L’eccessivo rispetto delle regole anti Covid, che hanno reso le chiese luoghi sicuri, è un bene o un male? Non si rischia di allontanare troppi fedeli dalle celebrazioni per la rigidità nel rispetto di tali regole (obbligo di mascherina e distanziamento, capienza ridotta, ecc)? Un lettore ha scritto le proprie perplessità al direttore di Avvenire Marco Tarquinio, che ha risposto con una interessante riflessione.
In chiesa e negli altri luoghi di culto, premette il direttore di Avvenire, si può entrare senza esibire la Certificazione verde, il cosiddetto Green pass. Che è invece richiesto per l’accesso a luoghi pubblici come cinema e teatri.
Il protocollo
«In tutti i luoghi di culto - scrive il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, rispondendo ad un lettore - in questa stagione pandemica si è però tenuti a osservare le regole di sicurezza suggerite dalle autorità sanitarie e stabilite dai provvedimenti normativi via via approvati. E confermati e richiamati in un protocollo in vigore ormai da molti mesi che non è stato imposto. Ma concordato con la Chiesa cattolica e le altre comunità religiose presenti in Italia».
Cosa prevede
Il protocollo prevede queste regole anti covid da rispettare in chiesa: «distanziamento fisico, uso della mascherina (in questa fase è raccomandata la Ffp2, che non tutela solo gli altri, ma protegge anche se stessi), igienizzazione di luogo, oggetti e mani».
Il timore per la non-partecipazione
Afferma Tarquinio: «Capisco il timore per la possibile assuefazione a una partecipazione alla vita ecclesiale soltanto “a distanza” (o addirittura alla non-partecipazione). Ma spero che lei si sbagli e che la giusta preoccupazione delle persone assediate dal Covid finisca presto».
“Non sono articoli di fede”
Il direttore di Avvenire conclude così: «Conto anche che tantissimi di noi, se non proprio tutti, abbiano chiaro perché in parrocchie e santuari cattolici queste regole anti-Covid vengono rispettate, è il caso di dirlo, religiosamente. Non sono articoli di fede, ma atti di amore verso la comunità di cui si è parte e per ogni singolo fratello e ogni singola sorella comunque abbia scelto di comportarsi in questo duro tempo pandemico» (Avvenire, 15 febbraio).