tradimento.

RANA JEZUSA

Consapevole del tradimento

Analizziamo la prima e più importante fonte che può testimoniare questi avvenimenti, cioè i Vangeli. Gesù, sa di essere stato venduto da Giuda Iscariota e che quella del giovedì Santo sarà l’ultima sera che passerà in compagnia dei suoi amici, prima di dover affrontare la dolorosissima Passione e morire sulla croce. Per non lasciare solo nessuno dei suoi fratelli fino alla fine del mondo e per essere nutrimento dei corpi e delle anime, si fa Pane vivo disceso dal Cielo.

La Santissima Eucaristia

Quella sera Cristo istituisce la Santissima Eucaristia e, dopo aver lavato i piedi agli Apostoli, in segno di perdono dei loro peccati, dà loro Sé stesso da mangiare nel Sacramento, quindi è un momento di grande gioia per il Signore.

L’amore che prova per tutti i suoi fratelli

Eppure Gesù sa perfettamente che dovrà soffrire molto, prima spiritualmente e poi fisicamente, per compiere l’opera voluta dall’Eterno Padre.

L’amore infinito che prova per ognuno dei suoi fratelli, figli dello stesso Padre, Lo spinge a sperare contro ogni speranza anche per coloro che avrebbero poi rifiutato la sua Grazia. Che è immensa, e scaturita dal Suo Preziosissimo Sangue, versato non solo per i presenti di quella sera, ma per tutti, in remissione dei peccati.

JUDAS THE ISCARIOT

La “caparra”

Questo Sangue Gesù lo incomincia a versare già durante la Sua tremenda agonia nell’orto degli Ulivi come “caparra” della nostra redenzione. La Sua sofferenza e la Sua tristezza sono tali da morirne, tanto è terribile la prova a cui è sottoposta la Sua umanità.

Gesù sa quale sia il volere del Padre, cioè che Egli muoia per salvare il mondo, ma l’orrore che prova per la morte che sta per affrontare è talmente tanto che la Sua natura umana vorrebbe esserne dispensata.

La notte orribile

Ciò nonostante, la Sua volontà si sottomette a quella di Dio e accetta di bere il calice fino all’ultima goccia. La mente umana non può da sola arrivare a comprendere il motivo completo del sudore di Sangue di Gesù in quella notte orribile, ma solo grazie ad una luce superiore che dilati le nostre menti dubbiose possiamo arrivarci.

Le visioni di suor Cecilia

A completamento di un argomento così profondo e complesso, ci soffermiamo nella lettura di alcune rivelazioni fatte da Gesù in particolar modo a suor Maria Cecilia Baij (1694-1766), una mistica benedettina abbadessa del monastero san Pietro a Montefiascone, molto devota di san Giuseppe.

Illuminazione divina

La preghiera dei “Colloqui” e degli altri scritti mistici redatti da suor Maria Cecilia, per illuminazione divina, fanno di lei una messaggera di Dio. Gesù dice a suor Maria Cecilia:

“Esposi al Padre il mio travaglio”

Prosegue Gesù, secondo gli scritti di suor Maria Cecilia Biaj:

“Mi sentii riempire di maggiore tristezza”

A questa richiesta di Gesù, dice suor Maria Cecilia Biaj, «mi sentii riempire di maggiore tristezza, trovandomi come abbandonato dal Padre. Il quale lasciava che la parte inferiore, cioè l’umanità mia, sentisse tutto il travaglio e l’amarezza, senza che la parte superiore, cioè la divinità che era unita a me, mi desse alcun conforto. […]».

“Padre mio….”

«Genuflesso, adorato ancora il divin Padre - conclude suor Maria Cecilia Biaj - tornai a supplicarlo dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice; non si faccia però la mia volontà, ma la tua”. Volli anche in questo, lasciare esempio ai miei fratelli, insegnando il modo con cui devono pregare il Padre, esponendogli il loro desiderio, rimettendosi, però, tutti al divin beneplacito».

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