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Video osceno girato in una chiesa di Parigi: il parroco reagisce 

La chiesa Saint-Paul-Saint-Louis, a Parigi.

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Pierre Vivarès - pubblicato il 21/02/22
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Parroco della chiesa Saint-Paul-Saint-Louis a Parigi, dove di soppiatto è stato girato un video provocatorio, padre Pierre Vivarès racconta i fatti, e spiega la ragione per la quale ha chiesto la soppressione dai social network del video, già visualizzato milioni di volte.

Numerose persone sono state giustamente scioccate da un video girato lo scorso 16 febbraio nella chiesa parigina Saint-Paul-Saint-Louis, di cui sono il parroco, e che è stato pubblicato sui social network (Tik-Tok, Instagram, Twitter…). Vi racconto la storia. 

La mattina del 17 febbraio mi sono svegliato e ho visto il mio cellulare pieno di messaggi che mi informavano di come la sera prima fosse stato girato un video inutilmente grossolano e ridicolo, nella cappella del Calvario di Saint-Paul-Saint-Louis. Vi si mostrano due ragazzi, penso a malapena maggiorenni, abbigliati in crop-top e nell’atto di “twerkare” e mimare scene “suggestive”. 

Questa bravata da ragazzi aveva comunque raggiunto già un milione di visualizzazioni a mezzogiorno, tanto che l’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi mi ha telefonato a fine mattinata per sapere che cosa fare. Li ho informati quindi della mail inviata la mattina al giovane, e nel pomeriggio la Diocesi ha pubblicato questo comunicato: 

Reazioni indignate 

Il giovane ha pubblicato un altro video, nel corso del pomeriggio, in cui proclama di non avere intenzione di scusarsi e di non vedere che male ha fatto; starebbe invece consultando degli avvocati in ragione dei messaggi di odio ricevuti, in particolare su Twitter. Effettivamente ci sono stati interventi particolarmente forti, e questo è profondamente spiacevole. Ci sono però anche e soprattutto più di 60mila commenti sul suo video, pubblicati essenzialmente da giovani (cristiani, atei, musulmani, ebrei…) che gli rimproverano la mancanza di rispetto, che è scandaloso fare certe cose in chiesa, scioccare una comunità, servirsi della Chiesa per andare in TT, e che lo pregavano di togliere il contenuto multimediale. È piuttosto confortante vedere tutti questi messaggi, spesso ben scritti e meditati, che testimoniano la fede che anima i giovani o la loro volontà di non ferire chicchessia. 

La parrocchia, da parte sua, ha ricevuto anche numerosi messaggi nella giornata per avvertirci della pubblicazione: a mezzanotte, TikTok bannava l’account e dunque il video, che era arrivato a 6 milioni di visualizzazioni. Ciononostante, il giovane ha creato diversi account nella notte tra il 17 e il 18 febbraio, per postarlo di nuovo. Con questo siamo arrivati al 18 febbraio: un ufficiale giudiziario ha constatato la materialità dei fatti e ci siamo posti a studiare la procedura giudiziaria da seguire sull’argomento con gli avvocati della Diocesi di Parigi, dato che il termine delle 24 ore era scaduto. 

Il rispetto del luogo 

La questione non è se il ragazzo creda o no, ma il luogo in cui fa ciò che fa. Molti credono che un luogo di culto, poiché è aperto al pubblico nella giornata, sia un luogo pubblico dove si possa fare ciò che si vuole. Nessun luogo in Francia è uno spazio di totale libertà senza limiti: non si può andare a spasso nudi per strada, ad esempio, perché sarebbe una lesione al pubblico pudore; non si può vendere quel che si vuole, perché esistono regole commerciali; non si può dire quel che si vuole su chi si vuole, perché la fama e la reputazione delle persone sono tutelate dal diritto. Tutte queste regole esistono per permettere il rispetto reciproco di tutti e la vita in comunità. Le reazioni dei giovani non vertevano sull’abbigliamento o sugli atteggiamenti, ma sul luogo in cui la scena si svolgeva. 

È lamentabile che dei ragazzetti siano tanto determinati a esistere mediaticamente e a diventare virali a ogni costo, ma è bello vedere l’immensa maggioranza delle reazioni di questa medesima gioventù, la quale è sì ipersensibile quanto a ciò che subisce, ma lo è pure quanto a ciò che fa agli altri. Questa storia può offrire l’occasione per ricordare che in un luogo di culto in Francia, di qualunque religione, niente può essere organizzato senza l’accordo del responsabile del luogo di culto. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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