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Un prete è inutile: la riflessione “scandalosa” di Don Epicoco e Raoul Bova

attore sacerdote
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 08/02/22
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“Fare il prete non è un mestiere, è un modo inutile di amare. Inutile come ogni amore. Inutile come l’aria”, ha scritto il sacerdote in un monologo letto in radio dall’attore

Raoul Bova ha letto sulla radio Rtl 102.5 un monologo scritto da Don Luigi Epicoco dal titolo provocatorio: “Sull’inutilità dei preti”. L’attore sarà il protagonista della tredicesima stagione della serie “Don Matteo”, e sostituirà Terence Hill nel ruolo di sacerdote. Si chiamerà, però Don Massimo. 

La scelta di farlo leggere a Raoul Bova, per Don Epicoco non è stata casuale. Numerosi radioascoltatori hanno commentato la riflessione di Bova / Epicoco.  

“Roba fuori dal mondo”

«La gente pensa che fare il prete sia un mestiere - si legge nel testo di Epicoco -. Uno che magari si sveglia la mattina ed è convinto di poter mettere su una bancarella per vendere parole, benedizioni, e santini. La gente pensa che fare il prete sia una roba fuori dal mondo. Uno che magari fa fatica a stare dentro le cose e per questo si rifugia in una qualche sagrestia. Lo sanno tutti che certe volte con la scusa di amare Dio alla fine si rischia di non amare nessuno». 

Perdere la testa per amore

«Ma è vero anche - aggiunge Don Epicoco - che certe volte tu ti accorgi che Dio lo hai incontrato perché non puoi fare a meno di amare tutti. E amare non è un mestiere, è sentirsi responsabili. Fare il prete non è un mestiere. È la stessa cosa che capita a chi perde la testa per amore: non c’è più il calcolo ma solo l’ostinato desiderio di non perderti il bandolo della matassa che pensi di aver incontrato in qualcuno o in qualcosa». 

La tonaca “magica”

Raoul Bova scandisce i passaggi più “scandalosi” della lettera del sacerdote molto seguito sui social network. «Uno pensa che basta mettersi una tonaca e la magia è fatta. Ma la tonaca non funziona se sotto non c’è un uomo, uno che sa che è il più miserabile di tutti,  eppure è stato scelto, eppure è stato amato. E quanto è difficile accettare il peso di quella tonaca che oggi appare più inzozzata dal tradimento di chi avrebbe dovuto amare e invece se n’è solo servito». 

Raoul Bova

“Servi senza un utile”

Ma poco importa, riflette Don Epicoco nella lettera, «se bisogna caricarsi anche sulle spalle l’infamia degli altri. Non si diventa preti per essere benvisti. Si diventa preti per diventare servi inutili proprio come diceva Gesù. Servi inutili a tempo pieno! Servi senza un utile. Servi gratuiti. L’amore salva solo se è gratuito. È questo lo scopo di ogni vero amore: amare senza contraccambio. Amare a fondo perduto. Amare e basta. Come fa una madre, un padre, un vero amico, o chiunque fa le cose con amore». 

L’invisibile “visibile”

Chi ti ama, afferma Don Epicoco, «non ti dice che non soffrirai mai, che non sbaglierai mai, che non avrai mai paura delle cose che ti succederanno, ma ti dice che tu puoi vivere tutto, accettare tutto, affrontare tutto. E te lo dice perché è con te. La sua presenza è la cosa più convincente, non le sue parole, i suoi ragionamenti, le sue raccomandazioni. Si diventa preti per essere una presenza. Si diventa preti per rendere l’invisibile visibile. Come accade sull’altare»

Un modo inutile di amare

Come accade, conclude il sacerdote nella missiva letta in radio da Raoul Bova, «quando si ascolta, senza pretese, senza giudicare». E ancora, «come quando si stringe una mano per infondere forza. Come quando si tiene in braccio un bambino che piange, o come si accarezza la fronte di uno che muore. Fare il prete non è un mestiere, è un modo inutile di amare. Inutile come ogni amore. Inutile come l’aria».

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