Me lo sono domandata, leggendo questo saggio: come si vive nella città irreale?
Male, a quanto pare, ma non tutti e non sempre ce ne rendiamo conto.
Confesso di avere faticato ad ingranare nella lettura di questo libro, Sex and the unreal city, La demolizione del pensiero occidentale, edito da Il timone, scritto da Anthony M. Esolen e tradotto da Roberto Manfredini.
Dell'autore so quello che leggo di lui e quello che si assapora, masticando di buona lena, con l'atteggiamento degli erbivori ruminanti, nutrendosi delle pagine del libro che fa il verso nel titolo alla famosa serie HBO.
Una casa fondata sulla sabbia
C'è una strada diversa per dire che la realtà va difesa che non sfiancare continuamente citazioni ridotte all'osso dell'invece massiccio, carnoso genio di Chesterton. Foglie verdi in estate e spade sguainate per sommare due volte il due non fanno più così bene il loro servizio se non capiamo che ciò che è sistematicamente ed estesamente messo a repentaglio è la capacità di giudizio della razionalità naturale, ostaggio di una cultura che invece che farci studiare la realtà ci fa studiare la cultura, o come dovremmo fingere di credere che sia la realtà.
Oltre le citazioni, dunque, c'è anche questa via, perseguita dal libro: mostrare come l'irrealtà si sia fatta strada nella civiltà occidentale, fingendo di abitare un luogo che non esiste se non nello spirito. E lo spirito e le anime degli uomini e delle donne immersi in questa civiltà sono stanchi, fiaccati, sfiniti. Perché l'irrealtà stanca, fiacca e sfinisce. Senza verità la nostra stessa volontà e l'energia della nostra libertà si debilitano.
Non c'è bisogno del metaverso e di mondi digitali da abitare; ci siamo già in un universo parallelo e ingannevole, capace di farci credere tutto possibile, senza limiti di luogo, tempo, sesso.
Sì, il sesso sembra di fatto la roccia che si è voluta rimuovere perché la città abitata diventasse tutta di sabbia, anche nelle sue fondamenta.
L'attacco al Creatore passa esattamente da lì, dal ridurre a opzione che diventa oggetto di volontà e desideri, ciò che è un dato sul quale non abbiamo potere. Non abbiamo potere di decidere se nascere maschi o femmine, ma di vivere appieno o meno la nostra mascolinità e femminilità sì.
La minaccia al reale del gender
La questione della fluidità sessuale è simile alla questione ambientale, in qualche modo: non siamo artefici, responsabili assoluti - in specie nel male! - della qualità dell'aria e della terra che abitiamo ma solo custodi. E per questa materia non vige l'uso capione. Non è nostra e basta. Idem per il nostro essere umani al modo che ci siamo trovati addosso: maschio o femmine, uomini o donne. Simili e inseparabili e costellati di miriadi di differenze.
Questo testo è impegnativo perché non solo ci manca, almeno a me, una certa familiarità con la cultura nord-americana e anglosassone in genere entro la quale l'autore si muove, fa critica, offre esempi; ma anche e di più, credo, perché ci manca proprio quello che denuncia. La familiarità con la sfacciata preminenza del reale, del dato, del positivo, del creato e della sua ampiezza e universalità.
O meglio sentiamo che l'irrealtà, il modo in cui ci è chiesto di pensare le cose, gli individui e le loro volontà, la religione persino, preme alle porte delle mura, fragili di una civiltà che si basava su altro, anzi Altro.
Individualismo sfrenato e irrazionalità
C'è uno dei tanti passaggi che mostra proprio questo avvicendarsi di sistemi di pensiero, l'uno appoggiato al reale e al trascendente, l'altro, che dentro quello pure si è formato, che tende a distruggere la normalità alla quale vorrebbe assimilare tutte le voglie che si accampano sugli schermi delle menti e sui tavoli dei potere. Se tutto è speciale, niente è speciale, se ogni stranezza è normale non esiste più la normalità, se le eccezioni sono elevate al rango di casi semplicemente diffusi di una stessa norma, la norma salta.
In questo clima si accusa di fondamentalismo chi semplicemente si rifarebbe a ciò che fonda qualsiasi pensiero sano, qualsiasi costrutto che non tenda a deviare in psicosi e in tirannia, a seconda della dimensione nella quale si esprima.
Gli esempi più eclatanti Esolen li prende dalla realtà canadese, campionessa di controllo e censura, più simile alla Cine che non all'Occidente nel quale si trova.
Ragione e verità
Non c'è spazio di manovra di fronte a questo modo di pensare, muoversi e giudicare; succede così inevitabilmente dove non esiste una verità oggettiva fuori di sé e riconoscibile da sé, quando il male e il bene non sono riferibili a un Bene e alla sua negazione.
Una città fondata su dei forse, dei dipende, del "è come a te sembra meglio" è per forza destinata a franare e nel frattempo a reggersi sulla prepotenza di chi urla più forte come le cose ci debbano sembrare.
Un libro non da leggere ma da studiare, piano piano, da riprendere, da sottolineare e interrogare, da riempire di orecchie e appunti. Il mio è pieno di sottolineature doppie e di punti di domanda.
Ottimo segno.