Il cristianesimo viene spesso considerato una delle grandi religioni del mondo. In questo approccio alla fede, Gesù viene presentato tra altri pensatori e maestri antichi, come Platone, Aristotele, Mosè e Cicerone.
Sembra piuttosto innocuo. Noi cristiani crediamo di vivere in modo diverso per via di un codice morale che Cristo ci ha dato. Ecco una parte di questo modo di vivere presentato nel Vangelo di questa domenica:
“Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo”.
(Luca 6, 20-23)
E tuttavia, la persona di Gesù Cristo non è riducibile a un semplice codice morale o a uno stile di vita. Nella Deus caritas est, Papa Benedetto XVI dice che “all'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.
Essere discepoli di Gesù non significa semplicemente attenersi a una serie di regole o leggi, ma conformarsi al Maestro. Essere cristiani significa sperimentare Cristo come Signore.
Il Trilemma
Cinquant'anni prima che Papa Benedetto scrivesse la sua enciclica magistrale sull'amore di Dio che abbiamo citato, un altro studioso cristiano pensava alla stessa questione circa la natura di Cristo e la vita con Lui.
C.S. Lewis ha scritto quando segue ne Il cristianesimo così com'è:
Per Lewis, semplicemente non quadra dire che Gesù è stato un grande maestro di morale. Pochi capitoli dopo che Luca ci offre la sua versione delle beatitudini, l'evangelista registra la rivendicazione di Gesù di essere Dio: “Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno sa chi è il Figlio, se non il Padre; né chi è il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo” (Lc 10, 22). Molte volte, nella Scrittura, Gesù dice chiaramente di essere Dio.
L'argomentazione
Di fronte a tutte le rivendicazioni della Sua divinità contenute nel Nuovo Testamento, Gesù non può essere semplicemente un grande maestro di morale. Si potrebbe ovviamente contestare l'affidabilità delle Scritture, ma a quel punto ci si chiede perché credere all'insegnamento morale. In altri termini, se il testo è inaffidabile, perché accettarne alcuni aspetti? Per C.S. Lewis, allora, le opzioni ragionevoli del Vangelo sono: (1) Gesù è un pazzo, (2) Gesù è un bugiardo o (3) Gesù è il Signore.
C.S. Lewis è chiaro al riguardo, e conclude:
Di fronte a quest'argomentazione, cosa dobbiamo concludere? Cos'è dunque ragionevole pensare di Cristo?
Dovremmo cadere in ginocchio e adorare il Signore. Non è un Dio che impone fardelli gravosi. Non è un Dio che legifera l'impossibile. Gesù Cristo ci ha dato uno stile di vita
e cammina tra noi, donandoci la forza di rimanere fedeli, di andare avanti, di impegnarci per raggiungere felicità e pace.
Gesù Cristo, nostro Signore, è il nostro stile di vita. Aggrappiamoci a Lui con ogni fibra del nostro essere, e lodiamolo con ogni nostro respiro. Proclamiamo con tutti gli angeli e ai santi nel corso dei tempi “Gesù Cristo è il Signore!”