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A Herat figli in vendita per 2300 euro: il gesto assurdo delle madri vedove

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 04/03/22
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In Afghanistan è crisi nera: espianti (un rene costa 1900 euro) e mercato nero di bambini sono diventati un modo per fare soldi

A Herat, nell’Afghanistan tornato in mano ai Talebani, sempre più madri vedove che soffrono la fame ricorrono al mercato nero: mettono in vendita figli e organi per incassare soldi. Lo racconta ad Avvenire (3 marzo) Shirin, coordinatrice di un’associazione di aiuto alla popolazione civile, attiva da 20 anni a Herat. Shirin, quando viene intervistato da Avvenire, è in compagnia di Marjan, e di una terza donna, in collegamento video, la signora Zarmina.

La necessità dell’espianto

«Prima della caduta del governo, i casi di traffico d’organi erano rari» spiega Shirin. «È la povertà che spinge a ricorrervi. A un certo punto si sono viste code fuori dagli ospedali per registrarsi all’espianto. Così i talebani sono intervenuti, dichiarandolo illegale. Ora la pratica si esercita in maniera più discreta, ma resta diffusa».

In Afghanistan, infatti, il mercato nero di bambini e organi va di pari passo con il livello di miseria del suo popolo. La povertà , secondo la Banca Mondiale, riguarda la percentuale record del 70% della popolazione (Aleteia, 8 febbraio 2021).

Il dramma di Marian

«Marjan, vedova con sei figli, è una donna orgogliosa, abituata a risolvere i problemi da sé» precisa Shirin. Fino a tre anni fa il figlio maggiore, muratore in Iran, inviava denaro a casa. Poi, un infortunio in cantiere gli ha spaccato la spina dorsale e l’ha lasciato disabile. Marjan fa la domestica a ore. «Dall’arrivo dei taleban, però, i servizi nelle case non sono più molto richiesti, con la crisi in pochi spendono soldi per il personale di servizio», racconta. 

1900 euro per un rene 

Così, quando il figlio più piccolo ha avuto bisogno di cure, non ha trovato altra soluzione: ha deciso di vendere un rene. «Pagano dai 200.000 Afghani in su, cioè da 1.900 euro. Dipende dal compratore e da chi vende, dallo stato di salute. Al momento degli esami medici, però, ho scoperto che il mio rene non era in buone condizioni». Così, l’affare è saltato. 

La vendita della figlia di Zamina

 Zarmina ha 26 anni, un marito deceduto di cancro e cinque figli. «Anche io lavoro come domestica, per 50, 100 o 200 Afghani al giorno (cioè da 50 centesimi a 2 euro). Ma dall’autunno non c’è più molta richiesta». Le sue risorse si sono esaurite subito: un mese dopo la vittoria dei taleban ha tentato di “cedere” la figlia di 8 anni a una famiglia che non riusciva ad avere bambini. 

2300 euro

«Erano pronti a pagare 200.000 Afghani, meno di 2.000 euro, ma i parenti di mio marito si sono opposti », dice e in video mostra i suoi figli, indicando la bambina da cedere. Chi compra bambini sul mercato nero, spiega Shirin, «ha diversi scopi: il matrimonio, l’adozione, ma anche lo sfruttamento sessuale».

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