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Diocesi russa affronta il rischio della censura e promuove una preghiera per la pace in Ucraina

UKRAINE
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Francisco Vêneto - pubblicato il 10/03/22
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“Le 216 ore sono state riempite in un periodo molto breve. Alcuni vogliono partecipare varie volte”

La diocesi russa di Saratov, nella zona sud-orientale del Paese, ha deciso di affrontare il rischio di censura e rappresaglie da parte del regime autoritario di Vladimir Putin per quanto riguarda la guerra in Ucraina e sta promuovendo nove giorni di preghiera ininterrotta per la pace nel Paese vicino. La diocesi si trova alla frontiera con l'Ucraina.

Va ricordato che il Governo russo sta imponendo ai suoi cittadini un rigido controllo su qualsiasi manifestazione interna riguardo alla guerra, minacciando con il carcere chiunque chiami guerra la guerra stessa. Secondo la narrativa del regime, si tratta di un'“operazione militare speciale”.

Il vescovo di Saratov, monsignor Clemens Pickel, ha reso noto che la diocesi ha organizzato i partecipanti alla maratona di preghiere di modo da riempire 216 ore ininterrotte di intercessione per la pace. Nella lista di partecipanti ci sono fedeli laici e membri di ordini religiosi presenti nella diocesi.

“Le 216 ore sono state riempite in un periodo molto breve. Alcuni vogliono partecipare varie volte”, ha commentato monsignor Clemens.

Ogni partecipante alla maratona di preghiera per la pace in Ucraina “assume” un turno di un'ora di preghiera. Durante la notte, la maggior parte dei turni è ricoperta dalla religiose delle comunità della diocesi.

La diocesi di Saratov si estende in un territorio immenso corrispondente alle dimensioni di Portogallo, Spagna, Francia e Germania messe insieme. Ha 51 milioni di abitanti, dei quali solo 20.500 sono cattolici. La stragrande maggioranza della popolazione cristiana della Russia è ortodossa.

Il nome ufficiale della diocesi, a proposito, è San Clemente a Saratov. Le quattro diocesi cattoliche esistenti in Russia vengono nominate ufficialmente in omaggio a un santo e non a un'area geografica, per deferenza ecumenica nei confronti della Chiesa ortodossa.

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