Non so se capita anche a voi, amiche che mi leggete, ma io ogni mattina faccio a mio marito il bollettino di come è andata la notte. E spesso ce lo facciamo a vicenda: "Aurora si sarà svegliata dieci volte, sono sfinita", "Ma Cristiano che aveva? lui di solito fa tutta una tirata", "Tu quanto sei riuscito a dormire?", "Non la sopporto Linda ancora nel lettone con noi". Sembra quasi una gara a chi ha faticato di più e riposato meno e ovviamente allattando vinco sempre io, purtroppo.
Si può facilmente intuire che la notte a casa nostra sia abbastanza movimentata, come in tutte le case dove ci sono bambini piccoli. C'è prima la cosiddetta "routine della messa a letto" che da noi comprende dopo il pigiama sempre l'aerosol o il rinowash, poi un bicchiere di latte per la primogenita, il biberon per il secondo, terzo step ognuno nel suo letto, scelta accurata dei pupazzi con i quali passare la notte, collocazione precisa dei super eroi in base al livello di gradimento, favola, preghiera e il papà che resta lì con loro finché non si addormentano. Quando finalmente c'è buio e silenzio inizia il tran tran del "mi scappa la pipì", "accendi anche l'altra lucetta", "voglio l'acqua", "non ho dato la buona notte a mamma".
Io nel frattempo sono sul fronte poppata più ciuccio per far crollare l'ultima arrivata.
C'è poi un tempo breve e magico in cui tutti e tre dormono - permettendo due minuti di chiacchiere appena bisbigliate a me e mio marito - che viene purtroppo presto infranto o dal risveglio della prima figlia, che fatica a dormire nel suo letto, o della terzogenita di sette mesi. E così per citare una vecchia canzone di Pappalardo: "Ricominciamooo".
E questo se stanno bene, perché quando si ammalano il tutto si moltiplica.
Resistere un giorno dopo l'altro, una nottata dopo l'altra è dura. Durissima. Lavorare senza sbadigliare di continuo un'impresa, non discutere con il marito impossibile. Diventa tutto un rinfacciarsi le cose e pretenderne altre. Quando si dorme poco la giornata parte subito in salita ed è facile sentirsi sopraffatti e perdere la pazienza.
Non sono un'esperta, non ho soluzioni da offrire, posso solo condividere la mia esperienza, le strategie non dico vincenti ma che comunque mi tengono a galla, della serie: #iosperiamochemelacavo.
1Smettiamo di dire che non dormiranno mai (da soli, tutta la notte, senza seno, senza ciuccio...)
A furia di ripeterlo a mente, a voce alta, a noi stesse, ai nostri compagni, ai figli, questa cosa ci condiziona e condiziona loro, come per la profezia che si autoadempie. Cerchiamo di mantenere invece un atteggiamento fiducioso, pensando che si tratta di un momento, che è tutto nella norma, che crescere è faticoso perché significa diventare giorno dopo giorno un po' più indipendenti.
Personalmente mi aiuto pensando a come vivevo le notti da piccina, alle paure che avevo, alle fissazioni, e così riesco a restare calma e a sopportare un po' meglio il risveglio continuo dei miei bambini.
2Parola chiave: pazienza
Ci vuole pazienza, tanta, tantissima. E quando sento che non me ne è rimasta neppure l'ombra è già troppo tardi. Perché per una persona irosa come me significa che la sfuriata è vicina, con annessi sensi di colpa. In quei momenti cerco di isolarmi per qualche secondo e di fare una preghiera affinché il Signore mi doni di essere una buona madre. Inoltre sto imparando a fatica a fermarmi prima, a chiedere aiuto, finanche a pretenderlo dal mio dolcissimo sposo quando fa orecchie da mercante, per così dire :)
Quando mi fermo prima e delego a lui, mi sento meglio sia mentalmente che fisicamente. Mi basta anche solo una breve pausa per ricaricarmi e riacquistare un po' della pazienza esaurita. Quando non posso concedermi un'uscita vanno bene pure soltanto 10/15 minuti di pausa, anche il tempo di una doccia, di una telefonata, sono un toccasana. E la notte stiamo imparando a "dividerci i compiti" e quando non c'è altra soluzione a dormire a turno per lasciare riposare un po' l'altro. "Stacchi tu che attacco io?" dice mio marito per farmi ridere, e poi aggiunge: "Così alla Prima Comunione dei bambini non ci arriviamo".
3Allatta da sdraiata
Quando sono diventata mamma ero molto attenta a seguire le regole che ci avevano dato prima delle dimissioni in ospedale. E tra queste c'era quella di non dormire con il neonato. Quanta fatica inutile? è bello e pratico allattare da sdraiate, ci permette di addormentarci mentre loro mangiano ma di farlo in sicurezza. E' molto più pericoloso crollare nel sonno da sedute durante la poppata.
4Ci sono le regole ma prima di tutto: sopravvivenza
Prima di avere figli dicevo: "mi piacerebbe che la nostra stanza rimanesse abbastanza off limits quando avremo bambini". Sacrosanto direi ma... c'è un ma. Non siamo riusciti con la nostra prima bambina - i motivi sarebbero tanti da elencare - a rispettare questa regola. Ci stiamo provando, continueremo a tentare, ma nel frattempo dobbiamo sopravvivere. Perciò quando durante la notte l'abbiamo riportata nel suo letto e fatta riaddormentare due, tre volte, alla quarta, ma a volte pure alla seconda: "ok, salta su e dormi con noi". C'è la teoria ma prima la vita. Forza!
5Fatti aiutare: non fare l'orgogliosa e tieni a bada la perfezionista che è in te
Sto imparando a non arrivare allo stremo per chiedere aiuto, ma a farlo prima. Non posso non dormire e pretendere pure di fare tutto da sola. Poi non so a voi ma a me capita proprio quando sono stanca morta di vedere tutto nero e di desiderare ardentemente di rivoluzionare la casa, sistemare l'armadio delle lenzuola, progettare menù per la cena che manco un ristorante stellato. Non so perché, ma più sono a pezzi più la mia testa mi gioca scherzi di questo tipo risvegliando la pseudo-perfezionista che è in me. A quel punto sono proprio i miei bambini a salvarmi e le loro esigenze semplici e pratiche che mi costringono ad essere concreta. Così mi fermo, faccio il meglio che posso, dove arrivo metto punto, il resto delego a mio marito, ai miei genitori, ai miei suoceri. Se anche voi come me siete fortunate ed avete familiari o amici a cui chiedere sostegno, non siate orgogliose ma approfittatene.
6Piangi ma poi ridi... di più
Luca Barbarossa in Passame er sale canta:
Sono versi che mi fanno piangere quando mi capita di ascoltare la canzone in questo periodo. Sono una vera piagnona e mi capita spesso di sentire un nodo in gola per la stanchezza o di piangere letteralmente esasperata dai capricci dei bambini e dal sonno. Poi quando urlano e si lamentano tutti e tre non vi nego che vengo sopraffatta da una risata isterica simil pianto che è tutto un programma. Ma vabbè, andiamo avanti. Il punto è questo: ho capito che ogni tanto piangere mi fa bene. Se continuo a trattenermi divento tesa ogni giorno di più, irritabilissima, odiosa. Perciò via libera alle lacrime quando necessario però pure alle risate, in dose doppia. Quando inizia il concerto di richieste, capricci, lagne, cerco di non entrare nel turbine del caos arrabbiandomi con i figli ma rido pensando all'ironia del momento assurdo che sto vivendo. Il senso dell'umorismo, come ha detto anche il Papa da Fazio: «Ti fa relativizzare le cose, ti rende gioioso».
Come sopravvivo alle notti in bianco con i miei figli? meno manie di perfezionismo più deleghe, un po' di pianto tantissime risate, meno super woman più mammaaiutamitiprego, alla mamma di quaggiù e alla Mamma di lassù.
Tutte e due ci son già passate e non vedono l'ora di aiutarmi.