Vasilij Grossman, la sua un'opera da riscoprire con urgenza
Per il fatto che spesso attingo a piene mani alle riflessioni di Alessandro D'Avenia trovo giustificazione nelle sue stesse parole. Le cose che vuole dire le trova di sovente espresse in opere di letteratura che con grande sapienza ripropone. Quasi sempre sono classici, di quelli che per sempre sapranno dire qualcosa di fondamentale all'uomo di ogni epoca.
Anche questa volta, dunque, grazie alla sua capacità di lettura e del presente e di testi che ci riconsegna vivi, che sembrano quasi respirare, anche io mi sento di poter respirare meglio guardando la realtà presente come suggerisce di fare.
Madre e figlio
La chiave magnifica che ritrova e ci consegna per questi tempi che sembrano chiusi come cancelli di ferro sulle speranze di interi popoli è quella della madre col bambino, con maiuscole e senza. Perché la madre a cui si rivolge Grossman e che D'Avenia chiama in suo e nostro soccorso è proprio sua mamma. E da quella, passandoci come attraverso, senza facili sublimazioni, si arriva alla Madre e al Bambino.
Nessun corpo da piangere
Di quella madre, ricorda D'Avenia, non era rimasto niente. Niente corpo, niente bara, nessuna sepoltura. Niente. Dicono sia impossibile elaborare davvero il lutto quando non ci venga restituito il corpo.
Con queste vicende davanti agli occhi della mente non posso far altro che pensare al Corpo per eccellenza e alla Madre per elezione. A Lei, cui il Corpo viene consegnato e su quello può piangere, parlare, affidare ricordi.
E poi a Lei stessa e a come muore, senza morire come noi e che dalla tomba non passerà nemmeno. Si può non essere pianti su nessuna tomba anche perché si è vivi, vivi come nessuno è stato ancora, tra noi.
Resistenza all'orrore: l'amore madre-figlio
Grossman, che io colpevolmente non conosco, non era credente eppure sembra non poter fare altro che concentrarsi sulla vita che passa per la maternità, dall'unica endiadi che sembra trapassare la morte e farsi possibile approdo di eternità, quella della madre col bambino, della sua mamma, con lui.
Ora siamo sommersi di immagini che documentano questa formazione minima e irriducibile: la madre col bambino. Dei profughi in fuga dall'Ucraina sono il simbolo più immediato. D'Avenia ha letto queste processioni angosciose e stanche di mamme-con-bambini in fuga in modo inedito e più alto di come si stia facendo fino ad ora, strumentalizzandole di qua e di là.
Da comunista vide la radice dei totalitarismi
Noi cronisti-da-remoto corriamo il rischio ma Grossman no: il suo identificare nella madre l'umanità tutta non è sentimentalismo a basso costo. Perché un costo lo ha avuto, elevatissimo.
Cronista di guerra
Lo scrittore ucraino di Vita e Destino assistette e raccontò infatti l'assedio di Stalingrado, documentò le
Ingegnere chimico poi diventuo scrittore, seguì per più di mille giorni l'Armata Rossa al fronte e ne scrisse come corrispondente di guerra per il quotidiano della Stella Rossa, Krasnaya Zvezda. Credeva nel comunismo, documentò minuziosamente i crimini di guerra dei nazisti ma quando assistette alla campagna antisemita che l'Unione Sovietica portò avanti in patria non potè più identificarsi totalmente nel regime che pure aveva servito.
Dissidente e perseguitato dal partito
Nella tragica disillusione a cui si dovette arrendere vivendo nella Russia di Stalin comprese che ogni totalitarismo germina dallo stesso ceppo. Due nemici che sembravano agli antipodi come nazismo e comunismo sono rami dello stesso tronco che si nutre della linfa della volontà di potenza, a malapena camuffata nelle utopie che vogliono costringere gli uomini a infernali paradisi in terra. Grossman, a queste terribili condizioni, con la forza che la letteratura mostra forse solo in situazioni tanto estreme, comprese che...
Ciò che salva il bene sono le persone buone
La morte della madre
Possono solo ucciderti, non sconfiggerti
Restano presenti al figlio lo sguardo d'amore della mamma e il suo morire. La Madre col Bambino e l'Addolorata. E poiché lei vive in lui è sempre alla madre che scrive ed è a lei che dedica la sua opera più importante e più sovversiva per il regime che tenta di distruggerla.
Vita e Destino, l'opera salvata (e capace di salvare)
E' sovversivo il pensiero di Grossnam perché è vero, comprensibile da ogni madre e figlio in ogni guerra e orrore che con trista monotonia coprono il mondo e la storia.
Non c'è pensiero, filosofia, scoperta, nè appartenenza che possa placare il cuore umano, mai, tantomeno quando stia in bilico sull'orlo dell'orrore e del nulla.
Il mondo si stava sbizzarrendo in un caleidoscopio di torture, genocidi e stermini e lui resisteva dentro il ricordo vivo della madre, del suo amore, delle sue lacrime. E anche della sua agonia.
L'amore che toglie la paura
Non è una pietosa consolazione in attesa della fine, è l'argine alto e pieno di senso, l'avamposto dell'eterno che spicca come promontorio nel mare della storia, anche quando è rosso del sangue di tutti i morti di tutte le guerre e le persecuzioni, della fame e delle malattie.
La forza dell'umano vince anche la violenza più brutale
C'è un'altra opera di Grossman che D'Avenia ci invita a leggere e lo farò subito: La Madonna Sistina, del 1955.
(...) guardando il famoso quadro di Raffaello della Madonna con in braccio il bambino, custodito a Dresda, ricorda le donne che ha visto proteggere i figli nell’orrore della guerra, madri che restarono madri, pronte a «ri-dare» la vita, e così scopre ciò che salva l’uomo e preserva la vita dal destino: «La forza della vita, la forza dell’umano nell’uomo è enorme, e nemmeno la forma più potente e perfetta di violenza può soggiogarla. Può solamente ucciderla. Per questo i volti della madre e del bambino sono così sereni: sono invincibili. In un’epoca di ferro, la vita, se anche muore, non è comunque sconfitta... E accompagnando con lo sguardo la Madonna Sistina, continuiamo a credere che vita e libertà siano una cosa sola, e che non ci sia nulla di più sublime dell’umano nell’uomo. Che vivrà in eterno, e vincerà».
Non temete
E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima, ci incoraggia Gesù. Uccidere è il peggio che possano farci, ma che moriamo davvero, anche nell'anima non è in loro potere.
Una mamma, anche la più incostante e sciatta, quella che può avere tradito il proprio compito, in qualche modo sa che la vita che comincia in fondo è fatta per durare e che dal momento che suo figlio c'è, ci sarà misteriosamente per sempre. La maternità, biologica o meno, insegna che la vita è il bene più prezioso e che a ogni costo, persino della vita stessa, va difesa.
Che non sia proprio questo istinto di protezione, anche ferina, nei confronti della vita che noi donne possiamo insegnare agli uomini perché smettano di cedere al fascino della guerra?
Ogni uomo è figlio
In fondo ogni uomo è figlio e ha una madre che, fosse anche solo per pochi istanti, lo ha guardato, amato. Lo ha visto e ha saputo che finalmente esisteva un uomo mai visto prima, che aveva spinto nel mondo, con dolore, un'opera che nessun altro avrebbe potuto compiere uguale in futuro.
Per te è un bene che io esista
L'umanità dell'uomo è questo: sapere di esistere e che per qualcuno questa realtà è motivo di giubilo, gratitudine, addirittura euforia. Essere umani è sapere che quel tipo di sguardo sulla nostra persona è l'unico vero ed è lo stesso che spetta di diritto a ogni altra persona. La stessa verso la quale pure ci spinge l'odio fratricida ed è questa l'unica forza che può tenerlo a bada.
La venerazione per la persona, perché esiste in un modo che nessun altro potrà rifare uguale, la sua originale bellezza, la sua libertà sono un bene per tutti. Ognuno di noi dovrebbe essere membro del comitato per la protezione del patrimonio che ogni uomo è per tutta l'umanità. Altro che UNESCO.
Ma ciò che serve, dentro questa presa di coscienza che il rapporto con la madre può preparare, è la Grazia. La forza che ci viene dall'alto per agire quell'amore di sacrificio che pure già sperimentiamo essere vero.
Che la Madonna davvero ci addestri il più in fretta possibile all'uso di queste armi di ricostruzione di massa.