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Un prodigio compiuto da San Domenico a Roma: il “pranzo degli angeli”

SAINT DOMINIC
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don Marcello Stanzione - pubblicato il 08/03/22
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Chiamato anche il “miracolo dei pani”, è avvenuto nel convento di San Sito, alla presenza di numerosi frati. Ecco di cosa si tratta

Un episodio, noto come “il pranzo degli angeli” o “il miracolo dei pani”, che è narrato da santa Cecilia Romana nel suo libro “I miracoli del beato Domenico”, che da giovanissima lo conobbe nella sua città.  

Un giorno, racconta suor Cecilia, quando ancora i suoi frati abitavano vicino alla chiesa di San Sisto nei pressi di Roma, chiesa che in seguito passerà alle monache domenicane, ed erano circa un centinaio, san Domenico incaricò fra Giovanni di Calabria e fra Alberto di Roma di andare in città per la questua. Essi obbedirono ed andarono, ma senza alcun risultato positivo, dal primo mattino fino a tardo pomeriggio. 

Il mendicante vestito di bianco

Tornando in convento, quand’erano già vicini alla chiesa di sant’Anastasia incontrarono un uomo che chiese loro l’elemosina in maniera assai insistente. I due frati si scusarono affermando che non avevano nulla da dargli, ma il mendicante, tutto vestito di bianco, ancora insisteva. Allora si dissero l’un l’altro: “Che cosa possiamo fare con un solo pane? Diamolo a quest’uomo per amore di Dio”. Avuto il pane, il mendicante sparì. 

“Andiamo a pregare”

Quando rientrarono in convento san Domenico si fece loro incontro chiedendo se avessero portato qualcosa da mangiare per tanti frati. Allora essi gli raccontarono dello strano incontro con il mendicante. San Domenico dopo averli ascoltati esclamò: “Quell’uomo era un angelo di Dio. Il Signore provvederà. Andiamo a pregare”. 

La cena

Il santo diede ordine di far andare a refettorio i numerosi frati per la cena, sicuro che il Signore avrebbe provveduto alle loro necessità. Allora furono imbandite le mense, sistemate le ciotole e, a un dato segnale, tutta la comunità entrò nel refettorio. San Domenico diede la benedizione e quando ogni frate era seduto al proprio posto, fra Enrico da Roma iniziò il servizio della lettura durante i pasti. 

Due giovani bellissimi

Mentre San Domenico stava pregando con le mani giunte sul tavolo, ci fu l'apparizione degli angeli. Scrive suor Cecilia Romana: “Come aveva promesso ai fratelli, apparvero all’improvviso in mezzo al refettorio, inviati dalla Divina Provvidenza, due giovani bellissimi, carichi ciascuno, davanti e dietro, di due bianche tovaglie piene di pane. Cominciando a servire dagli inferiori, uno dal lato destro e l’altro da quello sinistro, diedero a ciascun frate un pane intero di mirabile bellezza. Quando poi giunsero al beato Domenico, ed ebbero dato anche a lui un pane intero, fattagli la reverenza col capo, scomparvero all’improvviso, e dove andassero e da dove fossero venuti, fino ad oggi nessuno lo sa”. 

Invocare il proprio angelo: una pratica che ci fa sentire protetti.

“Mangiate il pane che il Signore vi ha inviato”

Il santo disse allora ai suoi religiosi: “Fratelli miei, mangiate il pane che il Signore vi ha inviato”. Quindi chiese ai conversi di portare un po’ di vino, ma essi replicarono: “Padre, non ne abbiamo”. Allora disse loro: “Andate a prendere il recipiente e servite il vino che il Signore vi ha inviato”. 

“Bevete il vino che il Signore vi ha inviato”

Essi così fecero e, trovato veramente il recipiente colmo sino al bordo di eccellente vino, si affrettarono a servirlo. E San Domenico disse: “Bevete, miei fratelli, il vino che il signore ha inviato per voi”. Essi mangiarono e bevvero quanto vollero, sia quel giorno sia il seguente e l’altro ancora. 

La richiesta di San Domenico ai frati

Il terzo giorno, dopo aver preso il cibo, il santo chiese loro di dare ai poveri il pane e il vino che rimanevano, e di non permettere che se ne serbasse ancora in casa. Durante quei tre giorni nessuno dei frati uscì alla ricerca di elemosina, perché Dio aveva inviato loro pane e vino in abbondanza. 

Il miracolo

Il filosofo Giancarlo Roggero commenta così questo episodio della vita di san Domenico: “Il motivo di un approvvigionamento miracoloso o di una moltiplicazione dei pani è abbastanza frequente nell’agiografia: lo troviamo ad esempio in san Benedetto e in santa Chiara; meno frequente è quello del pane dispensato dagli angeli. 

Accordo tra cielo e terra

L’angelo è una creatura celeste, il pane è un frutto della terra. L’angelo che dispensa il pane è figura di un accordo tra i principi formativi del cielo e le forze nutritive della terra, del quale è prototipo l’eucaristia. Questa non solo nutre, nelle sue componenti sostanziali più recondite, la corporeità dell’uomo, ma ne illustra altresì la mente di una luce soffusa, nella quale i pensieri trovano ordinata quiete. 

La preghiera di Tommaso d’Aquino

A ciò allude velatamente una meravigliosa preghiera di Tommaso d’Aquino, composta come antifona al Magnificat per i vespri della festa del Corpus Domini, e il cui uso sarà esteso dai domenicani anche ad altri momenti dell’ufficio liturgico: O sacro convivio in cui ci nutriamo di Cristo, si rinnova la memoria della sua Passione, la mente è colmata di grazia e il pegno ci è dato della gloria futura. Una conoscenza – continua Roggero - nella quale la mente riposi come nella luce immutabile della verità è detta “pane della sapienza”. 

Le altre apparizioni di angeli 

Comunque anche in seguito gli angeli apparvero ancora ogni volta che i frati si trovavano nel bisogno con abbondante cibo. In un’altra occasione, San Domenico dovette andare dal convento di San Sisto al convento di Santa Sabina. I frati cercarono di trattenerlo dicendogli: “Padre, è troppo tardi e non è conveniente per te viaggiare adesso”. Egli però si rifiutò di rimanere, come gli veniva consigliato ed esclamò: “Il Signore vuole che io parta; manderà un angelo ad accompagnarmi”. 

Il giovane col bastone 

Poi prese con sé i suoi compagni fra Tangredi e fra Oddo e si avviò con loro. Arrivati alla porta della chiesa, pronti per la partenza, ecco che si presentò un giovane, recando in mano un bastone, pronto ad intraprendere il viaggio. Domenico fece andare avanti i suoi compagni, preceduti dal giovane, rimanendo in ultimo. 

“Padre chi era il giovane?”

Quando arrivarono alla porta della chiesa di Santa Sabina, la trovarono chiusa. Il giovane si appoggiò contro la porta della chiesa e questa si aprì immediatamente; egli entrò per primo, seguito dai frati e, dopo di loro entrò anche san Domenico. Il giovane uscì e la porta si richiuse. Quando fra Tangredi gli chiese: “Padre, chi era il giovane che ci ha accompagnato?” rispose: “Figlio mio, era un angelo che Dio aveva mandato per proteggerci”.

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