Uno dei tratti che emerge dalle storie di vita consacrata è quello della gioia. Ma non si tratta di quella gioia molle, forzatamente infantile, disancorata dalla durezza della vita. Ciò che si vede, invece, e quasi si tocca ma con prudenza perché è quasi troppo è una gioia affilata, profonda, sfacciata. La gioia ferma di chi è capace di guardare il male in faccia e lasciarlo affrontare e vincere al Solo che può. Chi si ritira dal mondo in realtà va in avanscoperta, si porta sul fronte più infuocato della guerra che infuria, da qui alla fine dei tempi, nel teatro della storia umana. Sono guerriere armate perché amate, sono donne, diremmo oggi, "risolte" perché la loro umanità, tutta intera, l'hanno presa e consegnata a Chi sta portando a compimento ogni cosa.
Quello che ci arriva, dalle testimonianze che abbiamo scelto per offrirvene un saggio, sono come lettere dal cuore stesso del mondo e non da desolati esili.
Storie di clausura, dunque, come storie di gioia, amore, coraggio.
1Francesca: ecco perché non mi andava bene mai nessuno
2Maria Teresa: il mondo lo porto con me e lo consegno a Cristo
3La clausura è una "fuga", ma al cuore stesso della vita e del mondo
4Noemi: nella clausura la mia vera felicità
5Suor Raffaella: donare la vita per la conversione di uno sconosciuto
6Suor Clara Grazia: dall'ateismo alla clausura per il desiderio di infinito
Il viaggio di ritorno in macchina lo passa immersa negli Atti degli apostoli perché Clara comincia a leggere anche il Vangelo come fa di solito con i libri: al contrario, partendo dalla fine. San Paolo la colpisce e le fa pensare che essere santi è bello e possibile: