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La quaresima, tempo di lotta spirituale 

TEMPTATION ON THE MOUNT DUCCIO
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Jacques de Longeaux - pubblicato il 08/03/22
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Padre Jacques de Longeaux, parroco di St-Pierre-du-Gros-Caillou a Parigi, commenta le tre tentazioni di Gesù nel deserto, riportate nella pericope evangelica della prima domenica di Quaresima (Lc 4,1-13). La tentazione non è il peccato, ma viene dal diavolo: la Quaresima è un tempo di lotta spirituale contro il Tentatore.

Gesù è stato tentato. Si può anche pensare che, in quanto uomo, egli sia stato l’essere umano più sottoposto alla tentazione. 

Un pensiero che ci dà fastidio? Non pensiamo spontaneamente che i santi giunti al più alto grado di santità non abbiano più a che fare con la tentazione, che abbiano avuto accesso a uno stato di pace spirituale e morale esente da ogni lotta? Quanto più Gesù! 

Però questo non è ciò che ci riferiscono gli evangelisti. Gesù va nel deserto dove viene violentemente tentato dal diavolo, come dice il Vangelo di Luca (Lc 4,1-13). Lo sarebbe stato tutta la vita, fino alla Croce. Satana si fa beffe di lui per bocca dei sommi sacerdoti e degli scribi: «Discenda ora dalla croce, il Cristo!, il re di Israele!: allora vedremo e crederemo» (Mc 15,31). Gesù avrebbe potuto farlo, fu tentato di farlo: ma come allora avrebbe salvato il mondo? Come ci avrebbe liberati dai lacci del peccato e della morte? 

Le tre tentazioni 

La tentazione viene dal diavolo. In sé stessa non è un peccato. Il peccato comincia nell’istante in cui si presta orecchio alla tentazione, in cui la si lascia entrare in noi, in cui si comincia ad acconsentirvi. Ora, Gesù non acconsente mai, assolutamente, alla tentazione. Agli assalti del tentatore nel deserto oppone la protezione della Parola di Dio. Le tre tentazioni di Gesù comprendono secondo Luca «tutte le forme di tentazione». Esse corrispondono alle tre tentazioni di Israele nel deserto, durante l’Esodo. 

Anzitutto, cambiare le pietre in pane fa pensare alle lamentazioni del popolo che teme di morire di fame. In risposta, Dio fa cadere la manna e piovere le quaglie (Ex 16; Num 11). È la tentazione di invertire i valori, quando si collocano i beni materiali, i beni di consumo, l’avere, al di sopra dei beni spirituali. 

Al secondo posto c’è il ricevere il potere e la gloria di tutti i regni della terra a condizione di prostrarsi davanti al diavolo: il che fa pensare a Israele che si fabbrica un vitello d’oro e si prostra davanti a lui mentre Mosè è sulla cima del Sinai (Ex 32): è la sempreverde tentazione dell’idolatria e del potere. 

In ultimo, gettarsi dal pinnacolo del Tempio per verificare che davvero egli è il Figlio di Dio e che davvero suo Padre manderà angeli per proteggerlo dalla caduta fa pensare a Israele che dubita di Dio a Massa e a Meriba, laddove mette alla prova Dio chiedendo “il Signore è con noi sì o no?” (cf. Ex 17,1-7). È la tentazione contro la fede quando si attraversa una prova e Dio sembra tacere. È la tentazione di sapere tutto del progetto di Dio, invece di affidarsi ad esso. 

Smascherare il tentatore 

Risalendo più a monte, al racconto biblico dell’origine del genere umano, leggiamo che Eva e Adamo, dopo aver lasciato che il serpente instillasse nel loro spirito il dubbio riguardo a Dio, hanno ceduto a una triplice lusinga: 

La lusinga è la radice del peccato, la porta d’ingresso della tentazione. Gesù non cede né alla lusinga dell’avere né a quella del potere né a quella del sapere. Gesù affronta il tentatore, il diavolo, sul suo terreno. Egli accetta di essere sottoposto alla tentazione per vincerla là dove tutta l’umanità, da Adamo ed Eva in qua e già in loro, era stata vinta; per essere forte lì dove essa era stata debole. Ecco perché, mediante la sua lotta, egli salva Israele e l’umanità intera dal peccato e dalla morte. Questa vittoria sarà conseguita definitivamente con la sua morte sulla Croce e con la risurrezione al terzo giorno. 

Durante il tempo della quaresima siamo chiamati a condurre più intensamente la lotta spirituale contro il tentatore, che ancora e sempre cerca di allontanarci da Dio, di fare in modo che ci rivoltiamo contro Lui travisando la sua immagine. Domandiamo al Signore la grazia del discernimento al fine di smascherare il Mentitore, di scoprire le sue insidie, di respingere le sue manovre. Sì, Signore, «non abbandonarci alla tentazione», non lasciare che la tentazione abbia presa su di noi, non lasciare che ci invada, ci avvolga, ci convinca: «liberaci dal male». 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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