L'ultima volta che sono andata al parco con i bambini prima di beccarmi il Covid, detta così sembra un secolo fa, ma dieci giorni chiusa in casa non sono mica pochi - mentre lo scrivo mi balla un occhio, per dire... - ok, basta la finisco di scherzare.
L'ultima volta che eravamo al parchetto, un papà guardando i miei due figli più piccoli, quello di due anni sullo scivolo, l'altra di otto mesi nel passeggino, mi ha chiesto: "vanno al nido?". Ovviamente stavamo scambiando qualche parola, convenevoli da genitori davanti all'altalena, tipo: comesichiama, dormelanotte, stannosempremale.
"Perché non li mandi al nido?"
Ma ad un certo punto come vi dicevo, dopo il solito stupore nell'apprendere che avessi tre figli con età parecchio ravvicinate, è scattata la domanda: "vanno al nido?".
Per Aurora, la neonatona come la chiamo io, non mi sono neppure premurata di rispondere, mentre per Cristiano ho detto: "ma no, sai, ho deciso di non mandarlo, con questo virus è più il tempo che passano a casa che a scuola. Intanto a settembre inizierà la materna...".
Dire una bugia senza nemmeno pensarci
Nulla di strano, vero? Investigatori in erba che mi leggete, non rintracciate uno straccio di incongruenza nella mia affermazione, giusto? Il mio alibi tiene? Sbagliato Watson! Perché senza neanche accorgermene lì per lì, ho mentito. Sì, ho detto una cavolata, una bugia, una falsità.
C'è da "giustificarsi" per il fatto di non mandare i figli al nido?
E' falso che mio figlio non frequenta il nido a causa della pandemia, non è iscritto al nido perché lo tengo a casa con me, come ho tenuto sua sorella maggiore e come spero di fare con la terza. La vera marzulliana domanda è: perché ho mentito senza neppure rendermi conto di mentire? C'è da "giustificarsi" per il fatto di non mandare i figli al nido?
"Me li voglio godere"
Facciamo un passo indietro. Non era la prima volta che qualcuno me lo chiedesse, già altri genitori, sconosciuti o conoscenti, mamme davanti scuola, amici, vicini di casa, mi avevano chiesto per quale ragione non mandassi i bambini al nido, ma in quelle occasioni avevo risposto con sincerità: "me li voglio godere".
Ho la fortuna di lavorare da casa e così, con sacrificio, organizzazione (non è il mio forte purtroppo ma ci si prova) e aiuto da parte dei nonni, ho deciso di tenerli con me. Forse deciso non è il verbo più appropriato, non ho dovuto scegliere, è stato naturale così. Ho sempre visto il nido come l'ultima spiaggia per chi non ha altra possibilità e non l'optimum.
Non sono una mamma pancina
Eppure più di qualcuno ha trovato questa scelta stramba e insensata. Come ad esempio l'aver iscritto mia figlia al primo anno di materna al tempo corto ("come mai? al tempo lungo non te l'hanno presa?" "no, preferiamo così, almeno pranza a casa con noi"). Vi giuro che non sono una mamma pancina, se è questo che state pensando.
Solo che non è poi molto il tempo che i bambini passano interamente con noi genitori; se ci pensate bene i primi tre anni soprattutto, perché poi inizia la scuola e da lì fino al master chi li rivede più. Si scherza, ma neanche troppo.
Mi piace avere i bambini a casa con me, anche se lavorando diventa tutto più caotico e complicato a volte, ma è quello che voglio, è quello che grazie al Cielo ho vissuto personalmente. Anche io ho potuto restare con mia madre nei primi anni di vita ed è quello che desidero donare ai miei figli.
Basta con la storia che chi va al nido è più intelligente
Mi rendo conto che per altri non è così e mi va benissimo, capisco di essere fortunata potendo lavorare restando tra le mura domestiche (ovviamente ci sono anche i contro nello smart working, ve lo assicuro). E non giudico chi fa scelte diverse per bisogno o per volontà. Tanti genitori non hanno alternative al nido, altri lo preferiscono per le più svariate ragioni pur avendo altre possibilità.
Non è una gara
Sono madre e so quanta sia la stanchezza a volte, insieme ad una somma spropositata di gioia. Però quando attaccano il disco con il discorso di quanto sia più sano e fruttuoso per il bambino frequentare fin da subito, cioè a pochi mesi di vita, la "scuola", perché acquisisce competenze, socializza (ma cosa deve socializzare a sei mesi? e poi ha i genitori, i fratelli, i cuginetti...), davvero mi sento sconfitta in partenza a spiegare le ragioni della mia scelta e forse per questo l'altra volta ho inventato la balla del Covid.
La (s)mania delle attività
L'argomento nido a tratti mi sembra che diventi un discorso esagerato come quello delle attività da far fare ai bambini fin da piccolissimi. Sembra che se fin dalla più tenera età non fanno musica, sport, pittura ecc... si crei una grave e precoce carenza, o che questo rappresenti comunque una sfortuna. Una ferita primigenia. Della serie: poverino, la madre non lo porta a baby nuoto.
Figli felici se stimolati continuamente?
A volte tra le mamme sembra una gara: tu lo segni a musicoterapia? giocodanza lo fate? baby yoga? E spesso, ve lo confido senza problemi, una come me con tre figli dai 4 anni in giù, quasi si sente in colpa di non portarli al corso di inglese in culla o chissà che altro. Come se per essere felici questi figli andassero sempre stimolati, sempre tenuti impegnati.
Forse è anche per questo motivo che se ne fanno pochi? Perché invece che crescerli pensiamo di doverli intrattenere fin dalla più tenera età? Attenti che non si stiano annoiando?
"Perché non lo mandi al nido? deve staccarsi da te"
Quando il nostro secondogenito aveva un anno e qualcosa, una persona a noi molto vicina se ne uscì con una frase antipatica, uso questo aggettivo perché è proprio così che la "sentii".
So senza ombra di dubbio che non lo disse in alcun modo per ferirmi però quelle parole le ricordo ancora.
Mi domandò per la terzaquartavolta se fossi intenzionata ad iscrivere il bambino al nido e quando risposi di no, "è ancora piccolo, me lo voglio godere un po', c'è tempo..." balbettando banalmente. Aggiunse: "guarda che deve staccarsi da te".
Ma quale nido, dobbiamo attaccarci bene bene
Come a dire: "è ora! Cosa aspetti?". Ma non aveva di fronte un "bamboccione" di vent'anni con la barba , bensì un nanetto col pannolino e quattro denti in croce.
Ricordo che con un po' di ruvidezza sottolineai che c'era tempo per staccarsi da me, non era certamente quello il momento, perché prima dovevamo attaccarci bene bene.
Ecco, forse avrei dovuto rispondere così sinceramente anche al padre che l'altro giorno al parco mi ha chiesto con insistenza come mai non li mandassi al nido. "Sono piccoli, c'è tempo, non è questo il momento".