Quando Julie risponde al telefono per raccontare ad Aleteia la storia della sua sconvolgente conversione a Lourdes, la sua voce di perla è spezzata da scoppi di risa che durano a lungo. Pur senza vederla, s’indovina una grande energia nella sua gaiezza, con la quale sta federando numerosissime persone di ogni età: Julie non ha che 23 anni, eppure da Freigné, nel Maine-et-Loire, sta dirigendo parecchi progetti al contempo.
Tra questi spicca il festival Amen-Toi [gioco di parole in francese, perché il significato letterale “amen-tu”, ossia “di’ amen”, è omofono dell’espressione “ammene-toi”, cioè “pòrtati”, “porta te stesso”, N.d.T.]. Per la sua prima edizione, nel 2018, ha raccolto più di mille persone:
Il suo successo ha sbalordito tutti, a cominciare dai suoi genitori, che allora non erano praticanti. Temevano soprattutto che il carattere timido e riservato della figlia risultasse un ostacolo capitale per una scommessa così audace. Eppure i mille partecipanti – cifra di cui Julie non ha mai dubitato, perché li ha visti – c’erano.
Un segno visibile, per quella che all’epoca era studentessa di Diritto: una brillante carriera sembrava esserle promessa, eppure sentiva di dover fare una scelta, quella di lasciare una vita confortevole e ben tracciata per darla a Cristo.
Così diceva Julie, svelando che questo cammino radicale è cominciato a Lourdes all’inizio del mese di luglio 2013.
Una conversione radicale alla grotta di Lourdes
Julie aveva allora 15 anni, si diceva lontana dalla fede e dalle pratiche religiose, eppure era tentata di seguire il catechismo in preparazione alla confermazione con i suoi compagni di liceo. La preparazione includeva però un viaggio a Lourdes:
Negli ultimi giorni della settimana, il responsabile le disse che il gruppo si era iscritto per un momento di adorazione alla grotta. Invitò Julie ad unirsi a quella preghiera, che doveva aver luogo… alle 3 del mattino! Mezza addormentata e bofonchiando, Julie ci andò:
Mi sono trovata sola sulla mia sedia. Non dovevo fare altro: pregare o dormire aspettando che finisse. È stato in quel momento che ho detto a Dio:
Julie s’addormentò col rosario in mano, prima di essere svegliata dai propri singhiozzi:
Non dubitò neanche per un istante: era Gesù che le parlava dal Santissimo Sacramento.
Poi, durante la messa, mentre il prete sollevava l’ostia, Julie ebbe la certezza di essere «visitata da Gesù». Sentì un immenso desiderio di fare la comunione:
Presa nel trasporto, i colpi di testa di prima scomparvero. Primo fra tutti l’accesso d’ira contro Dio, che non aveva fatto nulla per salvare la zia preferita, bruscamente rapita da un cancro. Poi quelli contro la sua famiglia, nella quale
Per questo Julie preferì non annunciare la propria conversione ai genitori, e neppure ai due fratelli Amaury e Gauthier. Non voleva dare l’impressione di essere diventata una “illuminata”. Paradossalmente, la giovane visse la sua nuova vita di convertita al liceo, in occasione della preparazione alla Confermazione. Fu un pretesto per andare a messa il più spesso possibile: dato il passo che si apprestava a compiere, non doveva giustificarsi più di tanto con sua madre Caroline.
Quest’ultima si ricorda di non essersi resa subito conto della vita spirituale che conduceva la figlia. S’era però ben avveduta del cambiamento del suo comportamento:
Dopo aver convinto degli amici del liceo a fare un ritiro spirituale, infatti, Julie li condusse a Tressaint per il fine-settimana della Misericordia, nell’aprile 2014. Visse di nuovo un momento forte durante l’adorazione. Fu per lei lo scatto definitivo, «una seconda conversione». Profondamente commossa, disse alla madre di andarci anche lei. All’epoca era malata di un cancro: «Le ho solo detto che le avrebbe fatto benissimo», racconta.
Caroline conferma, sorridendo:
La madre di Julie si rende conto della grazia di vivere questo cammino verso Dio con sua figlia, anche se non è sempre facile:
Un festival per evangelizzare le campagne
Julie non aveva che 18 anni, allora, e volle rispondere a una chiamata ricevuta, che le era stata perfino trasmessa in un sogno: creare un festival per evangelizzare le campagne, in un evento che facesse confluire generazioni e confessioni cristiane differenti. Per il festival coniò un nome originale: “Amen-Toi”.
Julie parla e ride, ma oggi la sua équipe conta una cinquantina di persone. Abbandonato il Diritto, Julie ha intrapreso gli studi di Teologia «per capire meglio la Parola di Dio». A sua volta le capita di tenere corsi di catechismo o di andare a fare testimonianze in qualche diocesi. Con la preparazione delle prossime edizioni del festival da una parte, eccola che lancia un altro nuovo progetto, che può pure sembrare un po’ matto sulle prime: la creazione di una scuola di evangelizzazione che sia al contempo una casa-famiglia per le persone in difficoltà, anch’essa in piena campagna. La Casa di Davide.
Una conversione che tocca tutta la famiglia
Stavolta, però, Julie non è più sola. Numerosi volontari, i parenti perfino i genitori si sono coinvolti e la consigliano. Sono diventati, come dice lei stessa, «bruciati come lei». I suoi fratelli – Gauthier di 20 e Amaury di 16 – la sostengono robustamente. La famiglia allargata s’impegna a sua volta: qualche zio e zia, ma anche le cugine. Toccati dalla testimonianza di Julie, seguono la chiamata di Dio – ciascuno a modo suo.
Come spiegare l’esplosione di questa 23enne? Per sua madre,
Julie riconosce che la sua azione la trascende:
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]