Una vita completamente dedicata a Dio ha molto da insegnarci nel XXI secolo. La saggezza di San Basilio e dei Padri del Deserto ha influito su innumerevoli santi e sante nel corso dei secoli, ed è rilevante ancora oggi.
Le radici spirituali del monachesimo orientale possono essere fatte risalire a San Paolo l'Eremita nel III secolo, e poco dopo a Sant'Antonio Abate. Solo con Basilio di Cesarea (e San Pacomio), però, il monachesimo orientale si formalizzò maggiormente. Verso il 357, San Basilio si recò in Palestina, Egitto, Siria e Mesopotamia per studiare la vita delle comunità monastiche e scoprire il loro segeto di santità.
Anche se ammirava il rigido ascetismo e la devota vita di preghiera che conducevano i monaci eremiti, Basilio pensò che i monasteri avessero bisogno di più equilibrio. Col tempo scrisse una sorta di regola che governasse la vita quotidiana dei monaci e moderasse il loro stile di vita estremo. Il testo trovò un'accoglienza calorosa, e per questo Basilio sarebbe diventato noto in seguito come “padre del monachesimo orientale”.
Ecco quattro lezioni spirituali che possiamo imparare dal monachesimo orientale e applicare alla vita quotidiana.
1 Pregare incessantemente
San Basilio scrive:
“Dobbiamo pregare incessantemente? Si può obbedire a questo mandato? (...) La forza della preghiera risiede piuttosto nel proposito della nostra anima e nelle azioni di virtù che si estendono a tutti gli ambiti e ai momenti della nostra vita.
Secondo quanto si dice, 'che stiate mangiando o bevendo o facendo qualsiasi cosa, fate tutto per la gloria di Dio'. Mentre occupi il tuo posto a tavola, prega. Quando prendi il pane, rendi grazie a Colui che lo dà (…). Mentre ti metti la tunica, rendi grazie a Dio per questo. Mentre ti copri con il tuo manto, prova ancora più amore nei confronti di Dio, che sia d'inverno che d'estate ci concede un rifugio adatto a noi, il tempo per preservare la nostra vita e coprire ciò che è indecoroso.
La giornata è terminata? Rendi grazie a Lui, che ci ha donato il sole per il nostro lavoro quotidiano e ci ha dato il fuoco per illuminare la notte”.
Essenzialmente, dobbiamo vivere in uno spirito di ringraziamento, ricordando Dio in ogni attività. Facendo questo possiamo vivere l'esortazione di San Paolo a “pregare incessantemente”.
2 Rinfrescare la nostra anima con un “deserto” settimanale
In una lettera a San Gregorio Nazianzeno, Basilio scrive:
“Il silenzio è il primo passo per la purificazione dell'anima. La solitudine è utilissima, perché tempra le nostre passioni e fa spazio per far sì che i principi le sopprimano dall'anima”.
C'è un motivo per il quale Dio ci ha dato uno shabbat settimanale. Abbiamo bisogno di riposare, di rinfrescare la nostra anima e praticare il silenzio. Non siamo stati creati per lavorare sette giorni a settimana. Quando arriva la domenica, cercate di far sì che sia una giornata di riposo e solitudine (ovviamente adattando il tutto alla nostra situazione di vita).
3 Servire sempre i poveri
Anche se in generale i monaci del deserto egiziano non ricevevano molte visite, San Basilio consigliava ai suoi monaci di servire i poveri per quanto possibile. I religiosi lo facevano in primo luogo e innanzitutto consegnando tutto ciò che possedevano, ma poi continuavano a sostenerli attraverso la loro opera in solitudine.
San Basilio ricordava ai monaci che il loro ritiro dal mondo non li esimeva dal servizio al prossimo, ma che la loro fede cristiana doveva mostrarsi attraverso la loro preoccupazione per il povero.
4 Digiunare quando si lotta contro un peccato in particolare
Digiunare dal cibo può essere difficile, ma i Padri del Deserto lo ritenevano il mezzo principale per sradicare il peccato dalla vita personale. L'idea è che visto che il peccato deriva dalle nostre passioni corporali, se ci freniamo nella nostra passione corporale per il cibo ci rafforzeremo meglio contro altre passioni.
Quanto alla pratica del digiuno, San Basilio esortava alla moderazione e a tener conto della propria salute e dei propri doveri prima di addentrarsi in qualcosa di estremo. Il digiuno è una pratica spirituale degna, ma non dovrebbe essere realizzato con spirito di competizione per vedere per quanto tempo ci si può astenere dal mangiare, com'era il caso di molti dei primi monasteri.