C'è un libretto piccolo ma a me particolarmente caro, è di don Vincent Nagle pubblicato da Rubettino: "Sulle frontiere dell'umano, un prete tra i malati" con la prefazione di monsignor Massimo Camisasca.
Sono pagine asciutte che non rincorrono né nello stile né nel contenuto il desiderio di colpire, stupire, non ambiscono a nulla di ciò. Raccontano solo fatti veri, situazioni concrete, senza allungare il brodo facendoci sopra "il romanzo". Pagine che raccontano l'esperienza di don Vincent come cappellano d'ospedale "dove - scrive il vescovo - il dolore dell'uomo e l'enigmaticità della sofferenza sono merce di tutti i giorni" (p. 5).
"La vita è promessa di vita"
Avevo pensato di scrivere un pezzo su questo libro per mostrare come un sacerdote sta accanto a chi è sul punto di morire, e dalla morte - scrive monsignor Camisasca - "ci si difende", perché la vita, ribadisce don Vincent, è promessa di vita.
Storie di vita e di morte... santa
Ci sono in questo libro storie normali, storie non "andate a buon fine" (come viene detto nella prefazione) e storie davvero incredibili di morti sante. Ma anche episodi meno eclatanti e comunque essenziali per il cambiamento di sguardo, per il desiderio di tornare a Dio, di pregare, di offrire la propria sofferenza, di salvarsi.
Yousef e il tentato suicidio
Riprendendolo in mano, leggendolo e sfogliandolo, ho deciso invece di condividere con voi una storia che parte sempre da un letto di degenza anche se non dal capezzale di una persona in punto di morte. La storia di una sofferenza innocente generata da un'ingiustizia, un enorme ingiustizia subita, che prende le mosse da un tentato suicidio.
Mi auguro che tanti possano ritrovare un pezzo anche piccolo del proprio vissuto nella storia di Yousef, spero per ingiustizie minuscole in confronto alla sua, e magari scoprire attraverso questa vicenda un po' di senso, quello con la S maiuscola, che viene da Dio.
La sofferenza innocente
Don Vincent incontra per la prima volta Yousef, un egiziano cristiano, una domenica mattina nel reparto di terapia intensiva di un ospedale per un tentativo di suicidio attraverso l'ingestione di massicce dosi di sedativi.
Il fratello lo invita in America
Originario di Alessandria d'Egitto, viveva in Italia con la moglie Miriam e le due figlie, e aveva una lavanderia ben avviata. Suo fratello Khaled, che "aveva un caratteraccio ma era pur sempre suo fratello", era invece emigrato negli Stati Uniti. Aveva invitato più volte Yousef a raggiungerlo: "che razza di famiglia siamo se non stiamo insieme?".
Alla fine era riuscito a convincerlo, e così Yousef aveva incaricato Khaled di procurargli un visto d'affari con l'aiuto di un avvocato.
La truffa
Khaled denuncia il fratello e la cognata
Quando Yousef parlò con il fratello del torto subito quest'ultimo si intimorì, ebbe paura di essere denunciato alla polizia e agì d'anticipo, per così dire.
L'infame accusa di molestie sessuali nei confronti della nipote
Ma l'incubo per Yousef era solo all'inzio. Khaled un giorno aveva raccontato al fratello come avere una figlia minorenne può rivelarsi "una bomba atomica con cui distruggere i tuoi nemici". E così dal nulla il pover'uomo si ritrovò accusato di molestie sessuali nei confronti di sua nipote. Fu arrestato,poi rilasciato su cauzione, e suo fratello testimoniò contro di lui durante l'udienza per la richiesta d'asilo, affermando che in Egitto non c'era alcuna persecuzione nei confronti dei cristiani. E così la domanda venne rifiutata.
Quando don Vincent incontra Yousef è da un anno e mezzo che l'uomo si trova nella burrasca, e ha tentato il suicidio dopo aver visionato la registrazione della deposizione della nipote "che risultava assai convincente" per avvallare l'accusa di molestie sessuali.
La Croce segno glorioso della sofferenza innocente
Il sacerdote diventa amico di tutta la famiglia, e prega con loro per l'assoluzione di Yousef non convinto però dell'esito positivo.
La disperazione e la rabbia di Yousef: vuole togliersi la vita
Yousef viene ingiustamente condannato e messo in un carcere di massima sicurezza, sotto sorveglianza e in isolamento sia per il tentato suicidio, sia per proteggerlo dalla vendetta degli altri carcerati in quanto considerato un pedofilo. E' un vivo già morto. Un uomo distrutto. Durante la prima visita di don Vincent si rifiuta di pregare, di parlare del Signore. Gli confida, ribadendolo più volte, di volersi togliere la vita e uccidere suo fratello.
Trovare un Senso alla sofferenza innocente
Di fronte a questa voragine di dolore e rabbia il sacerdote riesce a "balbettare" queste poche parole:
"Dio ti ha scelto per salvare tuo fratello!"
E ancora:
Puoi salvare tuo fratello unendo la tua sofferenza innocente a quella di Cristo
Un mese dopo quando torna a trovarlo trova incredibilmente un uomo nuovo: "sto pregando molto", gli dice felice di vederlo. Nella burrasca Yousef aveva trovato una roccia a cui aggrapparsi per non annegare:
L'innocente che soffre per te
"Dio ti ha scelto per salvare tuo fratello!": la frase che aveva aperto uno spiraglio sottilissimo di luce nel cuore di Yousef assediato dal buio più profondo. Un senso, forse assurdo, incomprensibile, ma un senso per non scendere da quella croce, per accettare l'ingiustizia, la sofferenza, l'infamia.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha consegnato se stesso alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i peccatori. (Isaia 53, 12)