Nel 2000, la violenza che viveva la Colombia ha costretto le Carmelitane Scalze di Buga ad abbandonare il loro monastero. La struttura, situata in cima a una montagna, era un punto strategico, ed è stata teatro di scontri tra guerriglieri e truppe di soldati.
L'11 febbraio scorso, il monastero ha riaperto le porte. Ora accoglie i Fratelli Contemplativi del Carmelo, che vi hanno stabilito una casa di accoglienza o “ospedale per l'anima”, come lo definisce padre Andrés Jaramillo Arbeláez, fondatore della comunità.
“Abbiamo voluto inaugurarlo il giorno della festa della Madonna di Lourdes perché è un ospedale per l'anima. In questa casa offriamo consolazione sulla base della fede e della fraternità, in una tavola comune che avvolge tutto ciò che arriva. Nel luogo in cui una volta prevaleva la malvagità stanno trionfando la speranza e il bene”.
La mano di Dio
Anche se è stato disabitato per più di due decenni, il monastero è stato trovato in buono stato di conservazione. “È come se fosse rimasto dentro un frigorifero, alcuni spazi sembravano utilizzati solo il giorno prima”, ha riferito il sacerdote ad Aleteia, sottolineando che è stata tutta opera della Provvidenza divina.
Le religiose che abitavano in questo luogo, molte delle quali di età avanzata, hanno dovuto andar via principalmente per la violenza che ha scosso il dipartimento della Valle del Cauca. Una volta un gruppo armato illegale vi ha trascorso la notte. La vulnerabilità era tale che perfino la Chiesa aveva raccomandato loro di andar via. Si sono quindi trasferite nella città di Popayán, dove si sono fuse con un'altra comunità.
La proprietà è stata venduta alla stessa famiglia che vent'anni prima aveva donato loro il terreno. Qualche anno dopo il padre è morto, ed è rimasta proprietaria la sua unica figlia, che vive fuori dalla Colombia. Da allora è rimasta disabitata, anche se sporadicamente venivano effettuati dei lavori.
Un giorno, padre Andrés María de San José (nome religioso del fondatore) ha chiesto a monsignor José Roberto Ospina, vescovo di Buga, di quel luogo abbandonato nella sua diocesi.
“La nostra giovane comunità stava crescendo in vocazioni, e volevamo arrivare in un'altra zona. Il monsignore mi ha detto che si era sempre addolorato per questo fatto, ma nonostante tanti sforzi era stato impossibile comunicare con la famiglia per proporle di comprare la struttura”.
Parallelamente, uno dei fratelli carmelitani ha parlato con un sacerdote suo amico, parroco del settore in cui si trova il monastero, che si è offerto di compiere un nuovo tentativo. Miracolosamente, due giorni dopo è giunta una risposta positiva, e la settimana successiva si era già firmato il compromesso di vendita.
La famiglia ha venduto a un prezzo simbolico la struttura alla diocesi, che a sua volta l'ha concessa in comodato ai Fratelli Contemplativi del Carmelo, che si trovavano nel municipio di Girardota (dipartimento di Antioquia).
“È un luogo di grande silenzio e solitudine, a 1800 metri di altitudine. Abbiamo una foresteria e varie modalità di ritiro secondo i mistici del Carmelo”, spiega padre Andrés.
In totale si dispone di 27 stanze, una cappella per 100 persone, un coro con capacità per 30 monaci, due eremi, un orto e cinque laboratori. I Carmelitani Contemplativi fabbricano candele, stoffe e sculture in ceramica e si dedicano alla pittura a olio e al carboncino, e hanno portato tutte queste loro abilità nella loro seconda casa in Colombia.
Consolare e contemplare
Padre Andrés è stato Carmelitano Scalzo per 17 anni, e il Signore ha posto nel suo cuore il desiderio di fondare un nuovo Carmelo che tornasse alle origini dei primi padri eremiti. Otto anni fa sono così nati i Fratelli Contemplativi del Carmelo nella diocesi di Girardota, per condurre uno stile di vita monastico, di silenzio e solitudine nel qui e ora, considerandosi monaci carmelitani del XXI secolo.
Hanno un doppio carisma, essendo contemplativi e consolatori seguendo la frase di Santa Teresina “Amarlo e farlo amare”. Attraverso la contemplazione amano Gesù, e attraverso la consolazione Lo fanno amare.
“Il carisma della consolazione l'abbiamo attraverso la nostra casa di accoglienza, attraverso la formazione che offriamo, l'ascolto, i ritiri spirituali, la consulenza e soprattutto l'aiuto che possiamo offrire a chi arriva – offriamo Messa, liturgia, formazione e ricreazione. La contemplazione la realizziamo attraverso la ricerca instancabile del volto di Dio”.
Il secondo monastero dell'istituto gli permetterà di continuare a crescere e di poter accogliere i 15 giovani in lista d'attesa per entrare nella comunità, e di continuare a offrire luoghi di intimità e preghiera, oggi tanto necessari. I religiosi sono certi che, come il giorno dell'inaugurazione hanno superato le aspettative con la presenza di 350 persone, saranno centinaia coloro che arriveranno alla ricerca della consolazione in questo “ospedale dell'anima”.
Per conoscere meglio questa comunità, si può seguire sulle reti sociali: