«Non è possibile immaginare l’Iraq senza i cristiani». Lo ha detto il Papa, ricevendo in udienza i rappresentanti delle Chiese in Iraq nel primo anniversario del viaggio apostolico nel Paese, definito da Francesco «indimenticabile» (Agensir, 28 febbraio).
Costretti all’esilio
«Questa convinzione non si basa solo su un fondamento religioso, ma su evidenze sociali e culturali», ha spiegato Papa Francesco, sottolineando che «molti cristiani della vostra regione sono stati costretti all’esilio. Le persecuzioni e le guerre, che si sono succedute fino ai nostri giorni, hanno costretto molti di loro a emigrare, portando in Occidente la luce dell’Oriente cristiano».
“Non sarebbe più l’Iraq”
«L’Iraq senza i cristiani non sarebbe più l’Iraq, perché i cristiani, insieme ad altri credenti, contribuiscono fortemente all’identità specifica del Paese», la tesi del Papa. «Un luogo in cui la convivenza, la tolleranza e l’accettazione reciproca sono fioriti fin dai primi secoli. Un luogo che ha la vocazione di mostrare, in Medio Oriente e nel mondo, la pacifica convivialità delle differenze».
Il senso del dialogo tra le religioni
Continua Papa Francesco: «Voi cristiani dell’Iraq, che dai tempi apostolici vivete fianco a fianco con altre religioni, avete, oggi specialmente, un’altra imprescindibile vocazione: impegnarvi affinché le religioni siano a servizio della fraternità».
«Voi sapete bene che il dialogo interreligioso non è questione di pura cortesia. No, va oltre. Non è questione di negoziazione o di diplomazia. No, va oltre. È un cammino di fratellanza proteso alla pace».
Il Buon pastore
«Nulla, perciò, deve essere lasciato intentato affinché i cristiani continuino a sentire che l’Iraq è casa loro, e che sono cittadini a pieno titolo, chiamati a dare il loro contributo alla terra dove hanno sempre vissuto», l’appello di Francesco. Che ai vescovi ha chiesto di essere «sempre dediti e solerti ad assistere e confortare il gregge».
«Siate vicini ai fedeli affidati alle vostre cure - ha concluso il Papa - testimoniando anzitutto con l’esempio e con la condotta di vita evangelica la prossimità e la tenerezza di Gesù Buon Pastore» (Vatican News, 28 febbraio).