A Trappes, città “sensibile” della regione delle Yvelines, una quarantina di adulti si prepara a un sacramento dell’iniziazione cristiana. Un segno fra tanti altri del dinamismo delle parrocchie popolari, annunciatrici «di una umanità riconciliata», stando all’opinione del parroco, padre Étienne Guillet.
Popolata da 35mila abitanti e collocata a una dozzina di km da Versailles, Trappes soffre della propria reputazione. Stando a quanto se ne dice nei media, è tutta violenza, traffico di droga e delinquenza. Uno dei suoi quartieri, les Merisiers, non è stato designato fin dal 2018 «quartiere di riconquista repubblicana» (QRR) perché la delinquenza vi era aumentata in modo significativo? E non è che stia scemando, la delinquenza, anzi nel 2021 è risultata perfino accresciuta del 10% rispetto al primo semestre del 2019. Senza contare che Trappes ha visto crescere diversi giovani partiti a fare il Jihad con lo Stato Islamico in Siria e in Iraq tra il 2014 e il 2016.
E allora, Trappes è una città perduta? O non conterà piuttosto quel che vi accade dentro? Sentite con quali immagini, perfino luminose da quanto si distanziano dall’informazione ansiogena, ne parla Étienne Guillet, che dal 2015 ne è parroco:
A immagine della città, la parrocchia di Trappes è giovane, viva, multiculturale e, anche se ha le sue debolezze, è il segno che vivere insieme è possibile, che il multiculturalismo non è un dramma.
Segni di speranza
La comunità cattolica di Trappes conta una quarantina di nazionalità. Una parrocchia dinamica, la cui messa di Natale è stata ritrasmessa su CNews. Abbiamo visto i parrocchiani della chiesa di Saint Georges manifestare la loro gioia alla vigilia della nascita di Gesù, mescolando canti francesi e melodie africane. Un movimento che non ha mancato di attrarre telecamere: non meno di 40 adulti, infatti, si preparano attualmente almeno a uno dei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. «Un’annata abbondantissima!», si rallegra padre Étienne Guillet, che si deve in parte alla «ripresa post-Covid» per quanti hanno preferito differire la cerimonia. Ma non è tutto qui: il prete constata una “reazione a catena”, in particolare in due comunità particolarmente vivaci – quella malgascia e quella capoverdiana.
Alcuni fanno parte di équipes di preparazione ai sacramenti, e diventano così “apostoli” in seno alle proprie comunità.
Un dinamismo parrocchiale che si traduce in grazie concretissime. Pochi giorni dopo la messa di Natale, trasmessa in tv, una famiglia vietnamita che ignorava l’esistenza di una parrocchia cattolica a Trappes, si è precipitata alla messa la domenica successiva. Altro aneddoto che colpisce: il 24 dicembre i parrocchiani di Trappes hanno distribuito 200 sacchetti di dolcetti di Natale all’uscita delle due moschee della città. Domenica scorsa, la comunità musulmana ha fatto consegnare 3mila mascherine chirurgiche alla parrocchia, e queste sono state distribuite durante la messa.
Una vitalità che, secondo padre Étienne Guillet, non è esclusiva di Trappes ma è condivisa con altri quartieri popolari della diocesi. La diocesi di Versailles conta quattro altri quartieri sensibili a Sartrouville (Cité des Indes), ai Muraux, a Chanteloup-les-Vignes e a Mantes-la-Jolie.
Parrocchie che sono agenti di pace in un ambiente marcato dalla presenza dell’Islam:
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]